26 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Fassino e Frattini si confrontano a Firenze

Un’Europa massima possibile

L’Europa, il futuro dell’Unione europea, il ruolo dell’Italia negli equilibri internazionali, le risorse energetiche

L’Europa, il futuro dell’Unione europea, il ruolo dell’Italia negli equilibri internazionali, le risorse energetiche. A Firenze la festa democratica ha avuto nel dibattito tra il ministro degli esteri Franco Frattini e quello del governo ombra del PD, Piero Fassino, uno dei momenti più alti di confronto politico e di scambio su temi ampi e delicati dove l’Italia può continuare, come ormai consuetudine, a giocare un ruolo di primo piano. Concordano i due ministri, in apertura di dibattito, che l’Italia deve portare avanti quell’europeismo che da sempre la contraddistingue, specie in questo momento dove si stanno delineando nuovi assetti e nuove identità territoriali.

Quanto accaduto in Georgia, la conseguente guerra e il riconoscimento da parte della Russia dell’indipendenza dell’Ossezia del Sud e dell’ Abbazia, è stata l’occasione affinché l’Europa ricoprisse un ruolo primario di mediazione. Nel recente vetrice di Bruxelles, riunitosi per la crisi caucasica, spiega il ministro Frattini, l’Europa è riuscita a raggiungere una posizione comune e ha avuto soprattutto un ruolo di primo piano. A Tiblisi, nella prossima missione in Georgia, porterà un messaggio netto: «offrire alla Georgia un principio di avvicinamento all’Europa, che in altre parole, per la Georgia significa il libero scambio e la libera circolazione ma significa anche che l’Europa chiede l’esercizio di azioni praticate con moderazione e pazienza». Sicuramente nessuna forzatura, da entrambe le parti, anche perché questa crisi ha messo a rischio quel principio di inviolabilità dei confini che ha consentito all’Europa di conoscere il suo periodo di pace più lungo nella storia.

Per questo il ministro ombra Fassino nei giorni scorsi ha proposto una «Helsinki 2», riferendosi a quel passaggio dalla guerra fredda al disgelo avvenuto nel 1975, proprio perché sta cambiando di nuovo lo scenario internazionale. « La guerra in Ossezia – spiega Fassino – non può essere considerata come un conflitto locale, perché nell’era della globalizzazione le sue conseguenze coinvolgono la stabilità del mondo: ogni guerra in qualsiasi scacchiere ci riguarda e ci riguarda soprattutto mettere in campo soluzioni per risolvere quel conflitto». Fassino nella sua analisi dei nuovi assetti denuncia come il pianeta non è più caratterizzato dai protagonisti storici, come un tempo poteva essere la Russia, l’America e l’Europa ma nuovi paesi emergenti come la Cina, l’India, il Brasile, etc etc, si affacciano sullo scenario internazionale e «spesso le istituzioni internazionali si dimostrano fragili al governo del mondo». Per Fassino il recente conflitto nel Caucaso ha messo in evidenza come attualmente ci sia una crisi di stabilità e sicurezza, amplificata anche dal fallimento della strategia unilaterale praticata dagli Stati Uniti di Bush che ha reso l’America più debole nello scenario internazionale.
Da questo cambiamento di assetti nasce l’idea della nuova Helsinki, perchè bisogna «delineare una nuova architettura di sicurezza e stabilità, da un capo all’altro del Pacifico per stabilire principi e valori di questa sicurezza». Già nel prossimo G8, osserva il ministro ombra, con la presidenza dell’Italia, il nostro Paese è chiamato a ricoprire un grande ruolo, specie per affermare questi nuovi principi di sicurezza e per portare avanti quell’ampliamento dei paesi che ne fanno parte, visto che il quadro internazionale è fortemente cambiato e il mondo non è più rappresentato solo da quelle solite potenze.

