29 marzo 2024
Aggiornato 10:30
L'epilogo di due anni di tensioni

Thailandia: l'opposizione assedia il parlamento

Lo scopo dei manifestanti è bloccare i lavori del parlamento e di rovesciare il governo del primo ministro Somchai Wongsawat, considerato un manichino di Thaksin Shinawatra, l'ex capo del governo in esilio

BANGKOK - Sono decine di migliaia le persone che da lunedì mattina assediano la sede del Parlamento tailandese, in quella che i leader del partito di opposizione, Alleanza popolare per la democrazia, hanno definito la «battaglia finale». L’ultimo capitolo, cioè, di una crisi politica che turba la Thailandia da almeno due anni.

Lo scopo dei manifestanti è bloccare i lavori del parlamento e di rovesciare il governo del primo ministro Somchai Wongsawat, considerato un manichino di Thaksin Shinawatra, l'ex capo del governo in esilio per corruzione che gode ancora di una notevole popolarità nel nord del Paese ma è inviso da una gran parte delle elite tradizionali di Bangkok.

Ora, almeno uno dei due obiettivi è stato raggiunto. I sostenitori del movimento di opposizione nella mattinata di oggi hanno infatti circondato numerosi edifici governativi nel cuore della capitale, Bangkok. Tra questi anche il Parlamento che è stato costretto ad aggiornare la seduta perché, come ha annunciato il presidente del Parlamento Chai Chidchob, «era impossibile riunirsi».

Sondhi Limthongkul, uomo d'affari e co-fondatore della Pad, ieri sera aveva avvertito che i suoi sostenitori avrebbero ingaggiato la «battaglia finale» contro il governo che accusa di essere «corrotto» e «al soldo» di Thaksin.

Thaksin è stato Primo ministro per cinque anni prima di essere rovesciato da un golpe militare nel 2006. Da allora vive in esilio all'estero. I suoi luogotenenti sono tornati al potere con le elezioni politiche del dicembre 2007, le prime dal colpo di Stato. Il governo attuale è guidato da Somchai Wongsawat, cognato di Thaksin.

L’attuale crisi Thailandese deve essere letta ed interpretata proprio a partire del golpe di due anni fa e, con ancor maggior precisione, dall'installazione di un governo di coalizione, guidato dal Partito del Potere del Popolo (PPP), leale al Primo Ministro spodestato Thaksin.

Il programma del PPP prevedeva la modifica della costituzione elaborata dalla giunta che nel 2006 rovesciò Thaksin, cosa che fatto innescare la rivolta antigovernativa. Le disposizioni elettorali della costituzione, infatti, sono state progettate per impedire al PPP di ottenere il potere e per conferire ampi poteri di controllo alla commissione elettorale e alle corti giudiziarie nei confronti di partiti politici, governo e Parlamento.

Con la vittoria nelle elezioni del dicembre 2007, il governo del PPP stava cercando di emendare la costituzione, per rimuovere il potere della commissione elettorale e delle corti di dissolvere un partito eletto al Parlamento. Inoltre Samak Sundaravej, leader del PPP, aveva suggerito di rimuovere la clausola che protegge i capi del golpe del 2006 da un possibile processo. Una richiesta che ha inevitabilmente provocato le reazioni dei vertici militari e ha foraggiato le tensioni degli ultimi mesi.