25 aprile 2024
Aggiornato 12:00
lavoro

Le aziende vogliono dipendenti appassionati

Nella nuova ottica di lavoro, non parliamo più di una vera e propria gerarchia, di capi e di sottoposti, ma un contesto all’interno del quale serve la collaborazione. Il profilo più ricercato è l'appassionato

TORINO - Parliamoci chiaro. In questo mondo intriso di digitale e tecnologia servono figure nuove. Non centra nulla l’automazione. Anche se i dati parlano di 5 milioni di posti di lavoro persi a causa dei robot entro il 2020, altre ricerche ci fanno ben sperare e vedere la luce in fondo al tunnel. Non si tratta di perdere posti di lavoro, ma di cambiare il modo in cui si lavora, sviluppando altre competenze. Un dato emerso al World Economic Forum parla chiaro: il 65% dei bambini che iniziano ad andare a scuola in questi anni, quando termineranno il ciclo di studi, faranno un lavoro che ora non esiste. E abbiamo un bel lamentarci degli ingegneri «made in China» se neppure - noi italiani - sappiamo dare indicazioni stradali in inglese a un turista.

Da qui al 2025 9,3 milioni di posti di lavoro
Secondo l’analisi di InTribe – società italiana che incrocia Big Data e tendenze sociali - da qui al 2025 si creeranno 9,3 milioni di posti di lavoro. Sì, ma chi occuperà questi profili? Coloro che hanno una professione di alto livello, che mastichino di digitale e candidati che sappiano ben aggregarsi con il team anche sotto il punto di vista relazionale. Le cosiddette soft skill di cui siamo tanto carenti. Il 40% delle imprese innovative ha avviato un processo di ricerca di risorse facendo, tuttavia, un buco nell’acqua, mentre solo il 15% le imprese avrebbe fatto centro e quindi trovato il socio-dipendente per proseguire con il proprio progetto. C’è anche chi ha addirittura rinunciato alla ricerca (l’11%) preferendo formare in modo adeguato il personale già a disposizione.

La morte dell’expertise
Oggi l’impresa, infatti, cerca l’appassionato. Il fatto è che, nella nuova ottica di lavoro, non parliamo più di una vera e propria gerarchia, di capi e di sottoposti, ma un contesto all’interno del quale serve la collaborazione: è la collaborazione, infatti, la nuova leadership. In questo contesto, va da sé, che la dedizione e la passione messa all’interno del progetto rappresentano le caratteristiche principali per non essere buttato fuori dall’azienda. In poche parole? Amare ciò che si fa per poterlo fare meglio. Questo nuovo modello, però, non è esente da critiche, visto che conferma uno stato sociale di lavoratori «pari pari», tra chi è esperto di una materia e chi, invece, si immerge in un argomento perché appassionato, ma di fatto dilettante e privo di una dotazione scientifica o culturale. Una bella gatta da pelare, tanto che un libro lungimirante di Tom Nichols, esperto di strategie militari, mette bene in evidenza il fenomeno, e lo definisce «la morte dell’expertise». Pensate ai social: se sappiamo usarli bene possiamo fregiarci di essere più virali, più popolari e anche più esperti di qualcuno, magari senza esserlo veramente.

La forza lavoro è nelle mani dei CEO
La posta in gioco è alta per le imprese, i lavoratori e la società stessa: lo sviluppo di competenze, come capacità di leadership, pensiero critico e creatività, o ancora intelligenza emotiva possono contrastare notevolmente la riduzione dei posti di lavoro legata alla crescente automazione. A confermarlo l’indagine di Accenture Strategy, condotta su un campione di 10,527 lavoratori di dieci diversi paesi, secondo la quale se si riuscisse a raddoppiare il ritmo con cui i lavoratori sviluppano queste competenze, la quota di posti di lavoro a rischio diminuirebbe dal 10% al 4% entro il 2025 negli Stati Uniti. Secondo lo stesso meccanismo si assisterebbe a un calo dal 9% al 6% nel Regno Unito e dal 10% al 5% in Germania.

Le figure più richieste
Oltre alle cosiddette soft skill, altre figure ricercatissime sono: ingegneri hardware, responsabili della realizzazione di sistemi elettronici e in grado di coordinare un team di hardware engineering; ingegneri software, capaci di implementare applicazioni avanzate su piattaforme tecnologicamente innovative; e digital marketing manager, responsabili delle strategie di marketing digitale e di media relations.