30 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Sicurezza

Il braccialetto elettronico? Indulto mascherato

Veltroni critica la misura prevista dal governo

«Diciamo le cose come stanno, il braccialetto elettronico è un indulto mascherato». Così il segretario del PD, Walter Veltroni, nel corso di una conferenza stampa sulla scuola, giudica la proposta del guardasigilli di utilizzare il braccialetto elettronico come misura per far fronte al problema del sovraffollamento delle carceri. Provvedimento sul quale la maggioranza ha evidenziato le ormai consuete spaccature. Lo stesso ministro dell’Interno Roberto Maroni ha espresso tutte le sue perplessità.

«I dubbi sollevati dal ministro dell’Interno Maroni sul funzionamento stesso dei braccialetti elettronici – ha detto il ministro ombra dell’interno Marco Minniti – affossano il progetto Alfano prima ancora che questo veda la luce. Colpisce e stupisce che su argomenti tanto importanti il governo agisca con approssimazione e colpi d’ingegno, salvo poi spaccarsi in tante polemiche. Quando è in ballo la certezza della pena e la sicurezza dei cittadini bisognerebbe avere un atteggiamento più serio».

Il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia ricorda invece che in fase di sperimentazione l’esperimento del braccialetto elettronico ha dato risultati pessimi. «Il ministro Alfano – ha affermato nei giorni scorsi Tenaglia – smetta di fare il gioco delle tre carte e dica tutta la verità. L’espulsione dei detenuti stranieri della quale si può discutere, rischia di essere un pannicello caldo perché di difficile applicazione necessitando di accordi bilaterali con gli stati di origine, che l’attuale Governo non sta stipulando. Mentre il braccialetto elettronico in sede di sperimentazione ha dato pessimi risultati».

«Ci dica – prosegue Tenaglia - il ministro Alfano quale è stata in quella sede la percentuale di evasioni. Noi riteniamo sia vicina al 100 %. Inoltre dal punto di vista tecnico il meccanismo di controllo fa ancora acqua in molti momenti. La drammatica situazione del sovraffollamento delle carceri italiane si risolve con interventi strutturali che riguardano il cambio della politica penale seguita con leggi quali la Bossi-Fini sull’immigrazione e la Fini-Giovanardi sugli stupefacenti e con riforme del sistema della pena che sono state indicate sia dalla Commissione Norbio, che da quella Pisapia di riforma del codice penale e che riguardano strumenti alternativi alla detenzione in carcere. Rimane come problema più grande insoluto quello dell’edilizia carceraria, rispetto alla quale il Governo ha tagliato tutti i fondi per finanziare l’abolizione dell’Ici e che invece richiede investimenti per la costruzione di nuove carceri che abbiano come impostazione, quella seguita dalla Spagna di Zapatero nel riformare il sistema carcerario e che sta dando in quel paese risultati straordinari sia per la sicurezza dei cittadini sia per il recupero e la rieducazione dei detenuti».

S.C.