22 settembre 2023
Aggiornato 01:30
boom di richieste

Alle startup della Russia piace tanto l'Italia

La maggior parte deghli imprenditori stranieri che vogliono investire in Italia sono russi. Ecco alcune startup che hanno scelto il Belpaese per il loro sviluppo

Foto: Shutterstock

ROMA - Agli imprenditori russi piacciono le nostre startup. La nazione, infatti, risulta al primo posto per numero di partecipanti al progetto «Italia Startup Visa», lanciato dal ministero dello Sviluppo Economico allo scopo di attrarre investitori stranieri nella nostra Penisola. Sono 100 le candidature pervenute, di cui 24 arrivano proprio dalla Russia e 22 di queste sono già state accettate. Non è sempre vero, quindi, che debbono essere gli italiani e emigrare all’estero per reperire risorse, né tantomeno gli investitori puntare su startup oltre Manica o oltre oceano.

La startup dei viaggi in solitaria
Il primo russo a inoltrare la richiesta si chiama Denis Bulichneko, 32 anni, di Mosca, ed ha elaborato un’applicazione per turisti che viaggiano da soli e che vogliono sperimentare itinerari insoliti, al di fuori delle classiche rotte turistiche. L’app si chiama routes.tip e nasce dall’esperienza dello stesso fondatore che ha, più volte, navigato in lungo e in largo tutta l’Europa. «Nei miei viaggi mi sono accorto che mancava qualcosa - dice Denis Bulichneko -. Perdevo parecchio tempo cercando percorsi interessanti e insoliti, soprattutto in Italia, dove spesso è difficile reperire informazioni online, ad esempio sulla Sicilia». Grazie alla sua app ora i viaggiatori possono condividere le proprie esperienze su una mappa interattiva. «Questo progetto aveva bisogno di un luogo ricco di turisti. E l’Italia è l'ideale. La vicinanza agli altri Paesi europei poi fa sì che la richiesta di tali contenuti sia particolarmente elevata. E non dimentichiamo che il più delle volte le informazioni in lingua inglese in Italia sono carenti».

La startup del riciclo
Altro esempio di come gli imprenditori russi siano attratti dal nostro ecosistema innovativo è Silgros, società specializzata in riciclaggio ecologicamente avanzato. E quando parliamo di riuso, qui in Italia, andiamo alla grande. «La società – spiega Mikhail Danovskij, partner di Silgros -, lavora attraverso una particolare tecnologia basata sulla pirolisi che permette di smaltire rifiuti naturali e in particolare gli scarti del riso, ricchi di silicio, un materiale molto richiesto». La pirolisi, in particolare, è un processo di decomposizione termochimica di materiali organici, ottenuto mediante l'applicazione di calore.

Il panorama russo
Se per certi aspetti puntare sull’Italia può sembrare paradossale, la situazione non è poi così sorprendente. Secondo il Wall Street Journal, infatti, sono molti i fondi di venture capital che stanno lasciando il territorio russo per altri mercati, aprendo uffici all’estero e concentrando i loro investimenti su startup straniere. Un po’ come ha fatto il moscovita  Maxfield Capital, che quest’anno ha aperto uffici a Tel Aviv, Londra e New York. Secondo la Banca di Russia, capitali per circa 56,9 miliardi di dollari hanno lasciato il Paese nel 2015, e tra questi anche fondi che investono in imprese new technology. Le ragione dell’esodo, però, sono da una parte economiche, ma soprattutto politiche.