26 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Conclusa la stagione venatoria: «migliorare l'applicazione della legge 157»

Caccia, LIPU: bracconaggio e infrazioni hanno segnato una stagione difficile

«Servono un giro di vite sui reati e un più efficace governo della materia. Grave la situazione delle deroghe, con Veneto e Lombardia maglia nera. Ancora assenti le risposte alle contestazioni dell’Europa»

«Una stagione venatoria difficile, sotto vari profili, che chiama a un impegno improrogabile sulla migliore applicazione della legge». E’ il commento della LIPU-BirdLife Italia alla vigilia della chiusura della stagione venatoria 2008/2009, su cui l’associazione ha prodotto un dossier-riassunto con i principali numeri ed eventi: delle 34 specie cacciabili in Italia, 18 sono in declino mentre 11 sono cacciate oltre il periodo consentito dalla Direttiva europea. La Lombardia autorizza l’abbattimento in deroga «ludica» di specie protette di oltre un milione di uccelli, il Veneto più di 700mila, le Marche 260mila. Ventiduemila trappole per l’uccellagione rimosse dalla LIPU nel cagliaritano. Vicina al deferimento alla Corte di Giustizia europea la procedura d’infrazione 2131/2006 aperta contro l’Italia per numerose violazioni alla direttiva comunitaria, tra cui l’attività venatoria.

«Una prima nota generale – afferma Claudio Celada, Direttore Conservazione Natura LIPU-BirdLife Italia - va fatta sullo stato di applicazione della legge. Se a distanza di 16 anni l’impianto della legge 157 si dimostra ancora molto valido, una necessaria svolta deve registrarsi sulla sua applicazione e sul complessivo governo della materia faunistica e venatoria. Ad oggi, ad esempio – prosegue Celada - è ancora assente un resoconto serio su come la legge quadro nazionale e le leggi regionali di recepimento abbiano funzionato. Il che, oltre a rappresentare una violazione della legge medesima all’articolo 35, impedisce di conoscere quanta pressione venatoria venga esercitata sulla fauna e l’ambiente e quali eventuali azioni correttive vadano attivate».

Ripopolamenti faunistici - «Zone d’ombra - continua Celada - si registrano sul tema dei ripopolamenti faunistici, che provocano non pochi problemi di conservazione come quelli che hanno contribuito alla quasi estinzione della Pernice rossa, o come il caso del Cinghiale, rispetto a cui da un lato si levano le proteste per l’eccessiva presenza della specie e dall’altro continuano incessanti le immissioni con esemplari dell’Est Europa».

Deroghe - «Gravissima poi la situazione delle deroghe, con oltre due milioni di uccelli non cacciabili abbattuti in violazione delle normative comunitarie. In questo senso, la maglia nera va ancora a Veneto e Lombardia che, nonostante le contestazioni europee e persino l’intervento della Corte Costituzionale, hanno continuato ad concedere deroghe. Situazione che ha tuttavia registrato il clamoroso mea culpa del Presidente Formigoni e la recentissima delibera di giunta con cui la Lombardia dichiara definitivamente tramontata la stagione delle deroghe».

Bracconaggio - «Luci ed ombre si notano poi sul fronte del bracconaggio, laddove a fronte di casi di miglioramento quali lo Stretto di Messina e l’arcipelago campano, permangono situazioni preoccupanti in Sardegna e nel bresciano, dove l’uccellagione impazza e sono decine di migliaia le trappole sequestrate».

«Nessuna risposta, se si eccettua il decreto sulla Rete Natura 2000 del novembre 2007, giunge infine alle procedure di infrazione europee, che hanno nelle deroghe un punto centrale ma che riguardano altri aspetti fondamentali della conservazione degli uccelli tra cui la tutela dei periodi di migrazione o dello stato di conservazione, sui cui l’Italia deve urgentemente mettersi in regola».

«In definitiva – conclude Celada - una stagione e più in generale una situazione difficile, che chiede a tutti un impegno maggiore in termini di tutela della natura e migliore governo della materia e chiama, oggi che si parla nuovamente di modificare la 157, a respingere con decisione ogni forma di deregulation. Non occorre alcuno stravolgimento dell’impianto normativo. Occorre invece migliorare alcune regole, rendendole più efficaci e più applicate»