25 aprile 2024
Aggiornato 03:00

Coldiretti: bene denuncia ONU su «furti» terre ai poveri

Appropriazione di terreni fertili da parte degli stati industrializzati ai danni delle nazioni africane, asiatiche e sudamericane

ROMA - Aumentano i «furti» di terre ai danni dei paesi poveri, con quindici milioni di ettari di campi coltivati ceduti gratis o quasi in cambio di vaghe promesse di lavoro o di realizzazione di infrastrutture. E’ quanto sottolinea la Coldiretti nel commentare l’articolo apparso sulla prima pagina del Financial Times in merito alle indiscrezioni sul Onu sul pericoloso fenomeno del «land grab», ovvero dell’appropriazione di terreni fertili da parte degli stati industrializzati ai danni delle nazioni africane, asiatiche e sudamericane, che raccoglie l’allarme lanciato al G8 farmers meeting promosso dalla Coldiretti.

I paesi ricchi – rileva Coldiretti – utilizzano i campi per coltivare prodotti da destinare al proprio consumo interno, senza lasciare nulla o quasi sul posto, con il rischio che le popolazioni povere perdano la possibilità di accedere a risorse come il cibo e l’acqua. Il tutto stipulando contratti per accaparrarsi la terra che, secondo il rapporto Onu, sono sorprendentemente semplici e sintetici rispetto alla reale portata dalla transazione.

Il documento delle Nazioni Unite raccoglie l’allarme lanciato da Coldiretti al G8 degli agricoltori, dove è stato denunciato che stati come Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Giappone, Arabia Saudita e Cina per garantirsi l’approvvigionamento alimentare di fronte alla crisi mondiale avevano acquistato nel 2008 terreni africani per una estensione pari a 7,6 milioni di ettari, più della metà della superficie agricola coltivata in Italia.

Il boom di acquisti di terreni agricoli nei Paesi poveri da parte di investitori esteri interessati alla produzione di alimenti da destinare alle proprie necessità - afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini – e ’ una nuova pericolosa forma di colonizzazione che va fermata. La sottrazione delle terre alle popolazioni locali ha preoccupanti conseguenze sulle popolazioni locali se si considera che i tre quarti delle persone che nel mondo soffrono la fame vivono nelle campagne. Siamo di fronte ad un salto di qualità nella speculazione finanziaria internazionale che - afferma il presidente della Coldiretti - dopo aver «giocato» senza regole sulle materie prime agricole si è rivolta direttamente alla compravendita di terreni, sottraendo così una risorsa determinante per lo sviluppo dei paesi poveri.

La Cina ha firmato accordi in materia di cooperazione agricola con diversi paesi africani che hanno portato all'insediamento di 14 aziende di Stato in Zambia, Zimbabwe, Uganda e Tanzania e si prevede che entro il 2010, un milione di agricoltori cinesi potrebbe essere presente in Africa. Se l’obiettivo ufficiale è quello di aiutare i paesi che li accolgono ad aumentare la produzione attraverso le tecnologie cinesi, secondo gli economisti è chiaro che gran parte del raccolto sarà in realtà esportato in Cina, per garantire l'approvvigionamento alimentare del gigante asiatico nel lungo periodo. Il Paese rappresenta il 40 per cento della popolazione attiva agricola mondiale, ma possiede solo il 9 per cento dei terreni coltivabili di tutto il mondo e per questo il governo cinese considera la politica di acquisto dei terreni agricoli all'estero una priorità. Lo stesso vale per il Giappone e la Corea del Sud che importa già il 60 per cento dei prodotti alimentari dall'estero. Ed anche le monarchie petrolifere peraltro stanno investendo in misura crescente in terreni agricoli fuori dal proprio territorio, il Qatar coltiva terre in Indonesia, il Bahrein nelle Filippine e il Kuwait in Birmania.