26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Precarietà e caro-affitti

Cgil: 7 milioni di giovani a casa con i genitori

Tra questi il 40% ha oltre 25 anni e metà è precario. Italia fanalino di coda

ROMA - A causa della disoccupazione, della precarietà del lavoro e del caro-affitti ben sette milioni di giovani, quelli compresi tra i 18 e i 34 anni, vive ancora a casa con i genitori. La denuncia arriva da un'indagine condotta dalla Cgil e dal Sunia sulla condizione abitativa dei giovani promossa per la campagna 'La casa nel percorso di autonomia delle nuove generazioni'.

GENERAZIONE «MILLEURISTI» - All'interno di questa fascia il 40% ha più di 25 anni mentre uno su due ha sì un'occupazione ma è precaria: è la generazione dei milleuristi coloro che per intero hanno assorbito il costo della crisi economica. Secondo l'analisi della Cgil il 60% delle persone fino a 35 anni percepisce un reddito mensile inferiore a mille euro, senza dimenticare che il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato il 28,6%. Dati che rendono complesso il superamento delle barriere che separano i giovani dall'accesso alla casa. I canoni di affitto sono eccessivamente alti, pari a 1.020 euro per i nuovi contratti e 750 euro per i rinnovi. Secondo la ricerca la presenza dei giovani che in Italia vivono in questa 'coabitazione forzata' tra genitori e figli pone il nostro paese «all'ultimo posto tra i principali paesi europei» e le motivazioni di questa costrizione, rileva lo studio del sindacato, «risiedono nel livello dei canoni, per non parlare del costo delle abitazioni, e nelle condizioni precarie di lavoro che generano bassi redditi». Per questo la Cgil ritiene «indispensabile rivendicare un 'Patto per l'abitare' - osserva Laura Mariani responsabile delle Politiche abitative per il sindacato di Corso d'Italia - che sia in grado di far incontrare la domanda dei bisogni giovanili con un'offerta adeguata in modo da regolare un mercato con trasparenza».

L'esplosione di questi due dati dimostra per il sindacato «come ci sia stata negli anni una 'dismissione' delle politiche abitative: gli interventi recenti, come la cedolare secca, hanno soltanto favorito i proprietari con misure di carattere fiscale senza una contropartita in termini sociali per calmierare il mercato». Tutto ciò poi a fronte di un 30% dei giovani che non lavorano, di un 20% che non studia e non lavora (Neet - Not in Education, Employment or Training), di un 30% che ha un lavoro atipico e di un 60% che guadagna meno di 1.000 euro mensili.