29 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Federalismo fiscale

Con le nuove addizionali regionali Irpef aumenti +82,8%

Passando dagli attuali 273 euro medi pro capite ai 499 euro. E’ quanto emerge, analizzando il gettito attuale dell’IRPEF regionale, da una simulazione della UIL

ROMA - L’ipotesi contemplata nello schema di decreto per il federalismo fiscale regionale, in discussione alla Commissione Bicamerale per l’attuazione del Federalismo Fiscale, potrebbe comportare a regime nel 2015, probabili e possibili aumenti dell’Addizionale Regionale IRPEF di 226 euro medi annui per ogni contribuente (+ 82,8%), passando dagli attuali 273 euro medi pro capite ai 499 euro.
E’ quanto emerge, analizzando il gettito attuale dell’IRPEF regionale, da una simulazione della UIL che considera il caso in cui tutte le Regioni si avvalessero della facoltà, prevista dalla bozza di Decreto, di aumentare l’aliquota fino al 3% (per i lavoratori e pensionati l’aliquota all’1,4% per i redditi fino ai 28 mila euro), gradualmente fino al 2015.

In particolare, per quanto riguarda i lavoratori dipendenti e pensionati, spiega Guglielmo Loy – Segretario Confederale UIL, l’aumento sarebbe mediamente di 228 euro, passando dagli attuali 270 euro ai 498 euro.

Secondo questa ipotesi, un lavoratore dipendente, rientrante nello scaglione di reddito fino a 15 mila euro pagherebbe mediamente 129 euro l’anno, con un aumento del 16,4%; un pensionato pagherebbe mediamente 156 euro, con un aumento del 17,3%; mentre un lavoratore autonomo pagherebbe mediamente 155 euro, con un aumento del 150%.
Per i redditi compresi tra i 15 mila e i 28 mila euro, l’Addizionale peserebbe mediamente su un lavoratore dipendente per 287 euro, con un aumento del 16,7%; su un reddito da pensione per 276 euro (+16,5%); mentre su un lavoratore autonomo per 445 euro (+150%).
Per i redditi al di sopra dei 28 mila euro i lavoratori dipendenti verserebbero pro capite, mediamente, ben 1.440 euro l’anno, con un aumento di 864 euro l’anno; un pensionato verserebbe mediamente 1.410 euro l’anno (+846 euro); un lavoratore autonomo 1.512 euro (+907 euro).

Attualmente le Regioni incassano con l’Addizionale 8,3 miliardi di euro, di cui 7,9 Miliardi di euro derivanti dai redditi dei lavoratori dipendenti e pensionati (il 93,7% del totale del gettito dell’imposta) l’aliquota media applicata è dell’1,22%.
Secondo la nostra simulazione, continua Loy, il gettito passerebbe a 15,5 miliardi di euro, di cui ben 14,1 miliardi di euro a carico dei lavoratori e pensionati (il 91,3% del totale del gettito dell’imposta).
Questi dati devono indurre a una profonda riflessione sull’attuazione del federalismo fiscale, che per la UIL è un processo necessario e ineludibile a patto, però, che si parta dalla razionalizzazione della spesa pubblica improduttiva e si combattano gli sprechi, evitando di far leva sul fisco locale.
Peraltro le addizionali Regionali IRPEF sono soltanto la «punta dell’Iceberg» del nuovo fisco federale, dal momento che le Regioni possono introdurre anche nuovi tributi e le Province possono aumentare a loro volta le imposte e i tributi di loro competenza.
Tutto ciò, senza contare gli incrementi dell’Addizionale Comunale IRPEF che potrebbero portare aumenti, già da quest’anno, di 52 euro medi l’anno.
Non può essere considerata una compensazione l’eventuale riduzione dell’IRAP, in presenza di un aumento dell’IRPEF, poiché di questa operazione non beneficerebbe, comunque, chi vive di redditi fissi.
Come UIL, conclude Loy, abbiamo sempre sostenuto che il federalismo fiscale non dovesse comportare aumenti della pressione fiscale a carico dei redditi fissi e che, comunque, sarebbe stato necessario quantificare prima il costo di tale operazione.
Mentre, ad oggi, non c’è stata un’analisi vera e compiuta dei reali costi del fisco federale e del loro impatto sugli standard dei servizi nei diversi territori.
La ricetta che sembra delinearsi è la più semplice: dare la facoltà di aumentare l’Addizionale IRPEF.
Dovremmo, invece, prestare grande attenzione nel costruire un sistema fiscale trasparente, rendendo chiari e semplici i rapporti tra cittadino e fisco, tra contribuenti e amministrazione finanziaria, ed è per questo che l’attuazione del federalismo fiscale deve essere inquadrata in modo armonico e contestuale con la riforma più complessiva del fisco.