4 ottobre 2024
Aggiornato 04:30
Fiorenti il traffico di fauna esotica e la pesca illegale

La LAV presenta il “Rapporto zoomafia 2008: animali e sicurezza”

Un business da 3 mld di euro all’anno. allarme corse clandestine di cavalli, “cupola del bestiame” e sofisticazioni alimentari

Un giro d’affari stimato dalla LAV in circa 3 miliardi di euro: questa la cifra che emerge dal «Rapporto Zoomafia 2008» realizzato da Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV, che analizza lo sfruttamento illegale di animali ad opera della criminalità organizzata nel 2007.

Anche per il 2007 le corse clandestine di cavalli e le infiltrazioni criminali nel settore dell’ippica si confermano i campi in cui la criminalità organizzata sembra concentrare sempre più il suo interesse: un «settore», quello delle corse, che da solo produce un business stimato in circa 1 miliardo di euro. Nel 2007 sono state bloccate dalle forze di polizia 8 corse illegali, sequestrati 114 cavalli, denunciate 231 persone e 30 arrestate. Inchieste che hanno portato anche al sequestro di un ippodromo, 1 maneggio, 2 stalle e oltre mille confezioni di farmaci e sostanze vietate usate per dopare gli animali coinvolti, drogati e costretti a correre su improvvisati e pericolosi circuiti stradali urbani. Come dimostrato da recenti inchieste, nelle corse clandestine e nelle illegalità legate al mondo dell’ippica in genere, sono coinvolti clan di spessore criminale di primo livello, come i Casalesi, i Labate, i Santapaolo, il clan mafioso del rione Giostra di Messina, i Nuvoletta, il clan Spartà della provincia di Messina, i Parisi, i Capriati e gli Strisciuglio di Bari, i Ferrera di Catania.

Grande preoccupazione desta il fenomeno della cosiddetta «Cupola del bestiame» e dei reati ad essa connessi, che vanno dalle truffe ai danni dell’Erario, dell’UE e dello Stato, al traffico illegale di medicinali, dal furto di animali da allevamento, alla falsificazione di documenti sanitari, fino ali gravissimo reato di diffusione di malattie infettive, attraverso la commercializzazione di carni e derivati, provenienti da animali malati. Un business con un fatturato annuo di almeno 400 milioni di euro, che in alcune regioni gestisce un vero e proprio mercato parallelo di carni e prodotti derivati da animali con la complicità di venditori disonesti e veterinari collusi. Solo nel 2007 sono stati circa 20 i veterinari denunciati e 11 quelli arrestati nel corso di varie inchieste. Parallelo ma contiguo al mercato clandestino di carne, il fenomeno dell’abigeato, il furto di animali da allevamento, che in due anni ha interessato circa 200mila animali. Altro settore di interesse della «Cupola» è quello delle sofisticazioni alimentari. Dalle mozzarelle ottenute con cagliate importate dall’estero alle fiorentine di falsa chinina, dai suini infetti alle pecore alla diossina al latte contaminato, ai falsi prosciutti di Parma, agli animali trattati con anabolizzanti e antibiotici. Alcuni casi emblematici: nel corso di un’altra inchiesta, la Guardia di Finanza ha stroncato un traffico di prosciutti con marchi contraffatti e tonnellate di prodotti agroalimentari «rigenerati» nella scadenza. Le accuse mosse, invece, a un’altra banda di allevatori e veterinari collusi vanno dalla somministrazione a animali di medicinali guasti e di sostanze alimentari nocive o proibite all’adulterazione contraffazione e commercio di sostanze alimentari, esercizio abusivo di professione sanitaria, falso ideologico, truffa aggravata, abuso d’ufficio. Macellavano animali ammalati di brucellosi, ovini e caprini soprattutto, falsificando i documenti di rintracciabilità degli animali: era questa una delle attività dei componenti la cosca Iamonte di Melito Porto Salvo. Tra i beni sequestrati al clan Labate di Reggio Calabria, invece, compaiono salumerie, macellerie, ingrossi di distribuzione di prodotti lattiero caseari. Altri aspetti riguardano gli interessi che la criminalità organizzata manifesta nel ciclo di produzione della mozzarella di bufala, sul quale si impernia un sistema economico di rilevante valore. Si tratta di un fenomeno che vede l’interesse di clan camorristici, tra i quali il più tristemente noto clan dei Casalesi, che tenta il controllo di tutta la filiera, dall’approvvigionamento dei foraggi alla produzione del latte, dall’attività casearia alla distribuzione ed esportazione del prodotto finito, all’imposizione di vendita per punti vendita e ristoranti. Alle malefatte interne si associano quelle d’importazione, come le recenti inchieste sui prodotti alimentari di origine cinese hanno dimostrato.

