12 ottobre 2025
Aggiornato 20:00
La XXIX edizione dei Giochi Olimpici di Pechino si è conclusa

Pechino 2008, l’occasione perduta per i diritti umani

Conclusi i giochi del grande silenzio

La XXIX edizione dei Giochi Olimpici di Pechino si è conclusa con una cerimonia meno spettacolare di quella iniziale ma di grande impatto e sempre diretta dall’impeccabile regia di Zhang Yimou, il regista di Lanterne Rosse. Se nella cerimonia di apertura avevamo potuto ammirare gli splendidi giochi di luci che animavano il conto alla rovescia e il teodoforo volante, gli spettacoli di chiusura si sono conclusi con una enorme torre umana della memoria. Mentre il fuoco della torcia olimpica si spegneva, un altro fuoco ha iniziato a brillare: quello dell’immensa torre d’acciaio animato dalle 396 persone che l’hanno composta. I due eventi riuscitissimi hanno mostrato subito l’opulenza e la perfetta organizzazione di questo paese, che, almeno in questo, ha lasciato a bocca aperta i milioni di spettatori sintonizzati sulle Olimpiadi.

La Cina ha vinto: tante medaglie, record di ascolti nelle sue cerimonie spettacolari piene di fuochi d’artificio, nel suo imporsi come potenza mondiale del mondo globalizzato, nel presentarli lei stessa come il frutto della globalizzazione, macchina mostruosamente perfetta che incute timore.
E’ riuscita a mostrare ciò che voleva: un popolo attaccato alla sua bandiera, civile, ospitale e pieno di fiducia nel futuro. Non proprio il ritratto del popolo represso come spesso viene presentato e che pure esiste. Niente di tutto ciò.
La Cina è riuscita a creare intorno a se il miracolo: ridurre l’inquinamento che tante polemiche aveva suscitato, creare infrastrutture dove prima non esisteva niente, insabbiare ogni tipo di polemica e manifestazione derivata dal duro intervento in Tibet.

Ma agli occhi del mondo civile la Cina non ha vinto la prova più importante: la sfida sui diritti umani.
Di sicuro questa potenza economica è difficilmente influenzabile dalle altre grande potenze, che in fin dei conti si sono ben guardate dal guastare la festa ai cinesi.
Il Cio in testa che ha cercato di insabbiare ogni protesta facendo molte pressioni anche sugli atleti affinché non facessero dichiarazioni «sconvenienti».
Gli Usa non potevano muoversi a causa del forte debito che hanno contratto con la Cina, molti altri si sono astenuti perché la nuova potenza è sempre più vicina. E’ mancata la voce della coscienza politica globale, quella che si rifiuta di ricevere il Dalai Lama e di prendere una posizione ferma in difesa della dignità e dei diritti di tutti.
Ancora più ipocrita il comportamento del governo italiano che scarica il barile del dissenso ai propri atleti. Ignazio La Russa,ministro della Difesa, sostenuto dalle dichiarazioni di Giorgia Meloni,ministro delle Politiche Giovanili, incoraggia i nostri vincitori a dedicare un gesto simbolico in difesa dei diritti umani, così da lavarsene le mani come Pilato. Ma neanche i nostri atleti ci stanno appieno. Si rendono conto che la loro protesta non basta, che serve una dichiarazione e un gesto fermo da parte dei nostri governatori.
E se la Cina doveva aprirsi verso il nuovo grazie alle Olimpiadi, è invece regredita come sostiene l’Ong Human Rights Watch «Un catalizzatore di abusi contro i diritti umani»: dalla pena di morte ancora in vigore che conta quasi 10 mila esecuzioni all’anno; espropri forzati e scuole sbarrate per costruire gli impianti sportivi. Interi quartieri espropriati e migliaia di persone cacciate con la forza senza un compenso adeguato alla perdita dei loro beni; abusi dei diritti dei lavoratori; repressione delle minoranze etniche, come nel caso del Tibet; controllo sulla libertà religiosa; persecuzioni contro gli attivisti per i diritti umani. Queste la varie motivazioni che hanno portato alla condanna della Cina e all’opporsi di tante anime e organizzazioni non governative alla manifestazione olimpica.

I mass media nazionali hanno fatto solo propaganda omettendo di raccontare la repressione perpetuata ai danni di dissidenti e delle varie minoranze etniche. La macchina organizzativa perfetta cinese ha fatto si che ci fossero tre aree riservate alle manifestazioni. Queste però si sono rivelate una trappola che ha permesso alla polizia di arrestare con più facilità i manifestanti.
Anche gli otto americani arrestati per aver manifestato a favore del Tibet sono passati sotto silenzio camuffati dai botti dei fuochi d’artificio, nonostante la richiesta di rilascio immediato da parte degli Usa.
Il sipario è ormai calato impedendoci di vedere ancora cosa succede nella gigantesca Cina, il passaggio del testimone a Londra avvenuto con l’unica preoccupazione di come poter fare meglio.
L’occasione di vincere l’Olimpiade dei diritti umani è sfumata. Chissà se si ripresenterà di nuovo un’occasione così preziosa.

A.M.