25 aprile 2024
Aggiornato 23:30
fino a 500 euro al mese

Gig Economy, come aprire un Alveare e gestire i produttori locali

Obiettivo della startup è quello di capillarizzare la rete degli Alveari in Italia, dando maggior sostegno ai gestori, portando a 10% la percentuale per il loro servizio

TORINO - Unh anno con i fiocchi quello appena trascorso da L’Alveare che dice sì!, la startup che ha creato un nuovo modo per vendere e comprare i prodotti locali utilizzando il web. Obiettivo del 2017 ostenere attivamente i gestori e capillarizzare la rete degli Alveari in Italia, forti di un anno passato davvero eccezionale che li ha visti scendere per strada, nel tour italiano alla ricerca delle eccellenze locali e dell’innovazione.

Più opportunità per i gestori
Nel 2016 infatti sono stati aperti oltre 100 Alveari su tutto il territorio nazionale e sulla piattaforma si sono registrati più di 20.000 utenti. I produttori italiani che hanno aderito al progetto hanno venduto oltre 500.000 euro di merce, diffondendo allo stesso tempo una cultura del cibo genuino ed etico e promuovendo la filiera corta e a Km0. Proprio per dare maggior impulso al progetto, a partire dal 20 febbraio 2017 la percentuale di servizio, cioè il ricavo che il gestore ottiene dal volume d’affari dell’Alveare che segue, ora pari all’8,35%, salirà al 10%: una decisione che permetterà alla startup di valorizzare la propria rete e ai gestori di promuovere il proprio «gruppo di acquisto 2.0». Ad oggi il volume d’affari medio di un buon Alveare a regime è di oltre 1000 euro a settimana. Grazie all’aumento della commissione, un gestore potrà ottenere un guadagno di oltre 500 euro al mese.

«L’idea della nostra startup non è soltanto quella di promuovere il buon cibo e le realtà sociali, culinarie ed imprenditoriali locali, ma anche quella di offrire un’opportunità all’interno della Gig Economy, la cosiddetta ‘economia del lavoretto’, conseguenza diretta di quella della condivisione, meglio nota come Sharing Economy» - sottolinea Eugenio Sapora, fondatore de L’Alveare che dice Sì! -. L’Alveare permette infatti a giovani studenti, pensionati, casalinghe, disoccupati ma anche a qualsiasi appassionato di cibo di reinventarsi e di inserirsi nel mondo del lavoro con un’occupazione part-time, come quella di gestore».

Cosa significa gestire un Alveare?
Il gestore di un Alveare è una figura fondamentale: è colui che si occupa di tenere il contatto con gli agricoltori e i produttori locali presenti nel raggio di 250 km che, tramite la piattaforma www.alvearechedicesi.it, possono mettere in vendita online frutta, verdura, latticini, carne e molto altro, tutto a filiera corta.Ha poi il compito di reperire un luogo fisico - pubblico o privato - per riunirsi in occasione delle distribuzioni di ciò che è stato ordinato online e di divulgare il progetto, coinvolgendo la comunità locale a formare un vero e proprio gruppo di acquisto 2.0. Infine si occupa di proporre sulla piattaforma online una selezione dei prodotti ai membri dell’Alveare e assicurarsi che possano ritirarli settimanalmente incontrando dal vivo i produttori.

Come aprire un alveare
«Vogliamo creare una rete forte, virtuosa e perenne - spiega Eugenio Sapora -. Lo scopo è anche quello di sostenere la nascita di nuovi Alveari, consentendo ai gestori di investire attivamente per far crescere le vendite dei produttori e i loro stessi guadagni». Aprire un Alveare è semplice, può farlo chiunque: privato cittadino, gruppo di persone, ristorante o bar. È sufficiente collegarsi al sito www.alvearechedicesi.it e compilare il form di richiesta. Il team de «L’Alveare Madre» ricontatterà chi si propone come gestore per permettergli di avviare al meglio la costruzione del gruppo di acquisto 2.0. Sempre tramite il sito e l’app de L’Alveare, i consumatori potranno invece unirsi alla community e scegliere cosa acquistare, senza obbligo di frequenza o spesa minima. Produttori e utenti si ritrovano poi una volta alla settimana per la consegna dei prodotti freschi e locali, organizzata dal gestore.