Assume sempre più i connotati dell’attività criminale organizzata il fenomeno del bracconaggio, che coinvolge non solo i bracconieri ma anche trafficanti di armi modificate, coloro che affittano postazioni di caccia e coloro che commerciano gli animali, sia animali vivi (nei mercati abusivi di fauna selvatica, come quello di Ballarò a Palermo e di Via Brecce a Sant’Erasmo di Napoli, dove ogni settimana sono venduti centinaia di uccelli per un introito per mercato di circa 250.000 euro l’anno) che morti (la vendita di animali imbalsamati e il traffico di fauna per l’alimentazione umana, muovono un giro d’affari di circa 5 milioni di euro).

Molto fiorente il traffico illecito di fauna esotica protetta, che interessa circa un terzo di quello legale, con un business quantificabile in circa 500 milioni di euro l’anno: avorio, pappagalli, tartarughe, ma anche caviale e farmaci cinesi contenti sostanze derivanti da animali protetti. Scimmie, gazzelle e altri animali morti, talvolta già in avanzato stato di decomposizione. Questo è quel che è saltato fuori da bagagli intercettati dalla Guardia di Finanza alla dogana dell’aeroporto di Fiumicino appartenenti a immigrati provenienti soprattutto da paesi come Nigeria, Cina, Pakistan, Eritrea ed Etiopia. Nuove minacce alle specie rare provenienti dai traffici illeciti via Internet che hanno conosciuto una rapida crescita negli ultimi anni. Onde evitare controlli, i trafficanti spediscono gli animali a casa direttamente per posta. Coralli variopinti, belli e soprattutto costosi: un corallo con un diametro di dieci centimetri si vende a 3-400 euro. In un sola operazione la Forestale ha sequestrato a Linate più di 100 chili di corallo proveniente dalla Germania e diretto nel Napoletano. E’ questo l’ultimo grido in fatto di commercio illegale, oltre ai rettili, fra le circa 30.000 specie tutelate dalla Cites. Nel periodo tra dicembre 2007 e gennaio 2008 il Corpo forestale ha sequestrato due tonnellate e 600 kg tra coralli vivi e rocce vive, cioè concrezioni rocciose, calcaree, dove si attaccano i coralli di cui è vietata l’importazione. In una sola operazione il Corpo forestale ha sequestrato due caimani, 21 varani, 40 scorpioni giganti, due boa, un pitone albino, una ventina di tartarughe e una dozzina di ragni velenosi, parte del bottino di una banda di trafficanti di rettili colta con le mani nel sacco. Invece, oltre 400 borse e portafogli in pitone e coccodrillo, 10 pelli di pitone e 34 statuette di avorio di elefante provenienti da Senegal e Costa d’Avorio, sono stati sequestrati nel porto di Genova dalla Dogana e dalla Guardia di Finanza. Il sequestro di oltre 800 cerotti contenenti ingredienti a base di leopardo e di musco (un piccolo cerbiatto che vive nelle zone montane del Nepal e del Pakistan), impiegati nella medicina tradizionale cinese, è il risultato di un’altra operazione del Corpo forestale. Oltre 160 chili di caviale sequestrato in tutta Italia per un valore di 1 milione di euro; 65 persone denunciate e 350 esercizi commerciali controllati. E’ questo il bilancio della «Operazione Beluga» condotta dal Servizio Cites. Ma ci sono anche situazioni «particolari»: nella vasca c’era un caimano dagli occhiali, lungo più di un metro e considerato tra le specie più pericolose. Sul balcone, invece, c’erano un gheppio e altri uccelli protetti: quattro cardellini, verdoni, verzellini e un fringuello. Il tutto in un’abitazione nel cuore del centro storico di Napoli, la scoperta a seguito di un’operazione del Corpo forestale dello Stato e dalle guardie volontarie della Lipu.

