12 ottobre 2025
Aggiornato 18:30

Un commercio più libero per battere la crisi e rilanciare l’economia

Gli Italiani vogliono sempre di più le saracinesche alzate durante i giorni festivi

MILANO – Federdistribuzione ha presentato questa mattina i dati della seconda edizione di una ricerca sviluppata dal Cermes dell’Università Bocconi di Milano secondo il quale un commercio più libero è quanto richiesto dai consumatori italiani e non solo dalla Distribuzione Moderna Organizzata (DMO). Nel 2008, secondo lo studio, sono aumentati rispetto al 2006 gli acquisti effettuati durante la domenica.

«La ricerca fotografa un aumento della richiesta di servizio al settore del commercio e le aperture domenicali rispondono a questo bisogno. Cresce, infatti, la componente di chi compra la domenica perché non ha tempo negli altri giorni. Se nel 2006 erano il 54,8% della popolazione ora sono il 57,2%» commenta il Prof. Roberto Ravazzoni, responsabile dell’indagine del Cermes-Bocconi.

Cresce infine il numero di aperture domenicali richieste dagli utenti intervistati: se nel 2006 erano 25 in un anno, ora sono diventate 29.

L’effetto economico di una maggiore libertà di apertura nel fine settimana sarebbe importante per rispondere ai nuovi bisogni dei cittadini ma anche per il sostegno all’economia:

Raddoppiando il numero delle aperture domenicali e festive rispetto alla situazione attuale, i consumi commercializzabili food e non food 2008 crescerebbero complessivamente di 3,96 miliardi di euro, pari ad un incremento dell’1,79%, che equivale ad un’incidenza sul PIL 2008 dello 0,25%.

«Questo dato dimostra che gli italiani vogliono sempre più che il commercio si adegui velocemente ai loro nuovi stili di vita, che offra loro un vero servizio. Vogliono cioè avere l’opportunità di gestire con la massima libertà il proprio tempo» ha precisato il professor Ravazzoni.

Per essere coerenti con questo nuova necessità dei cittadini e poter quindi contribuire allo sviluppo del Paese, la distribuzione ha tuttavia bisogno di maggiore libertà d’impresa, ha bisogno che sia favorito un processo di autodeterminazione da parte dell’operatore commerciale delle sue scelte gestionali. Significa poter agire sul territorio senza vincoli che imbriglino l’attività dell’impresa impedendole di sviluppare il suo impulso positivo per la comunità. «Maggiore libertà d’impresa non significa chiedere una deregulation totale, determinare un mondo dove vince solo il più forte – dichiara Paolo Barberini, Presidente di Federdistribuzione - Per noi significa creare i presupposti affinché le esigenze delle istituzioni, dei cittadini e della società nel suo complesso vengano soddisfatte nel modo più efficiente ed efficace possibile, regolamentando per norme gli aspetti necessari (sicurezza, piani urbanistici, ecc), creando un apparato amministrativo snello ed efficiente ma lasciando che domanda e offerta di prodotti e servizi trovino un punto di equilibrio che massimizzi la soddisfazione per entrambi. È questo un appello che rivolgiamo prevalentemente alle Regioni, affinché collaborino all’impostazione di un sistema commerciale moderno e capace di rispondere ai bisogni dei consumatori».

Uno dei punti centrali in questo processo di maggiore libertà d’impresa per il commercio riguarda la possibilità per i punti vendita di offrire i propri servizi e prodotti ai clienti nei giorni e negli orari nei quali sono più richiesti, particolarmente durante la domenica. Ogni imprenditore o direttore di negozio deve avere la possibilità di gestire in libertà e autonomia gli orari di apertura e chiusura del suo esercizio, spiega Federdistribuzione. Ad esempio deve essere libero di aprire la domenica e chiudere il lunedì.

«Noi siamo convinti che questo sia un tema centrale nella vita dei cittadini – prosegue il Presidente Barberini - che stanno cambiando stili di vita e che devono gestire una risorsa sempre più scarsa: il tempo. Nella società moderna il fattore tempo è, infatti, un elemento che condiziona moltissimo i comportamenti degli individui e le dinamiche di mercato, sia dal lato dei consumi che dal lato degli acquisti. Avere un sistema commerciale che può offrire le proprie prestazioni anche nei giorni festivi significa quindi porsi al servizio dei cittadini, dando loro non solo uno spazio maggiore per acquisti ma mettendoli anche nelle condizioni di fare acquisti più ragionati e razionali, spendendo quindi meglio i propri soldi, un’esigenza che di questi tempi è sentita da tutti, poveri o ricchi che siano». È chiaro anche che avere un numero maggiore di aperture domenicali sul territorio nazionale significa avere più ore lavorate, creando così uno stimolo al mondo del lavoro, che può tradursi sia in maggiore reddito per i già occupati che in nuove assunzioni. Quindi maggiore libertà d’impresa per continuare ad essere un volano di sviluppo e non cedere alla crisi.

