12 ottobre 2025
Aggiornato 11:00
Ci sono voluti quattordici lunghi anni, ma alla fine la sentenza è arrivata

Ruanda, tre ergastoli per il genocidio del 1994

Bagosora tra i responsabili del massacro

Ci sono voluti quattordici lunghi anni, ma alla fine la sentenza è arrivata. Il Tribunale penale internazionale per il Ruanda ha condannato all'ergastolo la «mente» del genocidio del 1994, in cui vennero uccisi almeno 800.000 Tutsi e Hutu moderati in circa 100 giorni: il colonnello Theoneste Bagosora.

Bagosora è stato processato al fianco del responsabile delle operazioni militari dello Stato maggiore dell'esercito, il generale Gratien Kabiligi, del comandante delle operazioni nel settore militare di Gisenyi, nel nord-ovest del Ruanda, il colonnello Anatole Nsengiyumva, e del maggiore Aloys Ntabakuze che comandava un battaglione paramilitare nella zona dell'aeroporto di Kigali. Accusati di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra, i quattro imputati si erano sempre dichiarati innocenti. Non è così per la Corte che ha condannato tre dei quattro imputati (Bagosora, Ntabakuze, Nsengiyumva ) al carcere a vita, e ha invece assolto il generale Gratien Kabiligi, ex capo delle operazioni militari.

L'accusa ha infatti sostenuto che il colonnello annunciò nel 1993, dopo aver messo fine ai negoziati con i ribelli tutsi del Fronte patriottico ruandese (oggi al potere a Kigali), che sarebbe tornato nel suo paese per «preparare l'apocalisse». Bagosora ha negato di aver mai pronunciato queste parole. Inoltre, l'accusa sostiene che il colonnello esercitò «de facto» il potere a Kigali dopo l'attentato del 6 aprile 1994 contro l'aereo del presidente ruandese Juvénal Habyarimana, che innescò il genocidio. Il procuratore capo della corte di Arusha, Hassan Bubacar Jallow, aveva accusato il colonnello di aver rifiutato di affidare all'allora primo ministro, Agathe Uwilingiyimana (poi assassinata da elementi dell'esercito ruandese il 7 aprile 1994), la gestione della crisi seguita all'assassinio del Presidente.

Per il procuratore, Bagosora è anche «responsabile» dell'uccisione di 10 caschi blu belgi, avvenuto sempre il 7 aprile 1994, allo scopo di indurre le forze delle Nazioni Unite a ritirarsi dal Paese. Rivolgendosi ai giudici nel corso dell'ultima udienza, il 1 giugno 2007, Bagosora si è definito una vittima della propaganda dell'attuale regime ruandese. «Non ho ucciso nessuno, nè dato alcun ordine di uccidere nessuno - ha detto - soltanto voi potete riabilitarmi».

Il colonnello venne arrestato in Camerun il 9 marzo 1996 e trasferito al centro di detenzione della Corte nel gennaio 1997. Il processo ha avuto inizio il 2 aprile 2002. Nella sua dichiarazione preliminare, l'allora procuratore capo della Corte, Carla Del Ponte, definì Bagosora e gli altri tre imputati come «coloro che si sono dimostrati particolarmente attivi nell'ideazione, nella preparazione e nella messa in atto» dei crimini di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra.