19 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Oltre trecento famiglie radunate nel centro della città

Iraq, la feroce resistenza dell'Isis a Fallujah. Civili a rischio

Immagini diffuse in rete dallo Stato Islamico documentano la feroce resistenza dei jihadisti all'offensiva, lanciata ormai da una settimana, delle forze governative irachene a Fallujah

FALLUJAH - Immagini diffuse in rete dallo Stato Islamico (Isis) documentano la feroce resistenza dei jihadisti all'offensiva, lanciata ormai da una settimana, delle forze governative irachene per la riconquista di Fallujah, città sunnita a Ovest di Baghdad, presa dagli uomini del Califfato agli inizi del 2014.

La controffensiva Isis
Secondo «Agenzia Amaq", organo media dell'Isis, nel corso della controffensiva dei jihadisti su diversi fronti della città «almeno 70» tra i soldati iracheni e miliziani sciiti sono stati uccisi nella sola giornata di ieri. L'Agenzia Amaq posta anche sulla piattaforma social «Telegram» numerose fotografie di combattenti dell'organizzazioni impegnati nei combattimenti casa per casa.

100 combattenti
Notizie indirettamente confermate, nella sostanza, da parte irachena. Il generale Abdelwahab al-Saadi, comandante dell'intera operazione, ha ammesso che i combattenti dell'Isis hanno organizzato un feroce contrattacco. E questo dopo avere accerchiato la città da tre direzioni, spingendosi fino al sobborgo di Naimiyah. «Sono coinvolti circa 100 combattenti, sono pesantemente armati, ma non stanno usando autobomba o attentatori suicidi», ha spiegato, aggiungendo che i militari nell'area sono stati comunque capaci di rispondere, uccidendo almeno 75 jihadisti. Un consigliere provinciale, Rajeh Barakat, ha confermato che i soldati sono adesso in grado di riprendere la loro marcia da Naimiyah. «L'attacco è stato respinto con il supporto aereo della coalizione internazionale e degli aerei iracheni», ha aggiunto.

300 famiglie rischiano di diventare scudi umani
Intanto, l'Onu si è detta preoccupata per la sorte di oltre 300 famiglie irachene, intrappolate nella città di Fallujah e che potrebbero essere utilizzate dalle milizie jihadiste dello Stato Islamico (Isis) come scudi umani. «Vi sono informazioni credibili secondo le quali alcune famiglie sono state radunate nel centro della città dall'Isis ed è stato loro proibito di muoversi, il che lascerebbe intendere che abbiano intenzione di utlizzarle come scudi umani», ha spiegato la vice-emissario per l'Iraq delle Nazioni Unite, Lisa Grande. Il governo iracheno - al quale sono state trasmesse le informazioni pertinenti - «è molto cosciente della necessità di proteggere la popolazione civile», e per questo motivo le operazioni in corso per la riconquista della città «procedono più lentamente».

Minori ad alto rischio
Non solo: almeno 20mila bambini sono intrappolati nella roccaforte dei jihadisti dell'Isis in Iraq di Fallujah, assediata dalle forze irachene, e rischiano la fame e l'arruolamento forzato nelle file dei combattenti jihadisti. L'allarme è stato lanciato dal rappresentante dell'Unicef in Iraq Peter Hawkins. «L'Unicef ritiene che almeno 20mila bambini restino intrappolati nella città» ha detto Hawkins. I pochi abitanti che sono riusciti a fuggire da Fallujah dal lancio dell'offensiva irachena sull'Isis il 22-23 maggio parlano di grave carestia e siccità. Le poche centinaia di famiglie che sono fuggite sono accampate appena fuori da Fallujah e gli abitanti all'interno della città, contattati per telefono, riferiscono di condizioni ancora peggiori.

Possibili reclutamenti tra bambini
«I bambini corrono il rischio di essere arruolati a forza nei combattimenti, di essere sottoposti severe procedure di sicurezza e di essere allontanati dalla loro famiglie» ha detto Hawkins. «I bambini reclutati rischiano la vita e il futuro, sono costretti a portare e a usare armi, combattendo in una guerra di adulti». L'Unicef ha rinnovato l'invito all'apertura di un corridoio umanitario per consentire la fuga alla popolazione civile. L'Onu accusa l'Isis di usare i civili come scudi umani nella disperata difesa di un suo simbolico bastione in Iraq.

(Fonte Askanews)