Visco: «Chiamiamolo col suo nome, è un condono»
«Molti soldi già rientrati, non vedo grandi spazi di manovra»
ROMA - Vincenzo Visco non giustifica in nessun modo lo scudo fiscale e dice: «Innanzitutto è bene chiamarlo con il suo nome, cioè un condono, esattamente come quello del 2003 ed è in contrasto - spiega l'ex ministro in un'intervista al Corriere della sera - con tutte le affermazioni etiche e le tavole della legge sbandierate con i Global Legal Standard. Con questo strumento i criminali sceglieranno l'anonimato e l'impossibilità di accertamento».
Capitali già rientrati - A chi gli fa notare che il Financial times di ieri lo ha definito uno strumento idoneo Visco replica: «Non ne sarei così certo. Se un imprenditore fa rientrare i soldi per effettuare un aumento di capitale, implicitamente ammette di essere un evasore. Inoltre molti soldi sono già rientrati con i vecchi scudi-condoni e non vedo grandi spazi di manovra... Resta una visione cinica della realtà che non mi piace. La storia recente insegna che si comincia con gli scudi e si finisce con i condoni su tutto».
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