5 maggio 2024
Aggiornato 21:00
Partito Democratico

Susta: «Sergio Chiamparino ha ragione»

«Diamo modo e tempo a Morgando di indicare una strada per rispondere alle preoccupazioni di Chiamparino»

Sergio Chiamparino ha ragione: la battaglia alle primarie è stata anche, e forse soprattutto, contro di Lui, ma è stata anche l’unica battaglia vera nelle primarie del PD in Italia, anticipando il confronto che è in atto oggi a livello nazionale.
Ma se così è e se quella - come dice Lui - è stata «una lotta di potere», allora Chiamparino deve prendere atto, come ho fatto personalmente, che abbiamo perso; anzi, bisogna prendere atto che noi abbiamo perso solo a Torino (e particolarmente in Città) dove non tutti (e non mi riferisco certo a Lui il cui impegno è stato generosissimo!) si sono chiesti il perché!

Chi si è riconosciuto nella mia candidatura, nelle Province, ha capito che si sarebbe vinto solo con un certosino lavoro di base; lo abbiamo fatto e abbiamo vinto. A Torino abbiamo fatto troppo ‘i fighi’ e abbiamo sperato nel richiamo dei ‘big’ e nella ‘società civile’; non abbiamo capito che un partito di massa deve avere solidi punti di riferimento «di opinione» ed istituzionali, ma deve anche avere militanti generosi e appassionati che si mobilitano nei momenti topici. Così hanno fatto Popolari e Sinistra per; al contrario di noi e così abbiamo perso.

Certo! Questo è il tempo di capire chi sta dalla parte della modernizzazione e dell’innovazione (e ‘Chiampa’ certamente le incarna), ma anche se queste possono convivere con un partito in cui si possa discutere, lasciar discutere, dubitare, dire la propria e dissentire, indirizzando anche le scelte delle istituzioni, senza apparire come sabotatori.
Diamo tempo e modo a Gianfranco Morgando, affinché, con serenità e pazienza, indichi una strada per rispondere alle preoccupazioni di Chiamparino, senza delegittimare il lavoro di questi mesi e di chi lo ha portato avanti in Segreteria, nei Forum e in direzione, ‘sustiano’ o ‘morgandiano’ che sia.

Se non vogliamo ammazzare il ‘bambino in culla’ (il PD), almeno in Piemonte, dobbiamo far capire, da un lato, a Morgando, collaborando con Lui e chiedendo reciprocità ai suoi sostenitori e senza picchiarlo in testa un giorno sì e l’altro anche, che non può governare un partito così chiudendosi nella sua «non» maggioranza del 14 ottobre; dall’altro occorre incalzare il partito, a Torino come a Roma, ad aprire al massimo la discussione, riconoscendo a tutti pieno diritto di cittadinanza, non solo per darsi una generica ‘mossa’, ma per intraprendere con coraggio – come vuole Chiamparino e come, nel mio piccolo, desidero anch’io – la strada del riformismo vincente, che non è quella del rilancio dell’ ‘Unione’, ma che è invece quella del «partito a vocazione maggioritaria» che si candida a vincere, che non rinuncia a se stesso e alla sua identità in caso di sconfitta e che sa recuperare i rapporti con l’elettorato moderato senza perdere i ceti popolari. Smettiamola di lavare i ‘panni sporchi’ in pubblico e discutiamone una volta per tutte negli organismi di partito».