3 ottobre 2025
Aggiornato 02:00
Che la Rai sia libera dalle pressioni dei partiti politici

Più Rai, meno politica

Presentate proposta di legge del Pd per riforma della televisione pubblica

Che la Rai sia libera dalle pressioni dei partiti politici. È questo lo scopo che si prefigge la proposta di legge per la riforma della televisione pubblica presentata oggi dal Partito Democratico. Una vera e propria sfida alla maggioranza, un progetto necessario da realizzarsi in tempi brevi.

La nuova Rai, quella designata dal testo PD, sarebbe governata da un amministratore delegato con poteri più forti e scelto in una lista di candidati predisposta dall’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con un consiglio di amministrazione di cinque membri, compreso il presidente, nominati dalla Commissione di Vigilanza e in carica per sei anni, tutti revocabili.
L«intenzione e' quella di sondare se c'e' l'apertura: noi offriamo responsabilmente alla maggioranza un testo che ha anche molte convergenze con quello presentato al senato dal capogruppo Pdl in Vigilanza Alessio Butti e che viene incontro anche alle parole di componenti del governo, come il sottosegretario Paolo Romani», ha detto il Ministro ombra delle comunicazioni Giovanna Melandri in una conferenza stampa.

Anche Fabrizio Morri, capogruppo Pd in Vigilanza fa sapere: «verificheremo nei prossimi giorni, nelle prossime ore, sul piano politico se c'e' una convergenza. E' una strada che deve essere percorsa piuttosto che andare alla nomina di un nuovo consiglio che magari a breve si vedrebbe inficiato dal pronunciamento della Corte Costituzionale».

Basta con le nomine di partito, e per arrivare a questo risultato il ministro ombra Melandri fa sapere che il Pd è pronto a fare » responsabilmente un passo indietro rispetto alla proposta Gentiloni della scorsa legislatura» quella che proponeva di affidare la Rai alla gestione di una fondazione.

Il nuovo testo «elimina l'effetto delle maggioranze sul Cda« quindi un consiglio «più snello di 5 consiglieri più l'amministratore delegato, il quale assume poteri esecutivi pieni, un meccanismo di nomina dei consiglieri di iniziativa parlamentare ma selezionati dalla società civile, un meccanismo innovativo per la
nomina dell'Ad attraverso una avviso pubblico dell'Agcom che indichi un profilo manageriale e l'elezione da parte del Cda con la maggioranza dei due terzi, un presidente eletto dalla commissione di Vigilanza con la maggioranza dei due terzi»

Nel frattempo anche la Commissione Europea dice di no alla legge Gasparri, come sottolineato dal senatore PD e componente della commissione di Vigilanza Rai, Vincenzo Vita: «Come previsto, anche secondo la Commissione europea, la legge Gasparri va stracciata per evidente violazione, sulla destinazione delle frequenze televisive, delle norme comunitarie». «La Ue - continua Vita - contesta, infatti, al governo Berlusconi di avere chiuso in un fortino inespugnabile la concentrazione di Mediaset, mentre la tecnica digitale avrebbe permesso di aprire il mercato. Di fronte alla scelta della Commissione non si può rimanere inerti. Provveda il governo a sanare la clamorosa infrazione. Altrimenti sarà doveroso intervenire in sede parlamentare«