Cingoli: «Le banche italiane sono pronte per lo scudo»
Sulla Stampa l'ad di Esperia: «Bisogna pensare al dopo»
ROMA - «Credo che l'obiettivo di 100 miliardi con il nuovo scudo fiscale sia facilmente raggiungibile. Il problema, però, è quanti rientreranno effettivamente e quanti solo giuridicamente. Questi ultimi avranno effetti per l'erario ma non per la ricchezza del paese». Andrea Cingoli, amministratore delegato di Banca Esperia, in un'intervista alla Stampa parla degli effetti dell'applicazione dello scudo fiscale.
PENSARE AL DOPO - «Nei precedenti due scudi - riferisce Cingoli - le banche straniere non erano ancora preparate in pieno». Questa volta, invece, «le banche straniere sono più preparate e quindi ci aspettiamo da parte loro una concorrenza forte». Di fronte allo scudo, spiega il banchiere, «quello che impossibile fare è standardizzare le strategie di rientro e soprattutto quelle successive». Una volta deciso di far rientrare i capitali, il consiglio di Cingoli, è di «agire con rapidità e riservatezza» e soprattutto pensare a quello che avverrà dopo il rimpatrio.
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