3 ottobre 2025
Aggiornato 10:30

Consiglio di Stato dichiara illegittima caccia in deroga

Lav: sentenza memorabile, ora le regioni paghino per i danni procurati agli animali e alla collettività

Il 23 febbraio scorso è stata depositata la sentenza n.1054 del Consiglio di Stato, che chiarisce definitivamente l’illegittimità della caccia in deroga, praticata in Italia in maniera indiscriminata. Il nostro Paese, quindi, è richiamato alla tutela degli uccelli migratori, in osservanza della direttiva comunitaria 79/409.

Una sentenza memorabile, che mette fine alla ingordigia dei cacciatori e di quelle Regioni che continuano a usare gli uccelli migratori come moneta di scambio elettorale, e che sancisce inoltre, seppur indirettamente, che milioni di uccelli migratori sono stati uccisi in Italia, dal 2002, in virtù di una normativa illegittima.

«Ora è necessario chiarire chi pagherà per i danni subiti dai cittadini italiani ed europei per le vittime ingiustamente massacrate dalle doppiette italiane dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV settore caccia e fauna selvaticaChiediamo al Governo, nella persona del Presidente del Consiglio dei Ministri, una decisa presa di posizione, che faccia pagare alle Regioni italiane che hanno ingiustamente decretato la morte di milioni di uccelli, che nel nostro Paese costituiscono un patrimonio indisponibile dello Stato, i danni patiti dalla collettività».

La possibilità di ricorrere alla caccia in deroga fu inserita nell’ordinamento nazionale sulla tutela degli animali selvatici con l’approvazione della legge n. 221 del 2002, che consente, in condizioni rigidamente controllate e per periodi limitati, di sparare ad uccelli migratori che in tutta Europa godono di un particolare regime di tutela, che impedisce di inserirli tra le specie cacciabili.

Approfittando di questa inaspettata possibilità le Regioni italiane, Lombardia e Veneto in testa, hanno emanato di anno in anno disposizioni che permettevano ai cacciatori nuovi massacri di uccelli migratori, giustificandoli come tradizioni locali o come prevenzione di danni all'agricoltura.

Nel 2003 le associazioni LAC, WWF e LAV, assistite dagli avvocati Linzola e Ramadori, impugnarono avanti il TAR di Milano la delibera lombarda sulla caccia in deroga. Il Tribunale Amministrativo, riconoscendo le ragioni delle associazioni, dispose l'annullamento dell'atto regionale.

Ma la Regione Lombardia, mal tollerando il pronunciamento del TAR, decise di ricorrere al giudizio in appello presso il Consiglio di Stato il quale, a sua volta, ha ribadito quanto disposto dal TAR, ovvero che la legge nazionale sulla caccia in deroga non recepisce correttamente le disposizioni dettate dalla direttiva comunitaria. Per questo motivo la norma nazionale deve essere disapplicata e le specie oggetto di caccia in deroga, tornano ad essere integralmente protette.

«Non possiamo più tollerare che gli animali selvatici vengano utilizzati dal politico di turno come fossero di sua personale proprietàconclude Vitturideve essere riaffermato con forza il rispetto per milioni di piccoli uccelli migratori che in molti casi pesano meno della metà della cartuccia utilizzata dai cacciatori per ucciderli».