Fino a questo momento, infatti, la DMO ha sempre giocato un ruolo positivo per la crescita del Paese, generando investimenti, creando nuova e buona occupazione, muovendo un forte indotto, contribuendo alla crescita delle economie locali e delle PMI. Negli ultimi 3 anni, non certo facili, la DMO ha aperto più di 130 ipermercati (con relativi Centri Commerciali), più di 1.450 punti vendita tra supermercati, negozi a libero servizio di prossimità e discount e circa un migliaio di Grandi Superfici Specializzate nel non food e grandi magazzini, dando ogni anno nuova occupazione a più di 20.000 persone. Ogni anno gli investimenti per nuove aperture sono stati circa 2,2 miliardi di euro (3,6 miliardi considerando anche la parte immobiliare).

Senza contare che ogni anno circa il 7% della rete di punti vendita viene ristrutturato e ammodernato, con investimenti stimabili in 1 miliardo di euro. Ma se la crisi dovesse aggravarsi il rischio è che questo meccanismo virtuoso possa interrompersi, che anche le imprese della DMO rallentino i prossimi investimenti, ad esempio dimezzandoli.

Fino a questo momento, spiega Federdistribuzione, il governo è intervenuto cercando di affrontare i problemi man mano che emergevano nella loro gravità, con un complicato gioco di equilibrio tra la necessità di recuperare risorse per fronteggiare la crisi e l’obbligo di rispettare i vincoli di bilancio. Ciò che secondo Federdistribuzione andrebbe fatto è, invece, un salto di qualità, un atto di coraggio da parte di tutte le istituzioni, nazionali e locali. Cioè il coraggio di prendere provvedimenti «ex ante», invece che definire misure «ex post». Intervenire prima che il male si presenti, incentivando e dando sostegno a settori e imprese che potrebbero fungere da volano per trainare il Paese al di fuori della crisi, incanalandole in un percorso virtuoso di modernità e innovazione.

«Noi siamo convinti che affrontare questa crisi possa rappresentare anche un’opportunità per l’Italia. Se saremo capaci di trovare soluzioni efficaci e di intraprendere strade indirizzate al futuro e non di tutela e salvaguardia del passato, potremo costruire un Paese in grado di recuperare competitività sui mercati mondiali e più allineato ai bisogni dei suoi cittadini. Una nuova Italia che sia basata su criteri di sostenibilità economica, sociale e ambientale, che crei le condizioni affinché ciascuno, individuo o impresa, possa liberamente esprimere il proprio talento e sfruttare ogni opportunità. Costruire un’Italia migliore è la sfida che abbiamo di fronte. A questo progetto vuole partecipare anche la DMO, con quel ruolo propulsivo che ci ha sempre caratterizzato. E a questo sono finalizzate le proposte che oggi rivolgiamo alle Istituzioni nazionali e locali» spiega Barberini. Servono proposte che non si limitano ad avere più aperture domenicali. Per Federdistribuzione il principio della maggiore libertà d’impresa si completa con la richiesta di orari più ampi, di eliminazione della chiusura infrasettimanale, di maggiore libertà nella gestione di saldi e promozioni, di eliminazione dei vincoli per trattare nuovi prodotti come carburanti e farmaci da banco.

L’associazione che riunisce la Distribuzione Moderna propone:
sgravi fiscali per poter proseguire a fare investimenti in nuove aperture e ristrutturazioni anche in momenti di stasi dei consumi come quello attuale, continuando a dare così sostegno al tessuto di PMI locali;
agevolazioni per le imprese che mantengono o aumentano i livelli occupazionali diminuendo in questo modo il rischio di aumentare le file dei disoccupati (il costo del lavoro rappresenta per le aziende distributive tra il 40 e il 50% dei costi totali e il settore occupa circa 450.000 addetti)
meno burocrazia, un costo per il sistema che vogliamo evitare per essere più efficienti, aumentando così la competitività del Paese con interventi «no cost»;
interventi specifici per il settore dell’abbigliamento (no IVA sui prodotti per i bambini), degli elettrodomestici (non vincolare i vantaggi alla ristrutturazione dell’immobile) e del franchising (finanziamento certo al decreto sull’autoimpiego), oltre a garantire il credito alle piccole e medie imprese della distribuzione.

Infine, Federdistribuzione propone un’idea innovativa per aumentare il potere d’acquisto delle famiglie, equiparandole a un’impresa e quindi rendendo possibile detrarre le spese di gestione (affitti, spese di manutenzione della casa, ecc), favorendo in questo modo anche l’emersione del sommerso. «Questa crisi porterà a grandi cambiamenti nel Paese. Quando sarà passata ci troveremo in un mondo diverso. In particolare saranno cambiati i cittadini, nel loro modo di pensare, di guardare il futuro, di acquistare e consumare. Saranno cambiate le loro aspettative nei confronti delle istituzioni pubbliche, economiche e politiche. Questa per l’Italia può essere un’opportunità. Ne siamo convinti e le nostre proposte di oggi sono il nostro contributo per un cambiamento positivo, innovatore e moderno» ha aggiunto nell’intervento finale il presidente Barberini.