3 maggio 2024
Aggiornato 01:00
Natale

Anche quest’anno trionfa l’albero “vero”

CIA: «Circa 8 milioni nelle case degli italiani. Non ci saranno rincari e così si rinnova la tradizione»

ROMA - La crisi non sconfigge la tradizione del Natale. E così anche quest’anno nelle case degli italiani entreranno circa 8 milioni di alberi «veri» (per una spesa di 150 milioni di euro), che, oltre a ricordare meglio il clima delle feste, rispettano l’ambiente. Ancora una volta supereranno abbondantemente quelli «artificiali» (poco più di 5 milioni), le cui vendite negli ultimi anni hanno subito un continuo ridimensionamento. Lo segnala la Cia-Confederazione italiana agricoltori, che ha condotto un’indagine presso le sue strutture territoriali e i vivai.

Fin dalla prossima settimana, che coincide con l’inizio del «ponte» della festa dell’Immacolata dell’8 dicembre (giorno in cui per consuetudine moltissime famiglie si dedicano agli addobbi natalizi), gli alberi di Natale «naturali», quindi, cominceranno a fare bella mostra nelle case. Per oltre il 60 per cento sono di produzione nazionale, mentre gli altri provengono dai Paesi del Nord Europa, in particolare dalla Danimarca.
L'acquisto degli alberi «veri» -sottolinea la Cia- aiuta l'ambiente in quanto provengono, per la maggior parte, dai vivai (circa l’85 per cento), mentre il restante 15 per cento (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale. Questi sono coltivati in terreni particolari, difficili e collinari proprio per tutelare l’assetto idrogeologico, evitando così frane e smottanti. Il ricambio è, infatti, continuo. La coltivazione dell'albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (province di Arezzo e Pistoia), in Veneto e in Friuli.
La Cia, quindi, invita ad acquistare i «naturali» da venditori autorizzati, evitando quelli con le radici recise. Finite le feste, possono essere, infatti, rimpiantati in giardini e parchi o negli stessi vivai.

La vendita degli alberi «veri» -avverte la Cia- viene favorita anche dai prezzi pressoché stabili rispetto al 2009. Due anni fa, i listini erano rincarati anche del 30-35 per cento, per via del cambio di coltivazioni in molte parti d’Europa, dove si era preferito tagliare gli alberi per piantare biodiesel. E proprio in Danimarca, maggiore produttrice ed esportatrice europea di questi particolari alberi, si era avuto un aumento generalizzato dei prezzi a causa di una minore produzione. Elemento che era stato comune anche ad altri paesi, come Germania, Francia e Austria.
Inquinanti risultano, invece, gli alberi «finti», molti dei quali già acquistati negli anni precedenti e tirati giù dalle soffitte per essere addobbati. Provengono, per la maggior parte, dalla Cina e non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione ed il trasporto, ma sono necessari più di 200 anni prima che possano degradarsi nell'ambiente.
Saranno, quindi, 13 milioni le famiglie che rispetteranno, per il prossimo Natale, la tradizione dell’albero. I prezzi per quelli «naturali» di dimensioni normali variano dai 20 ai 50 euro. Ovviamente, il costo cresce se si è in presenza di un albero che supera i due metri di altezza. Per gli altri, quelli di plastica, si va da un minimo di 10 ad un massimo di 200-250 euro. Quotazioni superiori si hanno per gli alberi di grandi dimensioni e prodotti con materiali particolari, i cui prezzi possono superare anche i 500-600 euro. E questi vengono principalmente dalla Cina che copre per l’80 per cento il mercato nazionale in questi giorni.
Ornare un albero nella ricorrenza del Natale ha origini lontane. È una tradizione che -conclude la Cia- troviamo in Germania già nel VII secolo. In Italia questa pratica, che nell’Ottocento era molto sviluppata sia negli Stati Uniti che nei Paesi dell’Europa del Nord, si cominciò a diffondere solo all’inizio del Novecento, ma ebbe la sua massima espansione soltanto a partire dagli anni Cinquanta.