28 agosto 2025
Aggiornato 03:00
Appuntamento con alcuni dei più importanti intellettuali italiani

«Il nuovo tempo della Storia»

Elezioni americane e crisi finanziaria, sono questi i due temi su cui i partecipanti alla giornata di studi promossa dal PD si sono confrontati

Elezioni americane e crisi finanziaria, sono questi i due temi su cui i partecipanti alla giornata di studi promossa dal PD si sono confrontati. «Il nuovo tempo della Storia», questo il titolo dell’appuntamento, ha visto la partecipazione di alcuni dei più importanti intellettuali italiani. Da Tito Boeri a Marcello De Cecco, da Mario Monti a Federico Rampini. E ancora: Angelo Panebianco, Sergio Romano, Nadia Urbinati, Luigi Spaventa e Charles Kupchan.

Con il coordinamento di Ferruccio De Bortoli, i partecipanti si sono ritrovati a discutere del particolare momento storico che il mondo sta vivendo. Da una parte la crisi finanziaria ed economica, dall’altra l’elezione di Barack Obama. Due eventi di segno opposto ma che possono determinare l’inizio di una nuova stagione di importanti cambiamenti e forti aspettative.

La più ottimista, su questo punto è Nadia Urbinati. «Obama – dice – rappresenta una nuova coalizione che cambierà la politica americana». Per l’economia, continua la docente di scienze politiche alla Columbia University di New York, il futuro presidente americano intende dare una nuova dimensione «all’incrocio tra globalizzazione e nazionalizzazione» attraverso alcune prime importanti azioni: una maggiore regolamentazione degli strumenti di controllo dei mercati e una particolare attenzione alla classe operaia.

Sul carattere innovatore del primo presidente afroamericano Angelo Panebianco è più cauto. Certo «Obama si è contrapposto all’establishment democratico», ricorda il politologo campano, ma è presto per dire cosa sarà l’ex senatore dell’Illinois per il futuro del mondo e dell’America. Come è presto, sostiene ancora Panebianco, affermare che «l’egemonia USA sia ormai finita».

Semmai, sostiene invece Sergio Romano, piuttosto di soffermarsi sul ridimensionamento dell’influenza mondiale degli Stati Uniti è meglio concentrarsi sul ruolo a cui l’Europa, in questo quadro di rapidi e violenti mutamenti, dovrebbe ambire. Per lo storico vicentino, infatti, l’Europa dovrebbe «correggere» gli errori o almeno «rendersi complementare» alle altre leadership mondiali.

Anche perché, come ha sottolineato Mario Monti, la globalizzazione sta vivendo una «grande crisi sistemica» che è solo il preludio ad una crisi ben peggiore. Per questo bisogna dotarsi di strumenti adatti ad affrontare le nuove sfide del futuro ed è per questo che la nuova leadership americana accentra su di sé tante aspettative. Aspettative che però, devono fare i conti con il passato. Tito Boeri ricorda infatti che non sembra esserci grandi cambiamenti nella coalizione costruita da Obama da quelle del passato. Inoltre, come ha fatto notare anche Federico Rampini, molti dei volti che andranno a formare il gabinetto di Obama provengono dalla stagione Clinton. Cioè, sottolinea ancora Rampini, quella stagione che ha in parte contribuito alla deregulation, che sarà perseguita con maggior ostinazione poi da Bush, e che ha indebolito fortemente il sistema del welfare.

Tuttavia, spiega Marcello De Cecco, sebbene nel team di Obama facciano capolino molti ex di Clinton, l’impostazione del presidente afroamericano fa pensare ad un vero cambiamento, al di là delle facce più o meno note. Gli ultimi discorsi di Obama, osserva l’economista, sono radicalmente «all’opposto» dell’atteggiamento sfoggiato da Bush in questi anni. Forse, affidarsi all’esperienza dei clintoniani non è necessariamente una nota dolente per il nuovo presidente perché, sottolinea con malizia De Cecco, se avranno successo sarà un bene per tutti, altrimenti Obama potrà cambiare linea con maggior fermezza e senza remore dopo che la prima squadra sarà «bruciata» dall’eventuale insuccesso nell’affrontare la grande crisi che sta mettendo in ginocchio la middle class americana.

In ogni caso Luigi Spaventa invita a «non avere illusioni» su Obama. Specialmente per quanto riguarda il suo approccio con le relazioni fuori dall’America. «Nei suoi discorsi – sottolinea Spaventa – non ha mai parlato di collaborazioni internazionali», eppure Charles Kupchan, che alla giornata di studi del Partito Democratico, ha partecipato con un video, afferma come sia possibile per i governi mondiali una nuova luna di miele con l’amministrazione democratica, un nuovo «senso di reciprocità» che permetterà discussioni multilaterali in merito a problemi importanti. «Credo – conferma Kupchan - che la chiave sia il fatto che i canali della comunicazione sono stati ripristinati e che entrambi i lati si ascolteranno».

G.R.