31 luglio 2025
Aggiornato 22:00
Anniversari

A 20 anni dal genocidio, il Ruanda accusa Francia e Belgio di averlo «preparato politicamente»

Cento giorni di follia collettiva costati la vita a almeno 800mila persone. Per ricordare tutte le vittime il Paese africano si ferma per una settimana. Alla commemorazione non parteciperà Parigi dopo che l'attuale presidente Paul Kagame, in un'intervista al settimanale Jeune Afrique ha denunciato il ruolo delle due ex potenze coloniali nelle violenze

KIGALI - Vent'anni fa il Ruanda venne sconvolto da uno dei massacri più sanguinosi della storia dell'umanità. Cento giorni di follia collettiva costati la vita a almeno 800mila persone su una popolazione totale di circa 8 milioni. A morire furono soprattutto i tutsi, etnia minoritaria al potere, ma anche tantissimi membri della maggioranza hutu che si erano rifiutati di uccidere degli innocenti.

RUOLO DIRETTO DI FRANCIA E BELGIO - Per ricordare tutte le vittime del genocidio il Paese africano si ferma per una settimana. Alla commemorazione non parteciperà però la Francia dopo che l'attuale presidente del Ruanda, Paul Kagame, in un'intervista al settimanale Jeune Afrique ha denunciato «il ruolo diretto di Belgio e Francia nella preparazione politica del genocidio». «Siamo sorpresi - ha detto Romain Nadal, portavoce del ministro degli Esteri francese - da queste dichiarazioni inaccettabili e che sono in contraddizione con il processo di riconciliazione e di dialogo tra la Francia e il Ruanda avviato da diversi anni».

FRANCIA DISERTA - Per questa ragione il presidente della Repubblica, François Hollande, ha deciso che il suo ministro della Giustizia, Christiane Taubira, non si recherà come previsto a Kigali, la capitale ruandese, per le commemorazioni.