29 marzo 2024
Aggiornato 00:00
Molti i delusi tra i suoi ex sostenitori

Liberia: elezioni difficili per Sirleaf, nonostante il Nobel

Molti elettori continuano a vivere in povertà, tanto da voler votare, domani, per il leader dell'opposizione, Winston Tubman

ROMA - Il Premio Nobel per la Pace potrebbe non bastare al Presidente liberiano Ellen Johnson Sirleaf per ottenere il secondo mandato alle elezioni in programma domani. Nonostante i progressi registrati dal 2005 a oggi per ricostruire un Paese devastato da 14 anni di guerra civile, molti elettori continuano a vivere in povertà, tanto da voler votare, domani, per il leader dell'opposizione, Winston Tubman.

«Per i giovani come me non ha fatto nulla - denuncia al Guardian un ex combattente di 32 anni, Prince Flomo - l'abbiamo eletta presidente perchè pensavamo che avrebbe sistemato le cose». Tanti di quanti sostennero Johnson Sirleaf nel 2005 oggi sono invece al fianco di Tubman, avvocato e nipote dell'ex Presidente liberiano William Tubman, riconosciuto come «il padre della Liberia moderna» per aver guidato il Paese dal 1944 fino alla sua morte, nel 1971.

All'annuncio del Nobel a Johnson Sirleaf, Tubman ha reagito con parole dure: «Sirleaf non merita un premio Nobel per la pace, perchè ha compiuto delle violenze in questo Paese. Questo premio è inaccettabile e non meritato». Quindi ha criticato l'assegnazione di un premio tanto prestigioso a quattro giorni dal voto. Nel corso della sua campagna elettorale, il leader dell'opposizione ha puntato molto sulla «vera riconciliazione» dopo la guerra conclusa nel 2003, che causò almeno 250.000 morti.

Nel suo ultimo comizio, tenuto ieri a Monrovia, il Presidente uscente ha difeso il suo operato e ha chiesto agli elettori di concederle un secondo mandato: «In sei anni non si può ricostruire un paese devastato. Questo paese era stato completamente distrutto. Le istituzioni non funzionavano, le infrastrutture erano distrutte, non esisteva lo stato di diritto. Abbiamo avuto bisogno di tempo per ricostruire e abbiamo fatto molti progressi. Questo perché abbiamo ottenuto il riconoscimento della comunità internazionale e della maggioranza della popolazione liberiana. La vita è cambiata per molta gente, ma non per tutti. Abbiamo ancora delle cose da fare».

Parlando con il Guardian, il Presidente ha ammesso che, come già nel 2005, anche domani sarà decisivo il ruolo delle donne: «Quello delle donne è sempre stato un ruolo cruciale. Il loro voto sarà fondamentale». Ma anche le donne, scrive il quotidiano britannico, sono rimaste deluse. «Ho votata Ellen - ha detto Mamie Folay, un'ambulante nella periferia di Monrovia - ma dal 2005 ad oggi non ho avuto nulla per vivere meglio». Se infatti riesce a sfamare la famiglia, Folay non riesce a guadagnare abbastanza per mandare i figli a scuola.