20 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Emergenza cibo

Il Sahel a rischio crisi alimentare

La gran parte del Sahel, dal Senegal al Niger, é esposta al rischio di una crisi alimentare dovuta ad una possibile annata agricola deficitaria

La gran parte del Sahel, dal Senegal al Niger, é esposta al rischio di una crisi alimentare dovuta ad una possibile annata agricola deficitaria. Oltre il 70% della popolazione del Sahel (50 milioni di abitanti) potrebbe essere interessato da un andamento negativo delle piogge nei mesi di luglio-agosto che condizionerebbe la produzione agricola.

Ad oggi il quadro climatico ed agricolo, a differenza di quanto avvenuto negli ultimi anni, si presenta non positivo con indici climatici non convergenti che delineano una incertezza sulla prossima stagione monsonica. In particolare a fronte di piogge che fino ad adesso hanno permesso semine quasi regolari nella regione, le previsioni climatiche da parte dei cinque principali centri internazionali per i mesi da luglio a settembre convergono verso stime molto negative o nella norma.

Queste previsioni, unitamente agli indici climatici attuali che mostrano un monsone debole ed in ritardo, rafforzano il rischio di possibili periodi siccitosi. In particolare sulla base dei cicli delle principali colture e della mappatura delle semine riuscite nella regione, piogge diffuse e nella norma sarebbero necessarie su tutta la regione nel periodo tra l’ultima decade di luglio e la prima di agosto per permettere un regolare passaggio dalla fioritura alla allegagione (formazione della granella). Questo periodo è quindi fondamentale per permettere di avere raccolti nella media su scala regionale. Proprio i possibili periodi siccitosi previsti non permettono come in passato di ridurre il livello di allerta per una possibile crisi alimentare a scala regionale.

A differenza di quanto successe nel 1984 una possibile carestia a scala regionale avrebbe come un effetto collaterale naturale una forte spinta all’emigrazione a causa della centralità dell’Africa Occidentale nei flussi di migranti anche per una popolazione che raddoppia ogni 25 anni.

L’Istituto di Biometeorologia (IBIMET) del CNR da oltre 25 anni opera in Africa in collaborazione con le istituzioni nazionali e regionali e rappresenta una delle istituzioni internazionali di riferimento nel campo della ricerca sule previsioni delle catastrofi e della sicurezza alimentare.

Le analisi sono state realizzate in collaborazione con il LAMMA che è un laboratorio creato da IBIMET insieme alla regione Toscana.