25 aprile 2024
Aggiornato 23:00
I bambini stranieri leggono ormai Made in Italy

Boom dell’editoria italiana all’estero

E' quanto emerge dall’indagine Doxa per ICE e AIE presentata oggi a Milano

Cresce in modo deciso l’export del libro italiano. Al punto che, in un settore come quello del libro per ragazzi, risulta imminente il «sorpasso»: cediamo diritti quasi quanti ne compriamo. Già è così per libri d’arte e illustrati. E’ quanto emerge dalla seconda «Indagine sull’import-export dei diritti d’autore in Italia», realizzata dalla Doxa per conto dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE), con la collaborazione dell’Associazione Italiana Editori (AIE) presentata oggi, 17 marzo, a Milano. Questo secondo ciclo di indagine – con una metodologia sostanzialmente identica a quella relativa agli anni 2001-2003 e basata su un campione di 3078 editori tra piccoli, grandi e medi – permette di disporre di una serie storica relativa al numero di titoli comprati e venduti dalle case editrici italiane, al numero di imprese coinvolte, ai Paesi verso i quali si indirizza l’import e l’export di diritti. Cosa ne emerge? Ecco alcune curiosità (la sintesi dell’indagine è in allegato).

Editori - Tra 2001 e 2007 è cresciuto del 75,1% il numero di case editrici che hanno venduto diritti di libri e autori italiani o acquistato diritti di libri stranieri. Cresce sia il numero di editori che comprano dall’estero sia quelli che vendono, anche se con dinamiche diverse in rapporto alle dimensioni aziendali. Nel 2001 erano il 15% degli editori che avevano pubblicato almeno una novità nel corso dell’anno (381). Sono diventati oggi il 21% (667). La crescita è stata trasversale a tutto il sistema imprenditoriale ma più elevata tra le case editrici più piccole (che pubblicano meno di 15 novità nell’anno) che sono pressoché raddoppiate (da 191 a 396: +107,3% sul 2001) rispetto a quelle medie e grandi (+42,6%).

Titoli - Tra 2001 e 2007 è cresciuto il numero di titoli acquistati dalle case editrici italiane, raddoppiato quello dei titoli venduti (+93,9%) – Il numero di titoli acquistati dalle case editrici italiane è cresciuto del +43,1%: da 5.400 a 7.730. Il numero di titoli venduti è praticamente raddoppiato, passando da 1.800 a 3.490 (+93,9%).

Generi - Boom degli italiani all’estero Gli acquisti di diritti restano maggiori rispetto alle vendite in quasi tutti i settori (tranne l’editoria d’arte e illustrata). Le vendite però crescono più rapidamente degli acquisti. Ad esempio la vendita di diritti di narratori italiani (602 titoli) cresce tra 2001 e 2007 del 157,3% mentre gli acquisti di libri di romanzieri stranieri (2.316 opere) del +51,8%. L’editoria di libri per bambini fa registrare una crescita del +106,6% (1.004 titoli venduti) mentre gli acquisti restano sostanzialmente sui livelli del 2001 (+10,5% con 1.384 titoli acquistati nel 2007). La vendita di titoli di saggistica a case editrici straniere cresce del +440,0% (973 titoli) mentre gli acquisti del +99,3% (2.699 opere). L’editoria d’arte e illustrata è l’unico comparto dove le vendite di diritti nel 2007 hanno superato gli acquisti: 616 titoli (+80,0% rispetto al 2001) di cui sono stati ceduti i diritti, contro i 264 comprati (-19,8%).

I Paesi - L’Europa resta il principale mercato di sbocco. Ma raddoppia il «peso» dell’Asia e della Russia - L’export del libro italiano è per il 77,0% verso l’Europa. Tra 2001 e 2007 si ridisegnano però in maniera significativa il peso geo-editoriale dei diversi mercati. Nel 2001 l’Asia assorbiva il 5,8% dei titoli di cui le case editrici vendevano diritti. Nel 2007 questo valore è pressoché raddoppiato toccando l’11,5%. Verso l’Europa Centro Orientale, quella Balcanica, la Russia nel 2001 le case editrici italiane vendevano il 19% dei diritti di edizione complessivamente commercializzati. Sei anni dopo il peso di quest’area raggiunge il 30,2%.

L’import di diritti? Il 60% proviene da Regno Unito e Stati Uniti - I Paesi dell’export sono totalmente diversi dai Paesi dell’import: gran parte degli acquisti (il 60,1% nel 2007) avvengono in due Paesi, Regno Unito e Stati Uniti, che sono deboli importatori di titoli italiani (con solo il 7,7%) mentre la maggioranza delle vendite (73%) sono effettuate negli altri Paesi europei, dai quali importiamo solo il 33% dei titoli.

I commenti - «Il Made in Italy– ricorda il presidente dell’ICE, Umberto Vattani – di cui la cultura e la lingua sono parte integrante, ha ancora la capacità di affascinare il mondo. Lo dimostra il successo di un prodotto, il libro, che non rientra nel filone strettamente «commerciale». Questi risultati rivelano la curiosità per quello che avviene nel nostro Paese, per la cultura, la storia, l’arte italiana. Quella dei nostri editori è una produzione ampia e variegata che dimostra nel mondo l’eccellenza italiana. Non a caso l’Italia è stata ospite d’onore alla scorsa edizione della Fiera internazionale del Libro di Guadalajara.»
«L’indagine – prosegue il presidente degli editori italiani, Federico Motta – traduce attraverso i numeri le nostre impressioni: l’editoria italiana interessa molto l’estero. Siamo la quinta o sesta nel mondo per giro d’affari. Abbiamo settori di assoluta eccellenza che come imprenditori abbiamo saputo in questi anni, con assai meno risorse pubbliche di quanto possano vantare i nostri colleghi stranieri, proporre con successo sui tradizionali mercati dei Paesi europei, ma anche su quelli nuovi dell’Asia o dell’Europa dell’Est. I numeri mostrano le grandi potenzialità delle case editrici italiane che potrebbero essere ulteriormente valorizzate: di quelle grandi ma anche quelle di minore dimensione. Costituisce un’indicazione di come con un migliore coordinamento tra pubblico e privato – di cui questa indagine è un aspetto – le case editrici italiane possono diventare attori importanti di un processo virtuoso di diffusione della cultura italiana all’estero.»