Startup, aumentano gli investimenti di venture capital: «Miglior crescita in Europa»
Cresce il numero delle operazioni di venture capital in Italia: con 100 milionid investimenti in venture capital, l'italia - a livello europeo - registra la crescita più intensa in investimenti tecnologici nel 2015
ROMA - Da una parte l’esplosione delle startup, diventata, per certi aspetti, anche una moda; dall’altra tutto il comparto di business angels e venture capital che queste startup le finanziano. Malgrado l’Italia non possa, di fatto, competere con i colossi di oltreoceano, negli ultimi anni i settori legati all’innovazione, digitale e tecnologica, hanno subito una forte crescita. Forse non siamo più soltanto il Paese della pizza e del mandolino e lo confermano i dati, numeri a cui possiamo e dobbiamo fare affidamento. Abbiamo fatto due chiacchiere con Luigi Capello, CEO di LVenture Group e fondatore di Luiss Enlabs, il più grande acceleratore d’impresa italiano con sede a Roma. Ecco cosa ci ha detto in merito alla situazione italiana in ambito di investimenti.
Investimenti di venture capital. Com’è la situazione italiana rispetto a quella del resto del mondo? Il mercato è in crescita o ci accontentiamo ancora delle briciole?
Anche se l’Italia è partita in ritardo, negli ultimi anni il venture capital nel nostro Paese ha intrapreso un trend ascendente arrivando a triplicare la sua presenza nel mercato. L’ultimo anno è stato molto interessante per le operazioni di venture capital, infatti sono state registrate ben 122 operazioni, con una media di poco più di 600mila euro l’una. Il nostro Paese, infatti, con i suoi circa 100 milioni di euro di investimenti in venture capital, è il mercato europeo che ha registrato la crescita più intensa in investimenti tecnologici nel 2015. Tra l’altro, Forbes ha individuato nell’Italia il nuovo bacino dell’innovazione, stilando una lista delle 5 startup più performanti fra cui, ricordo con piacere, due appartengono al portfolio di LVenture Group. Lo scenario mostra, dunque, un mercato del venture capital caratterizzato da forti segnali di crescita, sia in termini di operazioni che in relazione ai capitali investiti.
Le startup di quali settori ricevono più investimenti?
Negli ultimi anni gli investimenti in startup si stanno concentrando sui settori più innovativi e performanti del mercato. Nel 2015, per esempio, il 74% dei fondi complessivi è stato rivolto verso startup operanti nel settore del digitale, in particolare dei big data, del fintech e del cleantech, tutti mercati importanti per lo sviluppo tecnologico dell’Italia e fondamentali per affermarci a livello internazionale. C’è un altro settore che si sta affacciando al panorama internazionale e offre ottime opportunità ad investitori e imprenditori in quanto ancora molto aperto all’innovazione «disruptive»: il food. Infatti, l’ammontare degli investimenti fatti dai fondi di venture capital nel foodtech è già in piena espansione con 5,7 miliardi di dollari investiti nel corso del solo 2015 e una crescita annua del +152% rispetto al 2014 (fonte: CB Insights, 2016). Recentemente a Roma è stato presentato Startupbootcamp FoodTech, il primo programma di accelerazione globale e indipendente nel settore foodtech che ha LVenture Group tra i partner. Il foodtech è destinato a diventare rapidamente uno dei mercati più caldi per gli investitori e, vista l’eccellenza della produzione italiana in ambito agroalimentare, ci si aspetta un trend molto positivo nel nostro paese.
Per una startup ci sono investimenti alternativi al venture capital? Funzionano davvero?
Oltre al venture capital, le startup possono contare su altri investimenti privati forniti dai business angel, che vanno a rafforzare il panorama degli interventi. In quest’ottica abbiamo lanciato «Angel Partner Group», nuova associazione che vede LVenture Group tra i soci fondatori, con l’intento di riunire in una community investitori, manager, imprenditori e corporate che credono nel valore dell’innovazione. Per quanto riguarda le altre tipologie, sicuramente si possono notare dei miglioramenti nel settore degli investimenti pubblici, sia a livello regionale che nazionale. Nonostante ciò, questi non si qualificano ancora come alternativi a quelli privati e bisognerà aspettare ancora un po’ per avere una struttura solida all’interno del sistema pubblico.
Esistono dei limiti in Italia per la crescita delle startup rispetto ad altri Paesi?
In Italia non esistono veri e propri limiti per la crescita delle startup, di certo non mancano il talento, la creatività e la voglia di cambiare il mondo. Quello che ci differenzia dai modelli virtuosi di questo settore – penso per esempio agli Stati Uniti in cui il venture capital ha influito maggiormente sullo sviluppo di aziende innovative – è il numero ridotto di venture capitalist che investono in startup. Nel nostro Paese, inoltre, c’è un basso livello di cultura dell’imprenditoria e dell’innovazione. Il modello formativo è ancora incentrato essenzialmente sulla promozione del Manager, la figura che è chiamata a gestire società già esistenti mentre c’è poca sensibilità verso la formazione di figure di imprenditori, che creano e sviluppano un progetto radicalmente nuovo e lo fanno diventare impresa.
Cosa potrebbe fare il Governo per agevolare la crescita del tessuto innovativo italiano?
Il Governo ha capito l’importanza dell’innovazione per il nostro Paese e ha già cominciato a mettersi in moto per favorire le startup. Recentemente, con l’entrata in vigore del D.M. 25 febbraio 2016, sono stati introdotti gli incentivi fiscali per coloro che investono in startup innovative, anche attraverso società quotate come LVenture Group, ora in aumento di capitale. Le persone fisiche potranno detrarre ai fini Irpef un importo pari al 19% della somma investita, mentre le persone giuridiche possono godere di una deduzione ai fini Iref pari al 20% dell’investimento. Gli interventi non devono, però, concentrarsi solo sui capitali. È altrettanto importante lavorare sulla formazione per fornire gli strumenti adatti ai professionisti che si approcciano a questo settore e creare una vera e propria cultura dell’innovazione.
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