19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Secondo un esperto inglese

Alan Turing «non si suicidò»

Alan Turing, genio dell'informatica di cui ricorre oggi il centenario della nascita, non si sarebbe suicidato, come si ritiene comunemente: le conclusioni cui giunse l'inchiesta nel 1954 sarebbero infatti tutt'altro che inoppugnabili. Il grande scienziato perseguitato per la sua omosessualità

LONDRA - Alan Turing, genio dell'informatica di cui ricorre oggi il centenario della nascita, non si sarebbe suicidato, come si ritiene comunemente: le conclusioni cui giunse l'inchiesta nel 1954 sarebbero infatti tutt'altro che inoppugnabili.

PERSEGUITATO PERCHÉ OMOSESSUALE - Come riporta il sito della BBC infatti secondo Jack Copeland, uno dei principali esperti sulla vita e l'opera di Turing, l'avvelenamento da cianuro avrebbe potuto essere accidentale. Il matematico venne trovato morto nel suo letto con accanto una mela mangiata solo parzialmente: secondo il mito Turing - ossessionato dalla storia della mela avvelenata di Biancaneve - avrebbe deciso di togliersi la vita per sfuggire alla persecuzione di cui era oggetto in quanto omosessuale (non va dimenticato che sull'argomento la Gran Bretagna degli anni Cinquanta non era molto cambiata rispetto a quella di Oscar Wilde).
Secondo Copeland però Turing aveva l'abitudine di mangiare una mela prima di addormentarsi, spesso non la finiva e il ritrovamento del frutto non indica nulla, tanto più che la polizia non la sottopose ad alcun esame per accertare se contenesse del veleno; inoltre, aveva lasciato delle note sul suo tavolo per del lavoro da fare al ritorno in ufficio, il lunedì successivo.