24 aprile 2024
Aggiornato 13:00

In Thailandia proseguono gli scontri, 2 morti, oltre 100 feriti

Premier Abhisit: «Ordine quasi ristabilito a Bangkok»

BANGKOK - E' salito ad almeno due morti e 101 feriti il bilancio dei violenti scontri in corso da ieri mattina a Bangkok fra i manifestanti antigovernativi e l'esercito che usa gas lacrimogeni e cannoni ad acqua e che in alcuni casi ha sparato in aria per respingere gli attacchi delle «camicie rosse» con bombe molotov e sassaiole.

Le due vittime tuttavia sono morte in una sparatoria avvenuta in un quartiere di Bangkok dove un gruppo di residenti si è scontrato con un centinaio di «camicie rosse», che hanno aperto il fuoco contro i residenti uccidendone due e ferendone almeno cinque.

Il premier tailandese Abhisit Vejjajiva ha tuttavia annunciato che la missione delle forze dell'ordine per ristabilire la sicurezza nella capitale «è pressoché completata»: «La maggior parte dei disordini è stata sedata, ad eccezione della manifestazione attorno alla sede del governo, che continua nella sua politica moderata e negoziale per evitare la perdita di vite umane. Chiedo alle autorità di continuare a dimostrare fermezza», ha continuato Abhisit, che le immagini mostravano con a fianco i vertici militari.

Un edificio del ministero dell'Istruzione e sette autobus sono stati incendiati in prossimità della sede del governo tailandese, luogo del principale raduno dei manifestanti che fino a poco fa era stato risparmiato dalle violenze.

Gli scontri, il cui bilancio resta provvisorio, sono scoppiati nei pressi dell'incrocio Din Daeng occupato dai manifestanti che dei militari hanno tentato di far sgomberare; degli oltre cento feriti, la maggior parte sono manifestanti.

L'esercito tailandese utilizzerà «qualsiasi mezzo per ristabilire l'ordine», aveva avvertito il suo comandante in capo, il generale Songkitti Jaggabatara, in un intervento in diretta alla televisione. Il Primo ministro Abhisit aveva decretato ieri lo stato d'emergenza a Bangkok per far fronte alle manifestazioni delle «camicie rosse» - sostenitori dell'ex Primo ministro in esilio Thaksin Shinawatra - che da settimane reclamano a gran voce le sue dimissioni e elezioni anticipate.

Contrariamente a quello che aveva fatto nel corso delle manifestazioni degli oppositori filo-monarchici che a fine 2008 avevano preso di mira un governo pro-Thaksin accelerandone la caduta, l'esercito thailandese, questa volta, non è rimasto inerte contro i dimostranti. Le autorità hanno rafforzato la sicurezza nei porti e negli aeroporti e nelle altre principali infrastrutture, ha annunciato il portavoce del governo. Numerosi Paesi stranieri hanno consigliato ai rispettivi cittadini di evitare Bangkok o di restare nei loro hotel.

Sabato, un summit dell'Asean era stato annullato a Pattaya dove le «camicie rosse» avevano preso d'assalto l'hotel in cui si svolgeva l'evento. L'arresto, ieri, del leader dei manifestanti di Pattaya, l'ex cantante pop Arisman Pongreungrong, ha aggravato la situazione.

Thaksin Shinawatra, 59 anni, ex uomo forte della Thailandia rovesciato da un golpe militare nel 2006, è fuggito all'estero per sottrarsi ad una condanna e a diverse inchieste anticorruzione. Uomo d'affari controverso, resta tuttavia popolare fra le fasce più povere della popolazione e in particolare nelle regioni rurali del nord.

Abhisit Vejjajiva, 44 anni, è diventato Primo ministro il 15 dicembre dopo la caduta di un'alleanza governativa pro-Thaksin a seguito di imponenti manifestazioni che avevano portato all'occupazione per otto giorni dei due aeroporti di Bangkok. Le «camicie rosse» accusano Abhisit di essere una «marionetta» dell'esercito e di alcuni consiglieri del re.