24 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Agricoltura

L'Italia ha perso un terzo dei suoi frutteti in 15 anni

Il Belpaese rischia seriamente di perdere il primato europeo per la produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea. L'allarmante dato è stato diffuso dalla Coldiretti in occasione della Giornata dell'ortofrutta al Padiglione Coldiretti di Expo 2015

MILANO – Negli ultimi 15 anni l'Italia ha perso un terzo dei suoi frutteti, con la scomparsa di più di 140mila ettari coltivati ad alberi da frutto, e il Belpaese rischia seriamente di perdere il primato europeo per la produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea. L'allarmante dato è stato diffuso dalla Coldiretti in occasione della Giornata dell'ortofrutta al Padiglione Coldiretti di Expo 2015.

DIMEZZATA LA SUPERFICIE A LIMONI - L'associazione ha sottolineato come la superficie coltivata a frutta sia passata da 426mila ettari a 286mila, un crollo netto del 33 per cento in 15 anni, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati Istat sulle coltivazioni legnose agrarie pubblicati nel 2015. Gli agricoltori hanno dovuto abbandonare questo tipo di coltura a causa dei prezzi di vendita troppo bassi, con i quali non riescono a coprire nemmeno i costi di produzione. Il frutto che ha risentito maggiormente della crisi del settore è il limone con la superficie a lui dedicata che si è dimezzata (-50 per cento), seguito dalle pere (-41 per cento), pesche e nettarine (-39 per cento), arance (-31 per cento), mele (-27 per cento), clementine e mandarini (-18 per cento). I prodotti made in Italy sono stati rimpiazzati da frutta straniera, con le importazioni che negli ultimi 15 anni sono aumentate del 37 per cento ed hanno quasi raggiunto i 2,1 miliardi di chili, ma il calo del settore è anche dovuto a una progressiva riduzione dei consumi da parte delle famiglie.

MONCALVO, TREND DRAMMATICO - Per il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo si tratta di un «trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori». Moncalvo ha aggiunto: «Occorre intervenire per promuovere i consumi sul mercato interno e per sostenere le esportazioni, che in quantità sono rimaste pressoché le stesse di quindici anni fa. Ci sono infatti segnali positivi di ripresa dell'economia che non vanno sottovalutati, come l'inversione di tendenza nei consumi di frutta in Italia che non si registrava dall'inizio della crisi, mentre opportunità possono venire anche dall'estero per il tasso di cambio favorevole».

L'EMBARGO RUSSO - A preoccupare è il blocco delle esportazioni dei prodotti ortofrutticoli dell'Ue verso la Russia a causa dell'embargo deciso da Putin, in vigore dal 7 agosto 2014 e recentemente prorogato al 6 agosto 2016, che porta a perdite dirette e indirette al settore ortofrutticolo nazionale. Perdite dirette per mancate esportazioni e indirette a causa di un appesantimento generale del mercato comunitario che - ha sostenuto Moncalvo - deve essere compensato da misure adeguate da parte dell'Unione Europea. «Serve - ha concluso - anche rimuovere gli ostacoli strutturali che determinano uno svantaggio competitivo per le nostre imprese, con regole armonizzate sulle importazioni dall'estero dove spesso vengono utilizzati prodotti chimici vietati in Italia, controlli qualitativi piu' stringenti anche sulla reale provenienza della frutta in vendita, senza dimenticare i costi aggiuntivi dovuti dall'arretratezza del sistema di trasporti, come il recente caso dell'autostrada siciliana ha drammaticamente evidenziato».