11 ottobre 2024
Aggiornato 05:00
Riforme e Federalismo

Federalismo, stop a stucchevoli ritornelli

PD aperto al confronto sul merito ma senza aut aut

Il Partito Democratico è pronto al confronto sul federalismo, ma non accetta i toni ultimativi di Umberto Bossi, che è tornato a minacciare soluzioni ‘drastiche’ in caso di mancata attuazione della riforma tracciata dalla bozza scritta dal ministro Roberto Calderoli. A chiarirlo è Antonello Soro, capogruppo dei deputati Pd alla Camera. «Che significato hanno le minacce di Bossi? Abbiamo da tempo manifestato la volontà di un confronto non rituale con la Lega e con quanti abbiano interesse e responsabilità per una seria riforma che promuova il federalismo fiscale, siamo interessati a uscire rapidamente dalle premesse per passare al merito, con rigore e trasparenza».

Con altrettanta nettezza, però, «vogliamo rinnovare la nostra indisponibilità per qualunque dialogo subordinato alla logica della rozza propaganda di fazione, magari mascherata dai toni di falsa goliardia populista». La Lega, dice Soro, «viaggia a fasi alterne: ogni tanto dà segnali di voler discutere seriamente per arrivare ad un risultato concreto, ma poi ripropone, ultimamente sempre più spesso, il vecchio armamentario logoro e anacronistico di minacce e allusioni. Se Bossi ha tanto a cuore, come ce l'abbiamo noi, questa riforma allora deve smetterla di adoperare toni ultimativi che non portano da nessuna parte. E’ auspicabile invece che il parlamento inauguri, in tempi certi e nella sede propria, la stagione delle riforme senza aut aut né inutili provocazioni».

Della stessa opinione si è detto Giorgio Tonini, responsabile dell’Area Studi e Formazione del PD. «Siamo favorevoli a un confronto di merito costruttivo, concludente, non fine a sé stesso». Del resto, ricorda, «il federalismo fiscale è figlio di quella riforma al Titolo V della Costituzione che fu approvato dal centrosinistra nel 2001». Quanto a Calderoli, il suo «metodo è giusto e interessante», dal momento che coinvolge opposizione ed enti locali. Tuttavia, sottolinea, «bisognerebbe che la Lega evitasse il gioco della doccia scozzese: un giorno l'invito al dialogo e l'altro la minaccia di rivoluzione. Comincia a diventare un refrain stucchevole – conclude – sarebbe bene che Bossi evitasse certi ritornelli».

Quanto al merito della bozza elaborata da Calderoli, secondo il ministro ombra delle Riforme per il Federalismo Sergio Chiamparino, «è sicuramente una base utile di confronto. Credo sia tale anche grazie all’azione che il PD ha esercitato nei vari momenti di dibattito e così le rappresentanze istituzionali come l’Anci, i Presidenti di Regione, l’Upi». Secondo il sindaco di Torini, la bozza «difetta ancora di un eccesso di regionalismo. Mi riferisco in particolare all’ipotesi che il patto di stabilità sia previsto per ogni regione e non a livello nazionale, questo spezzetterebbe la finanza pubblica e la renderebbe sostanzialmente ingovernabile. Inoltre resta più che mai aperto il problema di sostituire l’Ici «prima casa» per i Comuni che già da quest’anno sono privati di autonomia fiscale e sottoposti al rischio di una riduzione seria delle risorse da destinare ai servizi, perché il rimborso per quanto completo non può coprire la dinamicità che era implicita nell’Ici. Si potrebbe rimediare, e garantire una base fiscale autonoma alle amministrazioni cittadine, accorpando il complesso derivato dalle tasse oggi esistenti sulla casa, senza introdurne di nuove e senza aumentare la pressione fiscale, e trasferendo questi fondi ai Comuni, tranne una parte riservata allo Stato centrale per il fondo di perequazione».

Il giudizio di Mariangela Bastico, ministro ombra degli Affari regionali, cela luci e ombre. «Alcuni dei principi, come la responsabilità e l'autonomia sono condivisibili. Ne va però misurata la loro concreta attuazione e questo sarà un elemento dirimente». L'esponente del PD sottolinea che però «vi sono due aspetti che sono irrinunciabili. Innanzitutto è fondamentale che il federalismo sia lo strumento per ridurre le sempre maggiori e inaccettabili diseguaglianze tra le varie Regioni. Per questo la distribuzione delle risorse deve essere collegata con una chiara definizione dei servizi fondamentali, per quantità e qualità, al fine di garantire a tutti i cittadini parità di trattamento e di diritti in ogni zona d'Italia».

In secondo luogo per questi servizi deve essere fissato un costo standard. «Solo in questo modo – dice Bastico – si potrà superare il fatto inaccettabile che un servizio possa costare in una Regione enormemente di più che altrove, senza che ciò corrisponda ad una differenza di qualità di prestazione». Il ministro ombra sottolinea quindi che «è essenziale e irrinunciabile che il cardine del meccanismo federalista sia garantito dallo Stato attraverso un Fondo perequativo. Da questi elementi inizieremo a valutare la proposta Calderoli di cui auspichiamo che la versione definitiva sia rapidamente presentata».

Ste.Ca.