GB: scandalo note spese dei ministri, nuovi guai per Gordon Brown
E domani il Telegraph intende occuparsi dell'opposizione
LONDRA - Lo scandalo delle note spese gonfiate da ben 13 ministri del governo britannico riempie i giornali di Londra; oggi alla vicenda che sta travolgendo il premier Gordon Brown ben 9 pagine sono dedicate dal Daily Telegraph. Da quando ieri sera il sito del quotidiano ha pubblicato la sua lunga e dettagliata inchiesta, si parla di poco d'altro sui media britannici. Il ritratto che ne esce dell'esecutivo è ben poco lusinghiero.
Il primo scandalo fu nel marzo 2008, quando si scoprì che il ministro dell'Interno, Jacqui Smith, si era fatta rimborsare le spese per i filmini porno acquistati dal marito.
Ma l'episodio non è servito d'avvertimento ai colleghi che hanno continuato a gonfiare le note spese. Lo stesso primo ministro, ha rivelato il Telegraph, si faceva rimborsare dai contribuenti la donna di servizio che divideva con il fratello Andrew, alto dirigente di Edf Energy. Per la precisione, Brown rimborsava al fratello le spese sostenute per le pulizie (oltre seimila sterline); i due risiedevano in due appartamenti del quartiere di Westminster (Brown aveva scelto di non risiedere al numero 10 di Downing Street).
Un portavoce di Brown ha confermato che il premier aveva ricevuto un rimborso di 150 sterline (168 euro) nel 2006 per un intervento idraulico, affermando però che si era trattato di un errore prontamente rimborsato da Brown «non appena ne è giunto a conoscenza».
Ma il Telegraph insiste. Il ministro della Giustizia, Jack Straw, è riuscito a farsi rimborsare delle imposte locali che non aveva nemmeno pagato. Straw in effetti si è scusato per «l'errore» affermando che «la contabilità» non è mai stata il suo forte.
Al centro di molti dei «trucchetti» ministeriali c'è la legge che autorizza i parlamentari a sostenere spese per una seconda residenza quando non sono eletti in un collegio londinese. Che dire del ministro degli Esteri David Miliband, che si è fatto rimborsare quasi 30.000 sterline (33.600 euro) di spese su cinque anni, relative alla sua residenza nel suo collegio elettorale, di un valore di 120.000 sterline... Fra le altre cose, Miliband ha richiesto 180 sterline a trimestre per lavori di giardinaggio nella sua villa sulla costa a South Shields, vicino a Newcastle.
E ancora: il sottosegretario con delega per il Galles, Paul Murphy, si è fatto rimborsare oltre 3.000 sterline per un nuovo sistema di acqua calda per la sua residenza secondaria: e a pezza d'appoggio ha inviato una lettera all'Ufficio spese del parlamento spiegando che l'acqua usciva troppo calda dai rubinetti.
Il ministro degli Alloggi, Margaret Becket, ha cambiato casa tre volte e a ogni giro si è fatta «offrire» un televisore nuovo. Secondo il Telegraph in questo caso il trucco era più elaborato ed effettivamente illecito: Becket dichiarava la sua prima casa come residenza secondaria per farsi rimborsare le spese.
Dalla prospettiva italica, verrebbe da sorridere. Tanto più perché nessuna legge è stata infranta dai ministri con le loro note spese; ma le rivelazioni del Telegraph sono imbarazzanti per un premier che si è impegnato a riformare il sistema dei benefit per i parlamentari limitando gli sprechi.
Le note spese avrebbero dovuto essere rese pubbliche in luglio. Il Telegraph ne ha ricevuto anticipazione. Il Guardian, velenosamente, osserva questa mattina che «una copia di un Cd con tutti i dettagli negli ultimi mesi è stata offerta a una serie di quotidiani per una somma a sei cifre»: come dire, il Telegraph è il solo che ha accettato di pagare oltre centomila sterline per averla.
Intanto il Daily Telegraph, per par condicio, promette altre rivelazioni: domani, il quotidiano intende occuparsi dei rimborsi spese dei parlamentari dell'opposizione.
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