29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Sanità ligure

«Subito meno burocrazia e più servizi per i cittadini»

Documento di FP CGIL FPS CISL UIL FPL sulla sanità in Liguria

in questa fase di grave recessione economica la concreta possibilità del venir meno di risorse per il Servizio Sanitario Regionale a causa di politiche di contenimento imposte dal Governo Nazionale a partire dalla Legge Finanziaria 2009, rischia di fare ulteriormente pagare ai lavoratori della sanità e ai cittadini i costi più alti in termini di condizioni di lavoro e garanzia dei servizi.
Peraltro, causa il rientro dal deficit sanitario della Regione Liguria, i lavoratori hanno già pagato pesantemente il costo della riduzione del personale e anche come cittadini per l’inasprimento della tassazione regionale che solo dal 2009, grazie all’accordo tra OO.SS Confederali CGIL, CISL, UIL e Regione, comincerà di nuovo ad alleggerirsi.

Tutto ciò premesso crediamo che la Regione non possa, per le funzioni ad essa demandate, disimpegnarsi dal ruolo di regia non solo nella definizione e controllo delle risorse del FSR ma anche negli indirizzi per le riorganizzazioni e miglior efficientamento dei servizi.
In termini occupazionali dall’anno 2006 in poi si è assistito ad una progressiva e continua riduzione del personale indispensabile per garantire la continuità assistenziale e le prestazioni ai cittadini mentre si assiste ad un continuo aumento di assunzioni del personale medico determinando un rapporto sempre più alto di tali operatori in una situazione di già accertato squilibrio rispetto ad altre Regioni Italiane ed altri stati Europei.
La stessa assunzione di operatori per l’apertura di nuovi servizi, talvolta non indispensabili ma solo rispondenti a logiche di mero consenso politico, viene attuata ad invarianza di costi per il personale. Ciò significa che tali assunzioni avvengono a discapito dei servizi esistenti sempre più in difficoltà nel garantire le prestazioni ai cittadini a livello Ospedaliero ma soprattutto a livello dei Servizi Territoriali.

In ragione di quanto sopra esposto i lavoratori in servizio sono costretti a sobbarcarsi pesanti turni di lavoro aggiuntivi oltre il normale orario di lavoro accumulando migliaia di ore di lavoro straordinario molto spesso non pagati per mancanza di risorse economiche e non recuperate causa le ristrettezze degli organici.
Le OO.SS. CGIL, CISL, UIL Confederali e di Categoria hanno da tempo posto alla Regione e alle Direzioni Aziendali la necessità di procedere, oltre che a un riequilibrio delle dotazioni organiche del personale adibito all’erogazione delle prestazioni assistenziali, a profonde riorganizzazioni dei modelli organizzativi rendendo operativi, come previsto dalla legge, i Dipartimenti di tipo strutturale. Tutto ciò allo scopo di mettere a fattor comune le risorse tecnologiche, strutturali e professionali per attività omogenee in modo da superare l’attuale frantumazione dell’organizzazione per piccole Unità Operative utili a preservare in modo autoreferenziale le nicchie di potere consolidate.

Di pari passo abbiamo proposto, anche per scaricare di funzioni improprie gli Ospedali, di rafforzare i servizi territoriali attraverso l’affermazione e rafforzamento dell’organizzazione Distrettuale, assegnando a tale livello l’autonomia di budget e forti competenze gestionali: tale ipotesi, se attuata, consentirebbe di superare l’attuale organizzazione a matrice dei singoli dipartimenti che operano sul territorio (cure primarie, anziani, salute mentale, prevenzione ecc.) erogando prestazioni in modo separato e dove gli scarsi processi di integrazione sono lasciati più alla volontà dei singoli i operatori piuttosto che a finalizzati modelli organizzativi.
In tale logica vanno garantiti processi di integrazione socio sanitaria con i comuni e un forte intreccio tra specialistica ospedaliera e territoriale allo scopo di garantire la presa in carico dei cittadini, in modo particolare le fasce deboli, e governare in modo integrato la domanda tra ospedale e territorio.
L’avvio di tali processi riorganizzativi, definendo tempi e modi di attuazione, porterebbero ad una vera rete integrata di sevizi favorendo inoltre modelli di utilizzo più efficiente del personale.

Con la Regione sono stati condivisi atti di indirizzo e primi parametri riorganizzativi che però sono rimasti ad oggi inapplicati prevalendo a livello di singola Azienda una logica di adesione alla visione conservatrice dei poteri forti molto presenti e diffusi nel settore sanitario.
Prova evidente sono i piani riorganizzativi presentati e in via di completamento dell’ASL2 «Savonese» e dell’ASL 3 «Genovese», le due ASL liguri interessate anche ai processi di deaziendalizzazione degli ospedali di Santa Corona e Villa Scassi: i documenti proposti prevedono aggregazioni Dipartimentali indefinite e senza vincoli organizzativi e modelli distrettuali proposti come «atto dovuto» senza alcun potere e autonomia.
Siamo quindi in una situazione in cui si condividono a livello virtuale i principi generali di riorganizzazione del sistema mentre poi non si individuano gli strumenti concreti necessari per dare applicazione a quegli stessi principi generali.

Il sindacato confederale CGIL, CISL, UIL chiede alla Regione di decidere se nella complicata fase attuale sia più utile fare scelte di conservazione autoreferenziale del sistema, come propongono le rappresentanze professionali ed autonome della sanità, o se invece sia preferibile dare attuazione ad un disegno generale come da noi proposto di discontinuità con gli equilibri esistenti. Noi pensiamo che sia ormai indifferibile riposizionare il sistema sulla risposta ai bisogni dei cittadini e non più subordinato ai poteri interni, valorizzando per questo obbiettivo tutte le risorse professionali disponibili della Dirigenza Medica, SPTA e del Comparto.
Le scriventi federazioni congiuntamente ai pensionati e alla confederazione già dalle prossime settimane attiveranno unitariamente iniziative pubbliche di sostegno alla propria piattaforma fino ad arrivare a forme di mobilitazione dei lavoratori a sostegno della vertenza.