19 marzo 2024
Aggiornato 08:30

Afghanistan, Conferenza Aia: oggi Usa e Iran allo stesso tavolo

Rilancio sforzi internazionali, per l'Italia presente Frattini

ROMA - Ci saranno un centinaio di delegazioni, fra governi e organismi mondiali, ma due protagonisti assoluti: Stati Uniti e Iran. La comunità internazionale si riunisce oggi all'Aia per dare nuova linfa agli sforzi sulla sicurezza e la stabilizzazione in Afghanistan, pochi giorni dopo la presentazione ufficiale della nuova strategia americana per la regione afgano-pachistana da parte di Barack Obama.

Alla riunione di un giorno, presieduta dall'Onu e fortemente sostenuta dalla nuova Casa Bianca (che l'ha proposta lo scorso 5 marzo in occasione di una ministeriale Nato), saranno presenti Washington, con il segretario di Stato Hillary Clinton, e Teheran, rappresentata con ogni probabilità dal viceministro degli Esteri, Mohammed Mehdi Akhundzadeh. I lavori saranno aperti dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon e dal presidente afgano Hamid Karzai, non mancheranno le potenze emergenti regionali, come Cina e India, e per l'Italia parteciperà il capo della diplomazia Franco Frattini. E nell'immediata vigilia del summit, a quanto riferisce la Cnn, il segretario di Stato americano Hillary Clinton non esclude un incontro bilaterale con la delegazione iraniana.

Il segretario di Stato ha confermato che «non ha in agenda» un incontro con il vice ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Mehdi Akoundzadeh, che rappresenta oggi Teheran all'Aia. Ma, riferisce la Cnn, Clinton ha lasciato le porte aperte a questa ipotesi, spiegando di non poter prevedere in anticipo come si svilupperanno le discussioni.Quanto al possibile ruolo che l'Iran potrà svolgere per la stabilizzazione dell'Afghanistan, Hillary Clinton ha commentato: «Il fatto che hanno accettato l'invito a partecipare lascia ritenere che credono di poter giocare un proprio ruolo. E noi aspettiamo di saperne di più». E una prima, indiretta, risposta alla Clinton viene proprio dal delegato iraniano all'Aia, il vice ministro degli Esteri Mohammad Mehdi Akoundzadeh.

«La presenza delle truppe straniere non può portare pace, sicurezza, stabilità nel paese», ha detto il diplomatico di Teheran, spiegando che solo gli afgani sono in possesso delle 'chiavi per il futuro' del loro paese. La presenza delle truppe straniere in Afghanistan, si legge sulla Bbc, secondo Mehdi Akoundzadeh «incoraggia l'estremismo». «Questa politica che altri decidono per la nazione e le autorità afgane non funziona e non potrà funzionare», ha aggiunto. Stando agli americani la conferenza, comunque, si può già considerare «un successo» alla vigilia, visti il numero e la qualità dei partecipanti «con un periodo tanto breve per organizzarsi» come ha sottolineato oggi l'inviato speciale del presidente statunitense per Afghanistan e Pakistan, Richard Holbrooke, dopo un incontro all'Aia con il ministro degli Esteri olandese Maxime Verhagen. Secondo Holbrooke, la riunione in Olanda è «il segnale che il mondo non ha dimenticato l'Afghanistan e riconosce che il Pakistan fa parte del problema». La partecipazione, senza precedenti, della Repubblica islamica segue la significativa apertura nei confronti di Teheran da parte di Obama, espressa in particolare in un lungo video-messaggio indirizzato agli iraniani una decina di giorni fa, centrato sulla necessità di «stabilire rapporti costruttivi tra Usa, Iran e comunità internazionale» e avviare una «nuova stagione» del dialogo. L'Iran sarà presente senza dubbio anche perché travolto dall'afflusso nel suo territorio di rifugiati ed eroina provenienti dal paese confinante.

Per affrontare la situazione d'insicurezza alimentata da talebani e qaedisti, Washington ha fatto pressioni su Onu, Nato e Unione Europea perché seguano l'esempio americano fornendo mezzi militari e civili supplementari, oltre a impegnarsi per un migliore coordinamento. In un'intervista al Financial Times il segretario generale dell'Onu, Jaap de Hoop Scheffer ha stimato a due miliardi di dollari l'anno il costo della sola formazione per la polizia e l'esercito afgani. Quanto a Frattini, proprio pochi giorni fa in Repubblica ceca, sottolineava la necessità di «coordinare» al meglio, o addirittura «integrare nella stessa strategia» i vari interventi di addestramento. «Crediamo che tutte le iniziative di formazione della polizia debbano essere, ancor più che coordinate, integrate in un'unica strategia» ha precisato Frattini, confermando che 200-250 soldati supplementari saranno dispiegati dall'Italia nel paese asiatico per il periodo delle presidenziali, che si terranno il prossimo 20 agosto. Secondo un funzionario dell'Alleanza Atlantica, che si è espresso sotto anonimato (nella settimana del vertice di Strasburgo-Kehl), gli Usa vorrebbero che il fondo fiduciario dell'Alleanza destinato a coprire i costi dell'esercito e della polizia afgana arrivi a raccogliere 500 milioni di dollari, mentre al momento ne ha messi insieme appena 25.

De Hoop Scheffer ha spiegato che si punta molto sull'intervento di paesi ricchi come Giappone, Arabia saudita e paesi del Golfo che saranno presenti all'Aia per annunciare i loro primi contributi a questo fondo, piuttosto che sui paesi Nato che sborsano già «cifre enormi» per i loro militari. E' in programma anche una discussione, almeno sul piano bilaterale con gli Stati Uniti, della proposta di Parigi di una nuova missione Ue. Ora sul campo ci sono già «una missione Eupol (finora sono stati reclutati 320-330 uomini sui 400 necessari, ndr), che purtroppo stenta a partire» e «una missione training di Isaf, di cui noi italiani siamo i primi contributori, che funziona» ha fatto notare nei giorni scorsi Frattini. A queste iniziative si aggiunge il piano francese di una nuova missione europea (formata dalla Gendarmeria d'Oltralpe, insieme a Carabinieri e Guardia civile spagnola) che dovrebbe occuparsi di addestramento e supporto, su cui il ministro italiano ha espresso forti «dubbi, se non venisse coordinata» con le altre missioni.

Il 'padrone di casa' Verhagen ha indicato che la conferenza dovrà innanzi tutto esprimere il suo «sostegno politico» all'Afghanistan. «Più di sette anni dopo l'inizio dell'intervento della comunità internazionale, i talebani non sono ancora sconfitti definitivamente, il traffico di droga prospera, il potere a Kabul resta debole e diviso, il leader di Al Qaida Osama bin Laden è ancora a piede libero» ha valutato il ministro olandese. Per Frattini sull'Afghanistan, Obama ha fatto «un primo passo importante» e una svolta «condivisibile». L'Italia tiene, in particolare, alla «dimensione regionale» del «problema, che comprende Pakistan e Afghanistan e non solo l'Afghanistan» ha più volte ribadito il titolare della Farnesina. Proprio la presidenza italiana del G8 ha invitato per prima la comunità internazionale a distinguere fra il dossier nucleare e la questione delle crisi regionali, in cui l'Iran è un attore chiave e dev'essere coinvolta. Per fine giugno a Trieste è in programma una grande conferenza internazionale proprio su questo tema, dove dovrebbe ripresentarsi anche Teheran, a margine della riunione dei ministri degli Esteri del G8. spr vog coa aqu