Scuola SpA, dopo le province il no dei sindacati
Scrima (Cisl): «Il problema non è lo strumento, ma le risorse e le procedure»
ROMA - Sembra riscuotere solo dissensi l'indiscrezione che indicherebbe il Governo impegnato nella costituzione legislativa di un modello di «Scuola SpA», un nuovo organismo cui andrebbe assegnata la proprietà e la messa in sicurezza dei 42.000 edifici scolastici italiani oggi di competenza degli enti locali: dopo il netto rifiuto di Antonio Saitta, vice presidente vicario dell'Upi e presidente della provincia di Torino, secondo cui l'ipotesi è «inaccettabile per gli Enti locali e per le province in particolare» perché riporterebbe «indietro il paese ad un centralismo che ritenevamo ormai superato», oggi si sono espressi negativamente anche alcuni sindacati ed associazioni studentesche.
Secondo il segretario della Cisl Scuola, Francesco Scrima, «il problema non è lo strumento, ma le risorse e le procedure. La Corte dei Conti nella sua relazione sul 'Programma di messa in sicurezza degli edifici scolastici' del luglio scorso suggeriva la rivisitazione delle norme vigenti, individuando puntualmente le competenze ai vari livelli e dando organicità e stabilità ai finanziamenti». Il sindacalista ritiene che «una Spa aperta ai privati può apparire suggestiva per chi ritiene che possa garantire immediati risultati, ma di per sé non risolve in alcun modo la drammatica situazione dell'emergenza sicurezza dell'edilizia scolastica. Un unico centro decisionale, per lo più in tempi di annunciato federalismo, non sembra la soluzione più idonea per garantire celerità ed efficacia alla realizzazione dei programmi».
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