Contro tutti, approvato decreto per Eluana
Napolitano non firma, Berlusconi minaccia di cambiare la Costituzione. Veltroni: «C'è sentenza, politica faccia passo indietro»
Dopo i dubbi espressi dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano e dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini sul ricorso ad una procedura frettolosa, come quella del decreto d'urgenza, è scontro aperto tra le forze politiche sulla sospensione dell'alimentazione a Eluana Englaro.
La volontà del governo di legiferare sul testamento biologico – e non solo - a colpi di decreti questa volta ha trovato la valida opposizione del Presidente della Repubblica che oltre ad auspicare che un caso così sensibile e delicato trovi la sua giusta collocazione istituzionale nel dibattito parlamentare, ha evidenziato come esista un chiaro conflitto tra poteri: il decreto del governo si sconterebbe contro la sentenza in ultima istanza della Cassazione. Potere esecutivo contro potere giudiziario.
Scioccato, il padre di Eluana, Beppino Englaro ha denunciato la decisione del governo: «Contro mia figlia violenza inaudita». I suoi legali hanno definito l'ipotesi di un decreto «una scelta costituzionalmente abnorme». Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi dopo aver definito «paradossale che Eluana dovesse essere l'unica persona a morire sulla base di una volontà presunta», ha difeso il provvedimento dell'esecutivo che recita testualmente «l'alimentazione e l'idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in alcun caso essere rifiutate dai soggetti interessati o sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi».
Ma dopo le proteste dei quasi tutto il mondo politico e delle alte cariche dello Stato, il provvedimento potrebbe restare solo una bozza che non vedrà luce.
Per il segretario del PD, Walter Veltroni «è inaccettabile» un ricorso al decreto nella vicenda di Eluana Englaro. «La politica – ha dichiarato - si sta infilando troppo in questa vicenda che non può che essere affidata alla responsabilità e all'amore dei genitori di Eluana». «Un intervento così pesante come un decreto sarebbe per me inaccettabile - ha concluso Veltroni - e penso che il parlamento dovrà fare una legge sul testamento biologico e spero che ci siano le condizioni per una legge umana e giusta. Questa non è materia per fare colpi di scena propagandistici».
«Sono regimi democratici quelli in cui i poteri sanno amministrare la propria forza e conoscono il senso del limite. Non così sarebbe se il governo emanasse un decreto per frantumare la forza di tre sentenze, emanate da diversi gradi di giudizio. E questo per tacere di ogni altro rilievo di natura costituzionale e di merito». Lo ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.
«Un intervento così pesante della politica – ha continuato Anna Finocchiaro - sarebbe davvero grave. Compito della politica è fare un passo indietro rispetto alla vicenda piena di dolore di Eluana Englaro. Compito del Parlamento è quello di fare una legge sul testamento biologico al più presto».
Con una nota congiunta i parlamentari democratici Binetti, Bobba, Calgaro, Carra e Mosella hanno dichiarato: «Sono sempre più sconcertanti le notizie che appaiono su alcuni giornali e che contengono delle voci fuori dal coro, che colpiscono per l’onestà degli accenti, per la chiarezza delle affermazioni e per la ferma determinazione con cui si schierano dalla parte di Eluana. Inizia a trapelare in controluce come intorno ad Eluana ci sia una vera e propria regia che ha forzato i fatti, enfatizzandone una determinata interpretazione in senso eutanasico, anche sulla scia di una rete di sentenze che si confermano a vicenda nonostante le palesi contraddizioni che le animano. Chiediamo al Governo di controllare esattamente le affermazioni che destano seri dubbi sulla effettiva volontà di Eluana, e che, se confermati, renderebbero inapplicabile la sentenza della magistratura. Ci schieriamo dalla parte di Eluana e di tutti coloro che sono nelle sue condizioni, ricordando che è responsabilità dello Stato garantire la vita di tutti, soprattutto dei più deboli e dei più fragili. Chiediamo al più presto una legge adeguata ad evitare che nel nostro Paese si insinui nei principi e nei fatti la prassi dell’eutanasia, a qualsiasi titolo la si possa pretendere, fosse anche quella della pietà, vera o presunta! Quando c’è di mezzo la vita – in particolare di una persona debole e indifesa – non si può negare la possibilità di concedere altro tempo!»
