28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
«Se Veltroni non interviene sul caso Napoli mi dimetto»

Nicolais: «Iervolino azzeri la giunta»

«Io a Palazzo San Giacomo come assessore? Non andrei mai»

Non è una provocazione, né uno sfogo dettato dal nervosismo degli ultimi giorni. Il segretario provinciale del Pd, Gino Nicolais, è stato chiaro con il suo leader di partito: «Caro Walter o intervieni o mi dimetto». Nelle sue parole c'è la solitudine di un ex tecnico, ormai politico, che si trova ad affrontare la bufera senza nemmeno un paio di occhiali a proteggerlo. «In questo momento — dice — rischiamo politicamente tutti la reputazione costruita con anni di lavoro».

Onorevole, cosa sta succedendo a Napoli? Il clima è pesante. I sospetti infiniti. L'attesa snervante.
«Il problema non è giudiziario. Il lavoro dei magistrati andrà avanti e questo non ci riguarda ».

Se il problema non è l'inchiesta o le inchieste, qual è?
«Il problema principale è politico. Riguarda il rapporto di fiducia tra la politica e i cittadini. Quando suggerisco un colpo di orgoglio, un completo rilancio dell'amministrazione non c'entra il dettaglio specifico o l'assessore di turno. Che sia Marrelli o Giannola il successore di Cardillo non risolve la difficile situazione. Regione e Comune devono cambiare? Per me sì».

È anche lei del parere che Bassolino e Iervolino debbano andar via?
«Non posso essere io a dirlo, né lo dirò. Dico, però, che cambiare un solo assessore da solo l'immagine di continuità che la gente non vuole, tanto più ora».

E allora a cosa pensa?
«La Iervolino deve azzerare completamente la giunta».

Se ha le idee così chiare, perché si è rivolto a Veltroni?
«Perché quello che sta succedendo in questa regione non è un problema locale, ma nazionale. Non si sta giudicando l'operato della sindaca, ma una intera classe dirigente. Come ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, bisogna analizzare quindici anni di storia».

In piena crisi dei rifiuti le elezioni politiche. Tra qualche mese le provinciali e le europee. Non sarà facile.
«Facile? Sarà complicatissimo. Il mio ruolo è preoccuparmi dell'immagine e della proposta del partito, che, se vuole affrontare un'altra tornata elettorale, deve necessariamente fare autocritica, serena ma seria del passato. Tutti, compreso Bassolino, abbiamo parlato della fine di un ciclo. Ma quale immagine può avere il cittadino se questa fine non rappresenta un nuovo inizio, ma solo la chiusura con il passato? ».

E non è detto che si voti solo per la Provincia. Si parla anche del comune di Napoli, no?
«Per ora restano chiacchiere. Certo è che resto stupito quando un assessore della giunta Bassolino, Claudio Velardi, invoca lo scioglimento di amministrazioni di cui è componente e avvia tutta una campagna per mettere su una lista civica tanto per delegittimare i partiti. Non lo capisco più. Tutto ciò mentre altri colleghi si impegnano per il cambiamento in una situazione difficile e senza fare gli opinionisti. Come segretario provinciale io ho la responsabilità soprattutto per il dopo e non posso prendere in giro nessuno».

Lei si incontrerà con Veltroni di nuovo martedì. Cosa vorrebbe le dicesse?
«Vorrei che il partito riunisse tutti. Me, Iannuzzi, Iervolino, Bassolino. E insieme ci rendessimo conto delle difficoltà e della necessità di un rilancio. Che insieme decidessimo un azzeramento della giunta comunale e per quanto riguarda la Regione segnali inequivocabili di cambiamento nei settori esposti alla maggiore critica. Se il governo dovesse inopinatamente decidere il commissariamento della sanità campana, nonostante gli sforzi compiuti per l'approvazione del piano ospedaliero, sarebbe necessario, anche lì, una riflessione ampia e radicale senza cercare inutili capri espiatori ».

E se non succedesse?
«Mi dimetterei. Io penso che posso dare un contributo solo se c'è un segnale del partito forte, altrimenti significa che non hanno bisogno di me».

Vuole parlare dell'ex assessore Giorgio Nugnes?
«Ne parlo dal punto di vista umano. È una vicenda che mi ha scosso, sono andato ai funerali, ho visto la moglie. Arrivare al punto che la politica è l'unica ragione di vita mi fa male».

Secondo lei perché l'assessore Cardillo si è dimesso?
«Non lo so. Mi preoccupa perché crea un vuoto».

Lei ci andrebbe ora a Palazzo San Giacomo?
» No, no e no».

C'è una questione morale a Napoli?
«Abbiamo avuto due assessori regionali agli arresti domiciliari, più di un consigliere inquisito, una serie di dimissioni. Senz'altro c'è qualcosa che non va. Non rientriamo di certo nella media nazionale».

E dunque?
«Dobbiamo ritrovare fiducia. E discontinuità. Dobbiamo chiedere con forza a chi governa un'azione innovatrice. Dobbiamo cercare di avviarci verso la stagione elettorale con una faccia diversa, con un entusiasmo basato su quello che vorremmo fare. Basta col passato».

Serve anche più rigore in politica?
«Dobbiamo tornare alle origini. Noi lavoriamo per servire gli altri, non per guadagnarci. Lo ripeto sempre. Ci vogliono esperienze che vengono dal mondo delle competenze e della politica stessa, ma non i professionisti della politica».