11 dicembre 2024
Aggiornato 16:30
Ristorazione

Buoni pasto, Fipe: cambiare registro

La protesta arriva massiccia da parte degli esercenti (baristi e ristoratori), che scontano le storture e le inefficienze generate nel corso degli anni

ROMA - Il buono pasto non è più buono. E neanche più pasto. Il tagliando sostitutivo del servizio mensa ora non funziona più. È inadeguato nel valore defiscalizzato, svalorizzato nelle gare di appalto del servizio con il meccanismo delle gare al ribasso che l’anno dequalificato ed è utilizzato nella maggior parte dei casi per acquisti di genere che hanno portato al limite estremo l’intero meccanismo.

La protesta arriva massiccia da parte degli esercenti (baristi e ristoratori), che scontano le storture e le inefficienze generate nel corso degli anni.
Fra ribassi, commissioni, ritardi nei pagamenti, spese per servizi di gestione e/o aggiuntivi, l’esercente in particolare, ma anche l’intera filiera in generale (tranne i soggetti appaltanti il servizio) vedono azzerata la convenienza dello strumento oggi snaturato anche per la possibilità di utilizzo per forme diverse (spesa nei supermercati) rispetto a quelle per le quali è stato introdotto (sostituire il servizio mensa).
I disagi sopportati dagli esercenti sono tali da averli indotti ad inoltrare le loro lamentele direttamente al sito dell’Avcp (Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture). In totale sono stati spediti messaggi di posta elettronica che riferivano vessazioni subite da baristi e ristoratori di tutta l’Italia. La manifestazione per via telematica è arrivata in concomitanza con l’audizione proprio presso l’Avcp prevista per domani 9 febbraio dove Fipe, esporrà la sua posizione e richiederà una nuova disciplina del settore che possa far rientrare la spendibilità del buono pasto nel circuito dei consumi alimentari fuori casa se si vuole tenere in piedi un mercato da 2,5 miliardi di euro che coinvolge 2,4 milioni di lavoratori.