28 marzo 2024
Aggiornato 21:30
Ai giovani non si promette sussistenza, ma opportunità

Brunetta vuole punire i pensionati. Tremonti li difende

Togliere ai padri per dare ai figli crea più tensioni, non ricchezza

In Italia non mancherà mai qualcuno che vuole stabilire chi deve avere e a chi bisogna togliere.
L’ultima sortita del ministro Brunetta, che vuole togliere ai padri per dare ai figli, non fa eccezione. E’ la conferma del continuo rimpiangere, anche fra gli insospettabili, i metodi del fortunatamente defunto socialismo reale.
La differenza fra una politica liberale e la voglia di socialismo autoritario è tutta qui: chi ha in mente una società libera non si esercita al tiro al bersaglio sociale (o come dice Tremonti «non fa macelleria sociale) ma si adopera per procurare nuova ricchezza. Ai giovani non promette sussistenza, ma opportunità.

Se fossimo nel ministro Brunetta, eviteremmo di provocare guerre fra poveri. Invece, in nome dello sviluppo, occuperemmo parte del nostro tempo a far divorziare le competenze sulla Pubblica Amministrazione da quelle sull’innovazione, unite in matrimonio impropriamente (ma non per colpa di Brunella) nel suo dicastero,
Sarebbe una separazione da considerarsi sacrosanta alla luce della difficoltà di portare a termine due compiti onerosi, se non impossibili, e cioè: rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione e più competitiva l’Italia.
Può un ministro, sul quale grava una Pubblica amministrazione tetragona ad ogni cambiamento, trovare il tempo per occuparsi di modernizzare, attraverso l’innovazione, un sistema produttivo che scricchiola per la crisi, ma anche per l’insistenza a restare ancorato a settori che reggono sempre meno la concorrenza dei paesi emergenti?
La proposta del ministro Brunetta di togliere ai padri per dare ai figli appare come il frutto dell’impotenza di chi è chiamato a sostenere un peso troppo grande per le sue forze. E’ dallo sforzo insostenibile che gli è stato affidato che sembrano sgorgare le scorciatoie inventate dal ministro, il quale, come se non bastasse quello che ha già da fare, si è candidato anche alla carica di sindaco di Venezia.

E’ pur vero che Renato Brunetta ha ragione quando dice che questo è un Paese fondato sulle ipocrisie. Ed è altrettanto vero che l’Italia ha un bisogno assoluto di svecchiarsi. Il problema è se il metodo migliore per attuare una svolta sia tirare una coperta, già troppo corta di suo, da una parte piuttosto che dall’altra, secondo i criteri di una chirurgia demolitrice.
La proposta del ministro ci riporta alla mente l’infelice uscita di Padoa Schioppa quando parlò dei «bamboccioni». Non c’è dubbio che nell’ambiente frequentato da Padoa Schioppa, accademici, alti funzionari dello Stato, alta borghesia, l’ex ministro avesse avuto modo di individuare una consistente presenza di «bamboccioni». Ma quella sua generalizzazione della categoria, affibbiata superficialmente a tutti i giovani italiani, dimostrò la sua scarsa conoscenza della società che pure era stato chiamato ad amministrare.
Brunetta sembra cadere nello stesso errore, sebbene preso dal lato opposto. Con i pensionati saremmo davanti ad un esercito di «panfoloni», che se ne stanno comodamente in panciolle a dispetto dei loro figli?
Come per i «bamboccioni», anche fra i pensionati c’è sicuramente una fascia di «pantofoloni». Come potremmo chiamare altrimenti chi va in ancora in pensione all’età in cui,oggi,è possibile continuare a fare i play boy o i campioni di calcetto?
Ma allora Brunetta dovrebbe battersi per l’allungamento dell’età pensionabile.
Dovrebbe battersi per le tasse di scopo, per le borse di studio ai più meritevoli.
Per la defiscalizzazione di scopo, destinata a chi fa ricerca, a chi fornisce l’asilo nido in fabbrica, o a chi mette a disposizione master di riqualificazione per i dipendenti.
Dovrebbe battersi per togliere la sanità dalle mani della politica, per fare arrivare ai giovani i soldi che oggi finiscono nelle mani delle varie «lady Asl» che imperversano nella penisola, come prova la loro presenza in Lombardia, nel Lazio, in Puglia. Tanto per fare qualche esempio.

Le buone cause per cui battersi in Italia non mancano. E di governanti pugnaci come è il ministro Brunetta l’Italia ha più che bisogno.
Purché i finti innovatori non si lascino trascinare dalle guerre fra poveri o occupino il loro tempo ad esercizi da socialismo reale. Altrimenti è meglio che lascino le cose così come stanno. «Bamboccioni» e «pantofoloni» hanno bisogno di chi è capace di rendere più larga la coperta. Quella stretta hanno già imparato, a loro spese, a gestirsela da soli.