Cosa dice il decreto sul diritto d’autore e perché Soundreef non è d’accordo
Secondo Davide D'Atri, CEO di Soudreef, lo schema di decreto è «illecito» poichè non collima con i dogmi fissati dalla Direttiva europea che permettono a un titolare di diritti di scegliere liberamente l’organismo di gestione degli stessi
ROMA - L’innovazione cambia gli equilibri, prima quelli sociali per sfociare spesso in quelli governativi. Protagoniste di questa epocale rivoluzione sono - nella maggior parte dei casi - proprio le startup, quelle che propongono nuovi modelli, completamente disraptive rispetto alla consuetudine. Che infrangono gli schermi. Come Soundreef che come controparte ha nientemeno che la SIAE, il monopolio.
La diatriba con la SIAE
Una storia interessante che ha ribaltato non solo l’opinione pubblica, ma l’intero sistema. Soundreef è una startup italiana che ha la funzione di «autorizzare le imprese a utilizzare e diffondere musica in esercizi commerciali ed eventi live e raccoglie e distribuisce compensi per conto di autori, editori, etichette discografiche ed artisti». Un’idea italiana, di Davide D’Atri, e una società inglese, poiché questa startup è stata riconosciuta legalmente solo in Gran Bretagna. Un caso unico perché solo in Italia esiste tale protezionismo nei confronti del diritto d’autore. E neppure una Direttiva Europa, la cosiddetta Direttiva Barnier che consente a un titolare di diritti di scegliere liberamente l’organismo di gestione collettiva cui affidare i propri diritti, è riuscita a scardinare questo meccanismo. Già, perché il Governo italiano ha addirittura oltrepassato le scadenze previste dall’UE per il recepimento della direttiva. Nonostante più di 300 imprese, lo scorso aprile, abbiano firmato una lettera diretta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi per chiedere di porre fine al monopolio della SIAE nella gestione dei diritti d’autore sulle opere musicali.
Soudreef a Sanremo
E pensare che a Soudreef hanno aderito personaggi come Gigi D’Alessio, Fedez, Fabio Rovazzi, Tommaso Pini, cantautore fiorentino di 28 anni in gara al Festival di Sanremo 2017 e Nesli. E così Soundreef andrà quest’anno al Festival di Sanremo con ben 4 brani e La Rai e L’Ariston dovranno effettivamente pagare la licenza a Soundreef se vogliono utilizzare lecitamente quelle canzoni. Intanto Davide D’Atri ha recentemente partecipato all’Audizione alla Camera dei Deputati presso la Commissione Cultura: all’ordine del giorno la Direttiva sulla gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi, quello schema che s’è fatto attendere a lungo, ma che secondo D’Atri è «illecito» e «inutile», salvo l’introduzione di alcune modifiche da lui specificate.
Cosa prevede lo schema di decreto italiano
Nel dettaglio lo schema di decreto di recepimento della Direttiva UE prevede per i titolari di diritto di autore la possibilità di chiedere informazioni agli utilizzatori sui brani effettivamente suonati. «Di questa norma siamo soddisfatti - ci racconta Davide D’Atri, CEO di Soundreef -. In questo momento le informazioni sono quasi più importanti dei soldi. Così un avente diritto potrà chiedere a una radio gli effettivi brani suonati, ad esempio, e controllare se sono stati elargiti i compensi adeguati. L’abbiamo sempre suggerito e siamo felici che sia stato accolto. E’ un passo importante per la trasparenza». Ma questo sembra essere l’unico punto su cui Davide è concorde. «Per ciò che attiene alla possibilità di erogare la licenza e fare prezzi propri - continua il CEO di Soudreef - lo schema risulta incerto. Per certi aspetti sembra consentirlo, per altri no. E noi abbiamo chiesto che venga chiarito questo aspetto».
Il meccanismo di riscossione ancora a SIAE
Ma la parte più delicata è relativa al meccanismo di riscossione. Già perché lo schema di decreto prevede che la riscossione dei compensi continui ad essere affidata a SIAE. «C’è qualcuno che vuole riscuotere al posto nostro? - scherza con noi Davide - Che lo facesse. Ma il Governo dovrà aggiungere delle condizioni a questa semplice previsione in modo da rispettare gli operatori che devono incassare attraverso SIAE. A SIAE devono essere imposte delle regole come quelle previste per le telecomunicazioni. La SIAE può riscuotere, ma ci deve dare i soldi entro 30 giorni e deve applicare un aggio al 3%. Solo in questo modo possiamo parlare di un mercato che si innova e allo stesso tempo controlla gli abusi».
Un decreto a metà
Manca davvero poco tempo prima che lo schema di decreto diventi effettivamente operativo in Italia, ma di fatto le norme introdotte collimerebbero con la liberalizzazione prevista dalla Direttiva europea. Un mezzo passo, insomma. E pensare che Davide D’Atri aveva convinto gli investitori di Soundreef a creare una proprietà italiana per la propria società (inglese). «Credevo che ognuno dovesse fare qualcosa per la crescita del nostro Paese - conclude Davide -. Ma oggi sembra che l’Italia voglia strangolarci. Ci hanno definito cervelli che vogliono scappare dall’Italia. Ciò che è sicuro è che siamo corpi. E allora ditemi se è obiettivo della politica italiana è far chiudere una sua società».
- 10/12/2021 Alfredo Altavilla e Boris Collardi investono in Roboze, startup italiana della stampa 3D
- 23/06/2020 OGR Torino e Microsoft lanciano la Tech Revolution Factory
- 08/05/2020 Eugene Kaspersky lancia un acceleratore per startup che operano nel settore del turismo
- 11/03/2020 Un concorso per progetti digitali innovativi rivolti al mondo delle risorse umane