29 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Nuovo “improvviso” decesso di un delfino all’Acquario di Genova

Il delfino Beta muore in Acquario Genova

LAV chiede a cites di impedire acquisizioni di nuovi delfini: «Troppi decessi»

Nuovo «improvviso» decesso di un delfino all’Acquario di Genova – il quarto decesso avvenuto in poco tempo negli acquari italiani, il cui primato spetta all'Oltremare di Riccione – e la LAV, preoccupata, chiede che la Commissione Scientifica CITES intervenga con autorità ad impedire qualsiasi ulteriore acquisizione di delfini da parte di delfinari, acquari o parchi marini che non offrano garanzie di una corretta detenzione degli animali.

Il delfino Beta sarebbe deceduto pochi giorni fa per collasso cardiocircolatorio, senza alcun segnale che facesse presagire il malore, secondo dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa stampa.

«Anche in questo drammatico caso, come in altri, abbiamo letto dichiarazioni di chi continua a sostenere che la vita media dei delfini mantenuti in cattività raggiunga i 35 anni di età, mentre in libertà morirebbero molto prima - dichiara Nadia Masutti, responsabile LAV settore Esotici, Circhi e Zoo - A parte le morti di cui non viene data comunicazione ufficiale, e che ha come conseguenza la sostituzione immediata dell'animale deceduto con un altro di ignota provenienza, appare ormai evidente che i delfini detenuti all'interno di delfinari e acquari non sono certamente così longevi come si vuol far credere.»

Lasciando da parte ogni considerazione sulla provenienza dei delfini, che per legge dovrebbero unicamente provenire da nascite in cattività, risulta inaccettabile che si contini a permettere la detenzione di questi animali sensibilissimi, facilmente soggetti a stress e pertanto ad abbassamento delle difese immunitarie, attraverso l'alibi di progetti scientifici, di educazione e sensibilizzazione, mentre il vero scopo delle strutture che li detengono è di tipo speculativo.

La LAV ha chiesto da tempo che il Decreto Ministeriale n. 469/2001 «Disposizioni in materia di mantenimento in cattività di esemplari di delfini appartenenti alla specie Tursiops Truncatus», sia riformato al fine di garantire una effettiva tutela dei delfini, proibendo la loro detenzione in parchi di divertimento e similari e che, una volta per tutte, si crei una netta distinzione tra questi ultimi ed i giardini zoologi, unici deputati a detenere specie protette.

Ricordiamo che i delfini del genere Tursiope sono animali la cui specie, particolarmente protetta, è inserita nell’Appendice I della Convenzione di Washington, e cioè in via di estinzione: talmente rara che qualsiasi volume di scambi potrebbe metterne in pericolo la sopravvivenza. Il Decreto Ministeriale n. 469/2001, nonostante ne sancisca per legge la prigionia a vita, impone comunque delle severe regole per la loro detenzione, ovvero ben 56 indicazioni, o «requisiti minimi necessari», da mettere in atto da parte di personale specializzato, utili a tutelare la loro salute e il loro benessere.

Ma, come testimonia anche questo recente decesso, i delfini continuano a morire senza che vengano rafforzate le misure a loro effettiva tutela.