17 maggio 2024
Aggiornato 07:00
Pochi giorni ancora all’inaugurazione della Presidenza di Barack Obama

I «Nove di Little Rock»

Simbolica la loro presenza il 20 gennaio a Washington

Pochi giorni ancora all’inaugurazione della Presidenza di Barack Obama. Giorni interminabili quelli del lame duck, l’anatra zoppa, dove le rigide regole istituzionali prevalgono sulle ragioni della real politik, soprattutto in questo periodo in cui continua l’offensiva israeliana a Gaza e a mobilitarsi è l’intera comunità internazionale. Ma come già detto dallo stesso Obama, l’America non può risolvere le crisi senza il mondo e viceversa. E allora, per ora, che sia il mondo, e soprattutto l’Europa, ad intervenire nella crisi mediorientale. L’America si prepara, tra alti e bassi, critiche e incidenti di percorso, ad entrare in un periodo nuovo e ad incoronare il suo nuovo Presidente di colore. Perché se qualcuno ne avesse dimenticato la portata, un Presidente afroamericano non si era mai visto e nemmeno immaginato, nel paese della schiavitù, della segregazione razziale, dell’assassinio di Malcolm X e Martin Luther King.

Il 20 gennaio si prevede che a Washington arriveranno circa 2 milioni di persone per la cerimonia d investitura. Ma tra tutti, un posto d’onore verrà occupato da 9 persone in particolare, 9 afroamericani noti come i «Little Rock Nine». «Protagonisti di uno dei capitoli più luminosi della storia dei diritti civili in America», come scrive Ennio Caretto sulle pagine del Corsera. Thelma Mothershed, Minnijean Brown, Gloria Ray, Jefferson Thomas, Melba Pattillo, Terrence Roberts, Carlotta Walls, Ernest Green, saranno lì accanto a Obama a vedere il risultato di 50 anni di lotte per i diritti civili. Non ci sarà Elizabeth Eckford, la più traumatizzata dalle violenze subite: «Ci sarà troppa gente, ho ancora paura delle folle». Una lotta iniziata nel loro caso nel 1957, nel liceo centrale di Little Rock in Arcansas. Nel 1954 la corte suprema degli Stati Uniti dichiarava incostituzionale, nel celebre caso Brown v. Board of Education, la segregazione nelle scuole. Ma a Little Rock il liceo era per i bianchi, anche 3 anni dopo. Quando questi nove adolescenti, passati alla storia, si iscrissero al liceo e cercarono di entrare, la Guardia Nazionale dell’Arkansas impedì loro l'accesso e servirono i paracadutisti della 101esima divisione aerotrasportata, inviati direttamente dal Presidente Eisenhower.

Tutti quei nove sono riusciti a conseguire, tra mille difficoltà, molte per noi inimmaginabili, il diploma, e a costruirsi una vita. Già il Presidente Clinton, molto amato dalla comunità afroamericana, li insignì nel 1999 della medaglia d’oro del Congresso. Ma il 20 gennaio sarà diverso. Forse l’America entrerà davvero in un’epoca nuova. «E' un cerchio che si chiude», dicono con gioia, e anche se «c' è ancora molto razzismo in America, Obama è il presidente di tutti gli americani, il colore della sua pelle non ha alcuna importanza». Dopo l’elezione di Obama, le lacrime di Jesse Jackson, un altro colpo simbolico al muro del razzismo e dell’incomprensione in America e un esempio per tutti gli altri paesi del mondo. Italia compresa.

Emilio Vettori