Libia: l'Occidente dice «picche»? Noi ricorriamo alla Russia
Visita di tre giorni del premier libico del governo di Tobruk in Russia. Per ottenere la revoca dell'embargo Onu sulle armi e ricevere così le forniture militari necessarie all'esercito per combattere il terrorismo, la Libia guarda ad Est. al-Thani ha infatti dichiarato di essere pronto a «collaborare con chiunque, anche con il diavolo».
MOSCA (askanews) - La Libia di Abdullah al-Thani guarda alla Russia, e alla Cina, per ottenere la revoca dell'embargo Onu sulle armi e ricevere così le forniture militari necessarie all'esercito per combattere il terrorismo. Al suo secondo giorno di visita a Mosca, il premier libico ha dichiarato di essere pronto a «collaborare con chiunque, anche con il diavolo», pur di avere forze di sicurezza efficaci, qualora l'Occidente non dovesse sostenere il Paese in tale sforzo.
Se l'Occidente ci abbandona, abbiamo il diritto di fare qualsiasi cosa
«Noi chiediamo all'Occidente di sostenere il nostro governo legittimo, chiediamo assistenza nell'addestramento del personale militare e della polizia. Se non dovessimo ottenere tale sostegno, siamo pronti a collaborare con chiunque, anche con il diavolo, per raggiungere tali obiettivi - ha detto oggi Thani, citato dall'agenzia di stampa Interfax - abbiamo bisogno di armi, e se l'Occidente ci abbandona, abbiamo il diritto di fare qualsiasi cosa in nostro potere per garantirci una vita dignitosa, e cercheremo di ottenere le armi in qualche altro modo». Già ieri, chiedendo il sostegno di Mosca per la revoca dell'embargo, al-Thani aveva sottolineando come la Libia sia oggi «fortemente dipendente» da russi e cinesi per poter contrastare il terrorismo. I libici possono farcela, ha dichiarato, ma hanno bisogno del sostegno di «Paesi amici» come la Russia per armare l'esercito e fornire sostegno di intelligence.
Tre giorni a Mosca
Al-Thani è a Mosca per una visita di tre giorni, accompagnato dal viceministro per gli Affari di sicurezza, Almahdi Allabad, dal ministro degli Esteri, Mohamed Dairi, e dal ministro della Difesa Masoud Erhouma. Secondo l'ufficio di Beida (est) dell'agenzia di stampa libica LANA, i colloqui di questi giorni puntano a rilanciare i rapporti bilaterali tra i due paesi, con l'obiettivo di concludere un accordo di cooperazione militare e tecnico. Al Thani non ha fatto mistero di voler riattivare «molti» degli accordi siglati con Mosca dall'ex regime di Muammar Gheddafi, tra cui diversi di carattere militare. Questione già sollevata lo scorso febbraio durante la visita al Cairo del presidente russo Vladimir Putin, quando si recò nella capitale egiziana anche il capo di Stato maggiore dell'esercito libico, il generale Abdulrazek al Nadoori.
Russia prima armatrice in Libia
Il portavoce di Nadoori, Ahmed al Mismari, ammise allora che «armare l'esercito libico è stata una delle questioni discusse dai presidenti egiziano e russo al Cairo», ricordando che la Libia ha «contratti per forniture belliche russe del valore di decine di miliardi di dollari, datati prima della rivoluzione del 17 febbraio 2011, che, se applicati, porterebbero a una rapida vittoria dell'esercito libico». «Da sempre gli armamenti dell'esercito libico arrivano da Est, dalla Russia, e abbiamo la conoscenza militare e tecnica per usare immediatamente queste armi», aveva aggiunto.
C'è ancora l'embargo
A fine febbraio, la Libia, appoggiata dall'Egitto, ha chiesto al consiglio di sicurezza Onu di revocare l'embargo in vigore dal 2011, che vieta di armare o di fornire munizioni all'esercito libico e prevede diverse sanzioni, tra cui una no-fly zone sulla Libia. Tuttavia, le potenze internazionali hanno risposto con riluttanza, in attesa di una «soluzione politica» al caos che regna nel Paese, di cui si contendono il controllo due parlamenti e i due rispettivi governi.
L'Occidente si assuma le sue responsabilità
Al Thani è stato infatti costretto a riparare a Tobruk, nell'Est della Libia, dopo che la milizia Fajr Libya ha preso il controllo di Tripoli lo scorso agosto. Proprio in questi giorni sono ripresi in Marocco i negoziati tra le due parti, mediati dall'inviato Onu per la Libia, Bernardino Leon, con l'obiettivo di arrivare a un governo di unità nazionale capace di riportare stabilità nel paese e fronteggiare la minaccia terroristica posta dai jihadisti dello Stato islamico (Isis), attivi nell'Est libico. «I Paesi occidentali devono assumersi la responsabilità del caos in Libia», ha denunciato al Thani da Mosca. Da parte sua, il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha sottolineato che i colloqui in corso si stanno concentrando «sul modo migliore per tornare all'integrità territoriale» del paese.
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