16 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Non chiamatelo conflitto, è un vero e proprio genocidio

Iraq, don Al-Bazi: Isis rappresenta l'islam al 100%, sono assassini

Douglas Al-Bazi, parroco di Mar Eillia ad Erbil, in Iraq, si è rivolto al popolo di Cl durante una testimonianza al Meeting di Rimini, sostenendo che i musulmani sono tutti assassini: esattamente come i jihadisti dell'Isis

RIMINI (askanews) - «Se qualcuno dice che Isis non rappresenta islam ha torto. Isis rappresenta islam al 100%».Così Douglas Al-Bazi, parroco di Mar Eillia ad Erbil, in Iraq, si è rivolto al popolo di Cl durante una testimonianza al Meeting di Rimini «Una ragione per vivere e per morire: martiri di oggi». Il prete, che ha raccontato di aver subito due attentati e di essere stato sequestrato e incatenato per nove giorni, ha puntato il dito contro i musulmani violenti: «Forse qui da voi ci possono essere amici musulmani simpatici, ma là sono degli assassini».

L'Is rappresenta l'Islam
«Prima del 2003 - ha esordito Douglas Al-Bazi - c'erano più di 2 milioni (di cristiani, ndr), adesso siamo poco più di 200 mila. Immaginate che cosa può essere successo a tutti noi vero? Quando l'islam vive in mezzo a voi» in Occidente «la situazione potrebbe essere accettabile, ma quando uno vive in mezzo ai musulmani» in Medio Oriente «è impossibile. Non sono qui per spingervi all'odio contro l'islam, io sono il popolo dell'Iraq, io sono del popolo dei cristiani». Ma «se qualcuno dice che Isis non rappresenta islam ha torto. L'Isis rappresenta islam al 100%».

Genocidio
E' vero, qualcuno potrebbe testimoniare di avere «amici musulmani simpatici», ha proseguito il prete: «Sì, forse qui, ma là sono degli assassini»«Negli ultimi cento anni la mia gente è stata attaccata otto volte» quindi «apprezzo quando Papa Francesco parla di genocidio» nella mia terra, ha detto padre Douglas Al-Bazi. «Vi imploro: non chiamate quello che succede nel mio paese un conflitto, è un genocidio e il genocidio è in Siria». Perché attaccano i cristiani? si è chiesto il parroco di Mar Eillia ad Erbil. «Perché siamo l'ultimo gruppo istruito nel nostro Paese: noi siamo il sale del paese, senza quel sale il paese è senza significato, per questo non possiamo andarcene da questo paese. Non guardatemi come se fossi un eroe, chi sono io per lamentarmi di tutto questo? Come sacerdote in Iraq, in Medio Oriente si vive proprio una missione a senso unico: non sappiamo mai se uno esce da una Chiesa e se può rientrarvi vivo».

Sopravvissuto due volte
«Io sono sopravvissuto due volte, mi hanno sparato con una sorta di kalashnikov, sono stato colpito a una gamba e sequestrato per nove giorni. Dopo il servizio della domenica sono uscito, hanno bloccato la strada e mi hanno portato non so dove. Credo che ci distruggeranno in Medio Oriente, ma credo che l'ultima parola sarà la nostra. E sarà 'Gesù ci ha salvati'; non rinunceremo mai» a testimoniare. «Siamo l'unico gruppo che ha visto il volto del male: l'islam». Il sacerdote ha quindi chiesto alla platea di pregare per i cristiani in Iraq: «Aiutate la mia gente, salvate la mia gente. Sono un sacerdote e credo. Penso che mi ammazzeranno un giorno, però mi preoccupo dei nostri figli. Penso alla comunità come a una madre».