18 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Ipotesi di una convention 'aperta' sempre più plausibile

Usa 2016, e ora Trump è nei guai

Come interpretare la 'batosta' di ieri subita da Trump in Wisconsin?

NEW YORK - Il successo di Ted Cruz nelle primarie in Wisconsin, nel lungo e complesso confronto con Donald Trump per diventare il candidato repubblicano alle prossime presidenziali statunitensi, non deve spingere a reazioni eccessive, ipotizzando che sia «un punto di svolta», come naturalmente affermato dal senatore del Texas davanti ai suoi sostenitori a Milwaukee, dopo la vittoria. Ma non può nemmeno essere archiviato come un evento ininfluente, considerando anche l'obiettivo realistico del partito: fare fuori Trump alla convention. A livello percentuale, a scrutinio quasi completato, Cruz ha ottenuto oltre il 48% e più di 13 punti di vantaggio su Trump; dei 42 delegati in palio, il miliardario ne otterrà tre o sei, come era stato previsto dagli ultimi sondaggi: un risultato che rallenta ulteriormente la sua corsa verso i 1.237 delegati necessari per ottenere la nomination.

Bocciato
Dopo il ritiro di Marco Rubio, che ha consentito all'elettorato repubblicano contrario alla nomination di Trump di non disperdere voti, il magnate dell'immobiliare non ha ottenuto nemmeno un delegato nello Utah ed è arrivata una bocciatura in Wisconsin, dove le proiezioni di qualche settimana fa gli assegnavano fino a 25 delegati sui 42 in palio. Le proiezioni di Five Thirty Eight, il sito di Nate Silver, lo statistico che non sbaglia una previsione elettorale negli Stati Uniti, lo fanno arrivare al massimo fino a 1.182 delegati. Per raggiungere la maggioranza, dovrebbe ottenere circa il 60% dei delegati ancora in palio (il dato provvisorio dopo il Wisconsin è di 740 delegati per Trump e 514 per Cruz).

La performance peggiore
Il risultato in Wisconsin di Trump è stato peggiore che nei vicini Illinois e Michigan - non certo un buon segno dato che Rubio si è ritirato dopo quelle primarie - ma migliore che ai caucus in Iowa e Minnesota. La differenza l'ha fatta l'ottima prestazione di Cruz, che si è avvicinato al 50% dei voti, dopo aver preso tra il 25 e il 30 per cento nei quattro Stati confinanti con il Wisconsin; il senatore, inoltre, è arrivato primo in tutti i gruppi demografici, anche in quelli che prima non lo avevano premiato, segno che non è solo il candidato degli ultraconservatori.

Cruz sta emergendo?
Questo può voler dire che Cruz sta emergendo come unica alternativa a Trump e che John Kasich, che ha vinto solo in Ohio, lo Stato di cui è governatore, non lo è; oppure, gli elettori repubblicani hanno ormai come unico obiettivo quello di fermare Trump e, per riuscirci, comprendono la necessità di votare Cruz per arrivare a una 'brokered convention', dove potrebbe emergere persino un terzo candidato. Quasi la metà degli elettori repubblicani in Wisconsin vuole un presidente con esperienza politica, secondo il risultato preliminare di un exit-poll di Abc News: una percentuale più alta che in Stati che hanno già votato. Altro segnale di un cambiamento?

Verso una contested convention?
Quella di Cleveland, in programma dal 18 al 21 luglio, potrebbe essere la prima 'contested convention' nella storia del partito repubblicano statunitense dal 1976, quando il presidente Gerald Ford riuscì ad avere la meglio su Ronald Reagan, per poi perdere alle elezioni generali contro Jimmy Carter. E potrebbe essere la prima 'brokered convention' dal 1948, da cui emerse come candidato Thomas Dewey. La differenza è semplice: si ha una contested convention quando dalle primarie non emerge nessuno con la maggioranza, ma un candidato riesce a ottenerla, grazie all'appoggio dei delegati 'liberi', prima della votazione inaugurale; diventa brokered con il fallimento della prima votazione: a quel punto, tutti i delegati possono votare per chi vogliono. Per questo, la scelta dei singoli delegati, attraverso un processo complicato in ogni Stato, potrebbe quest'anno rivelarsi decisiva per le sorti della convention. Un esempio: una persona può essere selezionata a livello locale per partecipare come delegato alla convention in quanto attivo sostenitore del partito da molti anni, perché è un ricco donatore o ha una fitta rete di conoscenze, a prescindere dal suo candidato preferito. Alla convention, questo delegato è costretto, in base ai risultati delle primarie o dei caucus nel suo Stato, a votare per Trump, pur essendo in realtà un sostenitore di Cruz. L'obbligo di votare per Trump, però, esiste solo alla prima votazione: dopo, sarebbe libero di votare, nel suo caso, per Cruz. 

Cosa succederà?
Una manciata di Stati e territori dà la possibilità ai candidati di scegliere i delegati, ma in 44 Stati, che equivalgono al 73% dei delegati, non è così, secondo i calcoli di Benjamin Ginsberg, che ha lavorato per la campagna elettorale di Mitt Romney nel 2012. L'Ohio è uno dei pochi Stati a permettere ai candidati di presentare una lista di delegati; molti altri organizzano convention statali per eleggerli e in alcuni casi sono i comitati esecutivi del partito a livello statale a deciderli, scegliendoli tra donatori e attivisti. L'argomento 'brokered convention' resterà centrale fino alla conclusione delle primarie, a giugno. Il prossimo appuntamento elettorale è nello Stato di New York, il 19 aprile, quando in palio ci saranno 95 dei 769 delegati ancora da assegnare: 81 in base ai risultati delle 27 circoscrizioni elettorali e 14 in base a quelli statali. Secondo la media dei sondaggi di Real Clear Politics, Trump gode del 53,3% delle intenzioni di voto, contro il 21,3% per Kasich e il 19% per Cruz.

(Con fonte Askanews)