18 aprile 2024
Aggiornato 09:30

Mafia, 41bis più duro

Alfano: «Strategia governo segna nuovo passo avanti»

«Le nuove restrizioni del carcere duro del 41bis rappresentano un altro elemento nella strategia del Governo di contrasto a tutte le mafie.» Lo afferma, in una nota, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
«Con l’approvazione da parte dell’Aula del Senato, quasi all’unanimità, delle misure che inaspriscono il regime speciale di detenzione per i mafiosi, inserite del ddl sulla Sicurezza, il Parlamento ha, infatti, dato oggi una formidabile prova di compattezza in materia di lotta alla mafia.

Dopo il varo delle norme che hanno agevolato il sequestro e la successiva confisca dei beni anche al mafioso deceduto – prosegue il guardasigilli – un altro importantissimo passo è stato compiuto nell’opera di disintegrazione dell’apparato mafioso, pericoloso e perverso paradigma di un vero e proprio anti-sistema.»

«E’ motivo di grande soddisfazione constatare che la bontà e l’efficacia delle azioni di contrasto alla mafia, portate avanti da questo Governo, siano state condivise e avvertite anche dai banchi dell’opposizione. La quasi unanimità del voto d’Aula sull’inasprimento del 41bis – sottolinea Alfano – è l’emblema di una società che cambia e di una politica responsabile che diventa garante di questo cambiamento, nel nome della legalità di cui lo Stato si fregia nella lotta alla criminalità organizzata.»

«Questo è il migliore omaggio alla memoria di quanti hanno portato alle estreme conseguenze l’impegno su questo fronte ed è anche uno straordinario successo poiché consegna uno strumento potenziato, sotto il profilo restrittivo e sanzionatorio, che reciderà drasticamente ogni contatto del condannato con l’esterno, relegandolo a una condizione di isolamento in cui sconterà la sua pena.»

«La omogeneità di giudizio per i ricorsi, le ulteriori restrizioni nei colloqui con i familiari e con gli avvocati difensori, le maggiori limitazioni del tempo consentito da trascorrere all’aperto, evitando le formazioni di gruppi, e le aggravanti per chiunque aiuti il condannato al 41 bis a comunicare, in qualsiasi modo, con l’esterno, introducono – conclude il ministro – un sistema di controllo capillare, mirato a tutelare la società dal ripristino di pericolosi meccanismi criminali, rafforzando così la fiducia dei cittadini nello Stato.»