Scuole modenesi in «bolletta»: lo Stato deve 18 milioni
MODENA - Per ogni euro che hanno oggi in cassa, le scuole modenesi devono averne sei dallo Stato. Ammontano a oltre 18 milioni di euro, infatti, i residui attivi complessivi degli istituti scolastici della nostra provincia, a fronte di una disponibilità di cassa che arriva a malapena a tre milioni.
La stima è del sindacato Cisl Scuola di Modena che, in attesa dell'incontro istituzionale convocato dall'Ufficio scolastico provinciale, ha contattato una trentina di dirigenti scolastici di ogni ordine e grado per conoscere l'effettiva consistenza delle difficoltà finanziarie denunciate nei giorni scorsi. «Poiché sono complessivamente 94 gli istituti scolastici modenesi, pensiamo che il campione sia sufficientemente rappresentativo - afferma il segretario provinciale della Cisl Scuola Luigi Belluzzi - Il quadro che ne esce è a metà tra il grottesco e il drammatico. Abbiamo calcolato che ogni scuola stia aspettando dallo Stato circa 214 mila euro e ne abbia in cassa meno di 37 mila. Attenzione, però: questa è una media. Analizzando la situazione scuola per scuola, infatti, saltano fuori casi al limite dell'incredibile. Il caso più eclatante è un istituto superiore di Sassuolo, che ha in cassa appena 346,06 euro. Non stanno meglio - prosegue Belluzzi - una scuola media sempre di Sassuolo (1.717,42 euro) e un comprensivo di Carpi (2.946,55 in cassa).
Sul versante opposto ci sono un istituto superiore di Mirandola, che vanta un residuo attivo complessivo di 512.605,54 euro, e due comprensivi della provincia, rispettivamente con 360.015,62 e 328.638,99 euro di residui attivi. Sono soldi - spiega il sindacalista Cisl - che le nostre scuole aspettano da anni (alcuni crediti risalgono addirittura al 2004) e che servono per pagare gli stipendi dei supplenti, i docenti di ruolo che effettuano le sostituzioni, i fornitori di materiali e servizi. Oggi mancano i fondi per garantire il normale funzionamento didattico e amministrativo, perfino per versare le ritenute erariali».
Il segretario della Cisl Scuola ricorda che il sistema modenese ha costruito un'invidiabile offerta formativa che vanta l'85 per cento delle classi a tempo pieno e la diffusione delle scuole dell'infanzia statali in quasi tutti i Comuni della provincia. «Un sistema - aggiunge Belluzzi - che ha saputo razionalmente dimensionarsi sia nella scuola primaria e di primo grado che nella secondaria attraverso gli Iis (Istituti di istruzione secondaria), che si è innovato puntando sulla qualità dell'offerta e che può essere considerato un buon modello di federalismo scolastico. Per questo soffre quotidianamente la restrizione di risorse e subisce penalizzazioni, soprattutto se si considera che le scuole, non avendo la certezza delle risorse, si trovano nell'impossibilità di sostituire il personale assente. Il tutto rischia ovviamente di andare a scapito della qualità del servizio reso agli studenti e alle loro famiglie. La scuola non è di destra né di sinistra, ma appartiene a tutti; per questo rivolgo un appello bipartisan ai parlamentari modenesi di maggioranza e opposizione affinché i dirigenti scolastici siano messi nella condizione di svolgere bene il proprio lavoro, reso ancor più difficile - conclude il segretario della Cisl Scuola - dal fatto che ci troviamo alla vigilia della cosiddetta «riforma Gelmini», che sta suscitando non poche preoccupazioni alle famiglie modenesi e italiane».
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