Ripartire dunque da una nuova architettura di sicurezza, lo ribadisce anche Frattini, che ricorda come sia anche un’esigenza emersa nell’ultimo soggiorno a Mosca del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sollecitato da Medvedev che gli chiedeva proprio questo. «Naturalmente sarà necessario – spiega Frattini - muoversi su due fonti senza mettere in discussione l’alleanza atlantica e tentando di porre Russia e Nato non più come nemici ma come partners».
Altro passo essenziale, sottolinea ancora Fassino, per arrivare a questa nuova architettura di sicurezza sta anche nell’evitare «la proclamazione di stati indipendenti sulla base dell’etnia», così come è stato per la Serbia, la Croazia e il Kossovo, «occupandosi invece della legalità di queste soluzioni». «Nei Balcani - ricorda Fassino - si è accettato il principio secondo cui il fondamento dello stato è l’etnia: il Kossovo è stato l’ultimo e non l’unico, pur di far finire quella mattanza sono stati riconosciuti tutti quegli stati che poi sono nati. Ora il nuovo compito sta anche nell’evitare la replica all’infinito di queste modalità, perché è necessario ricordare che fondamento degli stati sono i diritti di cittadinanza» . In questo senso l’Unione Europea è un riferimento importante, specie perché dal quell’allargamento ai Paesi dell’Est – ripete Fassino - fatto in modo che venissero riconosciuti i diritti delle minoranze: l’UE è una dimostrazione dell’integrazione sopranazionale, e può essere considerata un quadro di riferimento importante per il riconoscimento dei diritti dei cittadini. Fassino ritorna sul ruolo importante che può giocare l’Italia in questo momento, proprio per il suo storico rapporto diretto e intenso con la Russa, un ruolo particolare «per creare quelle condizioni che evitino a Mosca di risentire di quell’allargamento vivendolo come un qualcosa contro di se».

I rapporti con Mosca sono anche l’occasione per parlare di energia, dell’accordo tra Gazporm e Eni che ha dato vita a un’alleanza strategica con la Russia per il rifornimento di gas all’Italia, un fatto determinante nelle relazioni con Mosca.
Frattini pur ritenendo «giusto» quell’accordo evidenzia però da un lato la dipendenza energetica del Paese e dall’altro la mancanza d investimenti giusti in questo senso. Per il ministro degli esteri questo significa che è giunto il momento di investire in altre risorse, come il nucleare, e per questo il prossimo 15 ottobre quando i 27 dell’UE si riuniranno, si spingerà per adottare un documento in cui si a scritto nero su bianco che si intende diversificare la capacità energetica, evitando sudditanze, specie dalla federazione russa: «L’Italia – ripete Frattini tra qualche contestazione, non è il Paese del petrolio, ma dell’energia nucleare». Non si sgomenta Frassino che ricorda al collega come l’italia è effettivamente più dipendente rispetto agli altri paesi europei in fatto di energia perché non ha fatto investimenti seri, specie nelle energie rinnovabili. A questo punto vedrebbe bene diversificare i partner energetici: «non esiste solo la Russia, ma ci sono anche altri partner come l’Angola, la Bolivia etc etc,. Per Fassino è chiaro che un passo dovrebbe essere fatto nell’essere meno dipendenti da un solo fornitore. E poi in questo momento è fondamentale investire nel rigassificatore, che tra l’altro è meno inquinante. Per quanto riguarda poi l’energia nucleare Fassino non ci sta ad un approccio ideologico ma preferisce quello pragmatico: innanzitutto ricorda, che i tempi di realizzazione, non sono brevi, anche «perché l’unica forma di nucleare è quella di quarta generazione, per la quale ci vogliono ancora 22 anni». Nel frattempo quale soluzione? Senza contare poi il tema delle scorie, che attualmente resta irrisolto. Quindi l’obiettivo è il nucleare di quarta generazione per il quale bisognerà aspettare anni e anni. Fassino tiene a sottolineare che la questione dell’energia, dell’inquinamento atmosferico, dei cambiamenti climatici interessa l’Italia come l’Europa e il resto del mondo. L’Italia deve portare avanti anche in questo ambito il suo europeismo e far capire a tutti gli stati membri, specie a questa IItalia governata dal centrodestra, che l’Europa non è un male necessario, ma una grande opportunità, che il nostro paese deve portare avanti più degli altri, deve avere interesse più di tutti: «Se l’Europa – spiega il ministro ombra - è forte di conseguenza anche il nostro paese sarà forte, solo un Europa forte garantisce tutti i suoi membri. Un’Europa che nel mondo della globalizzazione mette insieme i suoi 450 milioni di abitanti e il suo potenziale economico, perché noi abbiamo bisogno di un’Europa massima possibile»

AdO