«In queste ore sembra esservi una gara a presentare alla Presidenza della Repubblica le richieste più infondate». Lo ha dichiarato il senatore del PD Stefano Ceccanti che ha spiegato: «Da una parte Antonio Di Pietro, in un crescendo polemico del tutto smisurato, chiede al Presidente di intervenire in via preventiva su decisioni che il Parlamento deve ancora assumere e che per di più sono in uno stadio ancora iniziale, ben oltre i limiti che la Costituzione prevede per i poteri presidenziali di esortazione e di rinvio delle leggi. Dall'altra – ha continuato il senatore del Pd - alcuni settori della maggioranza e del Governo, nonostante i ripetuti inviti della Presidenza della Repubblica nei confronti del Parlamento a intervenire sul testamento biologico perché con legge ci si faccia carico di un equilibrio ragionevole tra diritti e punti di vista, tendono subdolamente a far intendere che solo per responsabilità presidenziale non sarebbe emanato un decreto legge sul caso Englaro. Decreto che il Governo non credo oserà davvero proporre perché è perfettamente a conoscenza della sua manifesta incostituzionalità. Esso infatti, oltre a entrare a gamba tesa in una materia che, anche per merito delle sollecitazioni del Presidente, è già incardinata in uno stadio avanzato all'esame del Senato, non potrebbe essere emanato per due motivi: non è mai possibile contro una sentenza definitiva e in questo caso contro una modalità di esecuzione che sembra al di fuori delle strutture del servizio sanitario nazionale. L'eventuale decreto dovrebbe addirittura essere scritto nel senso di dire che neanche in un ambito privato si dovrebbe dare esecuzione ad una sentenza. Un assurdo logico prima che costituzionale. Sarebbe quindi bene – ha concluso Ceccanti - che questa gara finisse e che ognuno tornasse al senso della misura».
E' iniziata a Udine, nella clinica «la Quiete» il protocollo di interruzione graduale dell'alimentazione e dell'idratazione per Eluana Englaro.
Ne frattempo, nonostante le perplessità diffuse, non solo fra gli schieramenti ma anche nell'opinione pubblica; nonostante i dubbi sulla legittimità di una così massiccia intromissione della politica e delle istituzioni nella vita dei singoli cittadini; nonostante il diniego del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di apporre la sua firma al decreto legge, motivato con una lunga lettera, nonostante tutto, è stato varato il decreto legge che impedirà di dare esecuzione alla sentenza della Cassazione.
Una decisione presa sulla pelle dei familiari di Eluana, sconfinando in un territorio che dovrebbe essere precluso al mondo politico. Ma non è tutto, anche le modalità di approvazione dell'atto sono state contrassegnate da un insolita prassi istituzionale. Il presidente del Consiglio Silvio berlusconi ha minacciato più volte il Quirinale, dicendo: «Se il presidente della Repubblica non firmasse il decreto, noi inviteremmo immediatamente il Parlamento a riunirsi ad horas ed approvare in pochissimo tempo, due o tre giorni, una legge che anticipasse quella legge che è già nell'iter legislativo, e cioè quella che contiene questa norma». Poco dopo ha aggiunto: «Se non ci fosse la possibilità di ricorrere ai decreti tornerei dal popolo a chiedere il cambiamento della Costituzione e del governo».
Neanche i suoi collaboratori sono stati risparmiati. E' il caso del ministro del Ministro Prestigiacomo che, avendo espresso perplessità sull'opportunità del decreto, è stata ripresa con la frase. «Accoglierei le dimissioni di chi non vuole il decreto». Da ricordare, inoltre, le affermazioni del presidente della Corte Costituzionale, Valerio Onida, che ha definito questo provvedimento «inopportuno».
Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico, ha commentato: «bisogna ascoltare la voce del padre» di Eluana Englaro che «ha chiesto che smetta questo enorme teatro attorno alla vicenda». Veltroni ricorda poi che «ci sono sentenze, la politica faccia un passo indietro».
A.Draa