19 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Politica fiscale

Il Premier rilancia il progetto delle 2 aliquote

L'operazione costa 18 miliardi, da Tremonti prudenza e rigore. Bersani: «idea sbagliata». Scettici anche i Sindacati

ROMA - Una riforma fiscale centrata su due aliquote Irpef e due scaglioni che ripercorre le ipotesi già formulate dal centrodestra sin dal 1994. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, mette in cima all'agenda di governo il riassetto del fisco e rispolvera il suo vecchio 'cavallo di battaglia', quello delle due aliquote al 23% e al 33%, al primo punto dell'ormai celebre contratto con gli italiani del 2001. D'accordo con Berlusconi sull'urgenza di rimettere mano a un sistema vecchio più di 40 anni è il titolare dell'Economia, Giulio Tremonti, che tuttavia mette al primo posto l'esigenza di rispettare i vincoli del bilancio e le regole europee.

La riforma rilanciata da Berlusconi viene bocciata dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Fino a un mese fa eravamo sull'abolizione dell'Irap - dice parlando al Tg1 - sempre chiacchiere e mai un fatto. Comunque la proposta è sbagliata, troppi soldi verso i ricchi. Se vogliamo discutere di Irpef per lavoro e famiglie, di lotta all'evasione, di rendita finanziaria si rechi in Parlamento, noi le nostre proposte ce le abbiamo», ha aggiunto Bersani.

Scettici anche i sindacati che vedono nella manovra del premier una mossa «propagandistica» in vista delle regionali.

Ipotesi, quest'ultima, seccamente smentita dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, che definisce «ridicole» alcune notizie sulla volontà dell'esecutivo di varare sgravi una-tantum in concomitanza con le prossime elezioni. «Il governo Berlusconi - sottolinea Bonaiuti - non pratica politiche di questo tipo ma interviene con provvedimenti seri, concreti, strutturali. L'obiettivo del governo è duplice. Da un lato, mantenere l'equilibrio fondamentale dei conti dello Stato e dall'altro lato, tenendo fermo l'impegno alla disciplina di bilancio, intende disegnare per il futuro, con la serietà e i tempi necessari, un sistema fiscale diverso dall'attuale ormai abbondantemente superato».

E proprio sul rigore insiste anche il responsabile dell'Economia per il quale è fondamentale un confronto ampio e approfondito con le parti interessate sulla riforma. Rivoluzione a lunga scadenza che non potrà tradursi in un immediato taglio delle tasse. Per avere novità su Irpef e Irap infatti serve una copertura certa e strutturale senza fare nuovo deficit perchè il taglio delle imposte non è un'operazione che può essere fatta con entrate una-tantum. E proprio a proposito di costi, il progetto indicato da Berlusconi non è proprio economico. La vecchia legge delega del 2003 quantificava in 18 miliardi di euro, ben 35 mila miliardi di vecchie lire, la perdita di gettito per lo Stato. Una cifra enorme, impossibile da sopportare adesso.

Disponibilità arriva dall'Idv che si dice pronto a votare sì per una legge per l'equità fiscale e sociale. Ma è necessario passare ai fatti concreti, avverte il leader Antonio Di Pietro. «La settimana prossima - esorta - invece di discutere la legge ad personam, Berlusconi porti in Parlamento la redistribuzione dell'equità sociale e di quella fiscale, e noi dell'Idv voteremo a favore. La verità è che Berlusconi parla di equità fiscale, ma pensa all'equità personale. Se vuole un'equità fiscale a favore dei cittadini, la smetta con gli scudi fiscali». Il Pd, invece, dice stop alla propaganda e chiede al governo di abolire gli studi di settore piuttosto che promettere rivoluzioni fiscali. Mentre il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, ricorda che di riduzione delle aliquote Irpef se ne parlava 16 anni fa.

Critici anche i sindacati che chiedono piuttosto al governo aiuti immediati ai lavoratori e ai pensionati. «Sulle due aliquote c'è scetticismo anche se l'esigenza c'è tutta ma - afferma Giorgio Santini segretario confederale della Cisl - c'è oggettivamente un problema di tempi e di risorse». Quindi, secondo il sindacalista occorre affrontare «un problema più immediato che è quello del sostegno alle famiglie più bisognose e ai redditi più bassi». Anche la Cgil bolla come «propagandistico l'annuncio del premier» e chiede di riformare il fisco attraverso un'imposta sulle grandi ricchezze e l'armonizzazione al 20% della tassazione sulle rendite finanziarie. Un processo che secondo la Cgil può portare fino a 100 euro in più al mese a lavoratori dipendenti e pensionati.