19 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Arturo Parisi alla Festa Democratica

Parisi: «I nostri obiettivi dobbiamo ancora raggiungerli»

A Veltroni: «I suoi 300 giorni portano il segno meno, i 100 giorni di Berlusconi sembrano avere il segno più»

Arturo Parisi, padre storico dell'Ulivo e del Partito Democratico,pensa che le cose potrebbero andare meglio. Intervistato da Giovanni Minoli il direttore di Rai Educational, con domande e risposte a raffica è sembrato una voce dissonante nel PD.

Parisi, dopo aver definito assolutamente ridicola la sterile polemica avanzata da Panorama sulla trama contro Veltroni organizzata da Romano Prodi durante le primarie del 2007, ha voluto precisare: le sue «picconate» politiche verso il partito fanno parte di un serio confronto che è iniziato lo scorso anno. Fu lui stesso uno dei fautori della candidatura di Veltroni alle primarie ma secondo il professore la candidatura migliore divenne criticabile quando risultò l'unica.

Per l'ex ministro della Difesa, la situazione attuale del PD non è idilliaca perhè il partito si sente «arrivato. invece l'Ulivo è un processo che non ha mai avuto questo pensiero. L'Ulivo non è un'araba fenice ma un percorso che si svolge nel futuro facendosi carico del passato, sapendo che l'obiettivo ancora non è stato raggiunto. Senza la presunzione di immaginarsi il «tutto» e contro il resto del centrosinistra».

Davanti alla provocazione di Minoli che ha ricordato come l'Ulivo sebbene abbia vinto due volte le elezioni in entrambi i momenti non ha saputo poi governare all'altezza delle aspettative, Parisi ha ammesso: «Nel 1996 la coalizione non era una forza di governo, sebbene ci fossero stati passi in avanti con la seconda vittoria, l'errore del secondo fallimento è stato quello di non aver messo L'Ulivo al centro dell'Unione. Ora ci troviamo davanti ad un fortunoso governo di Berlusconi a cui vanno però riconosciuti alcuni meriti così va fatto per il governo Prodi. La risoluzione del caso rifiuti a Napoli ne sono la fotografia». I meriti dell'accordo con la Libia invece vanno divisi con i protagonisti passati di cui fa nomi e cognomi: Lamberto Dini, Romano Prodi e Massimo D'Alema, che hanno poi portato al risultato attuale.

Incalzato da Minoli Parisi non ha mancato di riconoscere i difetti di Romano Prodi e Walter Veltroni.
«Prodi oggi esce sconfitto nonostante il suo lavoro abbia avuto grandi pregi. Avevamo bisogno della politica e ci siamo dedicati troppo al governo. Per il futuro serve una scelta bipolare che affida ai cittadini la forza di affrontare i problemi mondiali come Italia senza nessuna delega. L'Europa senza l'Italia è povera. Finalizziamo il nostro impegno non solo verso la nazione ma verso il mondo. Ai tavoli importanti dobbiamo esserci come Italia. Il primo impegno saranno le elezioni europee che rischiano di essere un spreco, un'elezione di partito, dei sondaggi certificati di contabilità. La riforma della legge elettorale europea non può essere pensata per fini nazionali. Come una rapina della preferenza. Facciamo un'opposizione senza sconti. La soglia minima dovrà garantire tutte le rappresentanze perché il Parlamento europeo è un organo rappresentativo e non di governo».

Non sono mancate le critiche a Veltroni: «I suoi 300 giorni portano il segno meno, i 100 giorni di Berlusconi sembrano avere il segno più. Secondo me il governo ombra è fallito, deve imparare dal premier a tenere un filo e a svolgerlo nel tempo. Il Cavaliere ha imparato dai suoi errori e dovremmo imparare anche noi».

Poi di fronte alle domande su un congresso in tempi brevi, Parisi ha richiamato «la necessità di risentire il popolo delle primarie e verificare se hanno la stessa opinione data nel 2007. Il partito si ritroverà a discutere a gennaio durante la Conferenza programmatica ma speriamo che non si parli solo delle prossime elezioni altrimenti sarebbe solo propaganda. La discussione ora si fa solo sui giornali e così si crea solo confusione».

E se Berlusconi è sulla breccia da quindici anni è anche per «il modo di fare opposizione e per la nostra competizione interna. Noi dovremmo imparare a porci con un dialogo diverso. Se compito dell'uomo politico è quello di aggregare persone e programmi, metterli in ordine e indirizzarli verso un obiettivo allora va detto che Berlusconi è un grande politico».

Alla festa è stato il giorno dell'informazione, dei quotidiani e della tv. Così si è finiti a parlare di Pier Paolo Pasolini che negli anni '60 era convinto chel'Italia sarebbe stata «fatta dalla televisione dopo soli 30 anni». Una frase che anche Parisi fa sua in quanto «è vero che la Tv ha cambiato la politica e non viceversa. Stiamo discutendo con una politica governata dalla televisione e una Rai dominata dalla politica. La pubblicità detta morale e valori. Il cittadino si riconosce nella sua dimensione di consumatore. E il consumatore consuma il cittadino. Se Gramsci imparava dai santini cattolici noi impariamo dai santini di Berlusconi!»

Un intervento vivace, al quale in serata ha replicato lo stesso segretario: «Il giorno in cui Parisi utilizzerà un quarto delle sue energie per attaccare la destra, sarà un giorno in cui io sarò contento - ha detto dalla festa Pd dell'ambiente a Ferrara - Ho sentito Parisi inneggiare a Diliberto che non è stato proprio quello più in sintonia con la cultura dell'Ulivo. L'idea di quella coalizione era sbagliata, per noi e per il paese. Solo una maggioranza come quella a cui pensiamo potrà conquistare la maggioranza del paese: abbiamo perduto il rapporto col territorio, dove vive la gente reale. Bisogna forgiare una nuova classe dirigente che abbia rapporto reale con la gente».

A.Dra