18 agosto 2025
Aggiornato 21:30
Scomparsa Vittorio Foa

Il saluto all’ultimo dei padri nobili della Cgil

Un saluto che Epifani ha condiviso in una cerimonia funebre che ha visto la presenza di centinaia di persone, sindacalisti, politici, compagni di una vita e tanti, tantissimi giovani, oggi davanti alla sede della Cgil Nazionale

L’ultimo saluto all’ultimo dei padri nobili della Cgil. E’ con queste parole che il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha voluto dare oggi l’estremo saluto a Vittorio Foa, l’ex dirigente sindacale della Cgil, nonché personaggio autorevole della sinistra e della storia italiana a partire dagli anni della Resistenza, spentosi il 20 ottobre scorso a Formia all’età di 98 anni. Un saluto che Epifani ha condiviso in una cerimonia funebre che ha visto la presenza di centinaia di persone, sindacalisti, politici, compagni di una vita e tanti, tantissimi giovani, oggi davanti alla sede della Cgil Nazionale.

Dal palco allestito in Corso d’Italia, prima delle conclusioni del leader della Cgil, sono intervenuti i familiari di Foa, la figlia Anna, che ha ricordato le radici ebraiche del padre, i nipoti, con i loro dolci ricordi, l’amica di una vita Marinella Sclavi, che ha delineato un uomo «maestro nello sparigliare le carte», e il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni. «L'uomo più moderno della sinistra che io abbia mai conosciuto», in poche e semplici parole, il segretario del Pd ha delineato il carattere di un uomo votato all’ottimismo e alla speranza: «Ottimismo, ci ha insegnato, non vuol dire pensare che tutto va bene, ma che c'e' la possibilità di cambiare le cose», ha spiegato Veltroni.

Per Epifani, Foa aveva «un senso alto della libertà» e una personalità che «voleva capire e aiutarci a capire e fino all'ultimo è stato così con tutti, anche con se stesso». Così come «a volte - ha detto - la sua poteva sembrare una speranza disarmata, ma Vittorio ha sempre visto nel fare e nell’agire il legame tra la speranza e il cambiamento». Nel ripercorrere la sua storia sindacale, il suo impegno nell’ufficio studi e nella Fiom, il numero uno della Cgil ha ricordato: «Si considerava un operatore sindacale, e la più grande preoccupazione è sempre stata quella di avere un sindacato autonomo, e anche ultimamente, preoccupato delle nostre divisioni, aveva chiesto di vederci, di parlarci. Si considerava uno di noi. Oggi sarebbe stato contento di vedere questo nuovo movimento, tanti giovani che attraversano le nostre città, dando ragione alla sua speranza, anche quando era difficile prevederlo».

Nel suo intervento, invece, il segretario del Pd ha sottolineato «la sua continua lezione di apertura al cambiamento» e ha ricordato che Foa preferì essere «coerente con le proprie idee democratiche e di sinistra piuttosto che rimanere fedele a un partito». Nel suo ricordo di uno dei padri nobili della Cgil, Veltroni ha poi ‘bacchettato’ quella che è «la pubblicistica moderna che presenta la Cgil come un gruppo arroccato e rinchiuso in se stesso, quando con Di Vittorio, Novella, Santi, Trentin, Lama e Foa da dato alla storia alcuni degli uomini più rilevanti e degli innovatori più coraggiosi della vita democratica del Paese».

Foa, ha aggiunto il leader del Pd, «aveva voluto partecipare ad ogni costo alla nascita del Pd e ci ha esortato a continuare sulla strada intrapresa sia prima che dopo le elezioni. Era preoccupato – ha raccontato - per il nostro Paese, per la Costituzione in pericolo. Ed era angosciato per i giovani lavoratori precari, che non sanno più cos’è il loro futuro». Ma per Veltroni erano «l’ottimismo e la fiducia nel futuro» le caratteristiche salienti della figura dell'intellettuale scomparso. «Se è vero - ha concluso Veltroni citando lo scrittore brasiliano Joao Guimaraes Rosa - che alcune persone non muoiono, restano incantate, Vittorio rimarrà sempre con noi».