Cresce il traffico di cani importati dai Paesi dell’Est: circa 500 mila cuccioli importati illegalmente ogni anno in Italia. Stabile ma sempre allarmante il business legato alla gestione di canili «lager» (strutture spesso sovraffollate e inadeguate sotto l’aspetto igienico sanitario e strutturale) e il business sui randagi che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti stimati intorno ai 500 milioni di euro l’anno, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili.

Rispetto ad alcuni anni fa il fenomeno della cinomachia sembra ridimensionato, almeno per quanto riguarda le denunce presentate e le operazioni di polizia effettuate, dato che troverebbe conferma anche dalla diminuzione delle segnalazioni giunte alla LAV: meno di 15 (e di scarso rilievo investigativo) quelle ricevute nel 2007. Di contro, si sono registrate segnalazioni in zone nuove, nelle quali non si aveva notizia di simili casi. Non mancano, però, aspetti peculiari: un boss che combatte con un pit bull per dimostrare il suo valore.

Il mare, saccheggiato dalle organizzazioni criminali, muove un giro di affari annuo di circa 300 milioni di euro attraverso il traffico di datteri di mare, o di ricci, destinato al mercato clandestino di ristoratori compiacenti, all’uso delle «spadare» (reti lunghe anche 20 chilometri, al bando dal 2002, che fanno strage di pescespada e di specie protette come delfini, tartarughe, capodogli, usate ancora a centinaia): nel 2007 sono state sequestrate più di 800 chilometri di reti spadare (pari alla distanza tra Milano e Napoli). Senza sosta la «guerra» che si combatte nella laguna veneta tra «caparozzolanti» (pescatori di vongole) e forze dell’ordine, si tratta di un giro d’affari che frutta a una sola barca circa 500 euro a notte.

«Nel corso degli anni gli scenari e i traffici criminali a danno degli animali si sono trasformati, ma resta alta la pericolosità sociale dei fenomeno zoomafioso - sostiene il dottor Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV e autore del Rapporto - Del resto, la criminalità organizzata è un fenomeno totalitario e come tale tenta di monopolizzare e controllare qualsiasi condotta umana attraverso il controllo del territorio, dei traffici legati all’ambiente e agli animali, arrivando persino a imporre gusti e scelte dei cittadini e a mettere in pericolo la loro salute con il controllo della produzione e della vendita di sostanze alimentari di origine animale adulterate. Tutto ciò rappresenta un serio problema di legalità che contribuisce ad alimentare nei cittadini il «sentimento di insicurezza», già fortemente presente per altre cause. La cosa appare ancora più evidente se si analizzano quelle condotte zoomafiose che vengono percepite come un pericolo diretto per le persone, quali l’uso di cani per commettere rapine, il problema della pericolosità dei cani da combattimento, il rischio per la sicurezza stradale dovuto alle corse clandestine di cavalli o la manipolazione degli animali destinati al consumo umano. Per questo – conclude Troiano - sono necessari l’attenzione, il contrasto e l’intensificazione delle attività investigative di tutti gli
organi di polizia